COSENZA: città dalle tante facce
Antico e moderno si fondono in modo armonioso per questa città posta nell’entroterra calabro a solo una trentina di chilometri dal mare.
Parcheggiamo il camper in un punto da cui si può ammirare il ponte strallato di Calatrava, inaugurato il 26 gennaio 2018, è il più alto d’Europa del suo genere. L’opera ingegneristica per mano del famoso architetto e ingegnere valenziano Santiago Calatrava, ricorda un'arpa gigante, simbolo di armonia.
Ci incamminiamo a piedi costeggiando il fiume Crati che dopo poche centinaia di metri si incrocia con il Busento. Proprio in questo punto, Paola, la nostra guida turistica, ci parla del tesoro di Alarico, il leggendario re dei Visigoti. Si narra che alla confluenza dei due fiumi sia sepolto il il più grande tesoro perduto della storia dell’umanità. Chissà se prima o poi verrà ritrovato?!?
Cosenza è una città cresciuta su sette colli e il suo centro storico di Cosenza è dislocato in gran parte sulle pendici del colle Pancrazio e sul colle Triglio, da cui spicca sulla sommità del primo colle il castello svevo-normanno (che però non visitiamo).
Nella prima parte della nostra camminata su corso Telesio notiamo una street art un po’ insolita: le saracinesche dipinte. Dove un tempo esistevano botteghe di artigiani, ora ormai chiuse, l’arte moderna ha colorato e vivacizzato la via.
Raggiungiamo la piazza dove sorge il Duomo di Cosenza, dedicato a Santa Maria Assunta. Dalla scalinata della cattedrale ammiriamo i palazzi che attorniano lo spazio cittadino, uno di questi appare come un libro aperto. Visitiamo il duomo, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, il primo che l’organizzazione mondiale riconobbe alla Calabria, ricco di opere d’arte tra cui resti di un pavimento in mosaico, il bellissimo organo, ma la cosa più cara ai cosentini è la Madonna del Pilerio, patrona della città che si festeggia il 12 febbraio, un’icona della Vergine molto insolita e si narra che salvò Cosenza dalla peste nel 1854.
La nostra visita prosegue al Museo Diocesano (offerta libera), dove nel percorso museale tra arredi sacri, spicca il tesoro della Cattedrale: la Stauroteca o Croce bizantina o Croce di Federico, realizzata in oro, cristallo di rocca e pietre preziose risale alla metà del XII secolo. Da ammirare con meticolosità nei vari dettagli e nella sua straordinaria bellezza!
Tappa golosa presso il Gran Caffè Renzelli, dove si narra che i fratelli Brandiera, eroi del Risorgimento, prima di essere fucilati, qui bevvero il loro ultimo caffè. Tra le tante prelibatezze che vengono esposte in bella mostra, assaggiamo la varchiglia alla monacale, un dolce morbido che viene preparato con il cacao, le mandorle, l’albume d’uovo e ricoperto poi di cioccolato fondente. Il nome? In spagnolo “varca”, significa barca e la sua forma ricorda proprio un’imbarcazione!
Paola ci accompagna all’interno di una bottega storica dove la ginestra diventa un tessuto, la sua tessitura è una pratica antica della tradizionale arte tessile calabrese, qui si realizzano arazzi con immagini sacre e non. Nei nostri viaggi ho sempre ammirato questo meraviglioso fiore giallo che cresce spontaneamente nei luoghi più disparati, ricordo anche la famosa poesia del Leopardi che mi fu chiesta all’orale all’esame di maturità, ma mai e poi mai, avrei pensato che potesse trasformarsi in un tessuto… Fantastico!
Lasciamo Cosenza per raggiungere la prossima tappa, anche se consiglio di valutare una sosta più lunga per visitare la città nei suoi vari aspetti poliedrici tra antico e moderno.
Qui salutiamo Paola, la nostra guida turistica, il nostro non è un addio, ma soltanto un arrivederci, contiamo di rivederla quando ritorneremo in Calabria...