Salento in camper: 3 tappe imperdibili
“Salentu, lu sule, lu mare, lu ientu” un mantra che descrive questa meravigliosa terra: il Tacco d'Italia... E noi vi raccontiamo di 3 tappe da non perdere assolutamente!
di Marta Pavesi - dell'Arca di Noi 3
Quanta verità e saggezza esista nel detto dialettale “Salentu, lu sule, lu mare, lu ientu”, lo capiamo presto, perché la formula diventa subito per noi il motto che accompagna i nostri chilometri in camper alla scoperta della penisola salentina.
Eppure, prima di partire per questo viaggio, non riusciamo del tutto a comprendere come tre soli elementi naturali così banali e forse scontati, possano davvero rappresentare questo lembo di terra, estrema propaggine italiana, vero e proprio tacco dello stivale.
Lo capiamo quando decidiamo di scegliere quelli che per noi sono tre luoghi imperdibili da vedere in Salento. Lo facciamo con difficoltà perché tutta la zona è suggestiva e ricca di angoli incantevoli. Ci concentriamo così sui tre posti che con maggiore intensità ci hanno emozionato. È qui che capiamo il Salento. Lo capiamo perché ciascuno dei 3 luoghi da noi scelti porta come caratteristica predominante proprio uno di quei 3 elementi salentini per antonomasia: il mare, il sole e il vento.
1) “Lu mare” incredibile delle marine di Melendugno: la Grotta Della Poesia, Torre Dell’Orso e i Faraglioni Di Sant’Andrea
Partiamo così dal mare e con esso dalle marine di Melendugno. È qui che incontriamo un mare dai colori da favola circondato da uno scenario talmente bello da lasciarci sbalorditi. Ci troviamo tra San Foca e Torre Sant’Andrea, in quella parte di costa, che si affaccia sull’Adriatico con alte scogliere, dove l’azione erosiva e perpetua del mare ha creato vere e proprie opere d’arte naturale. Sostiamo col camper all’area attrezzata La Zolfara a Roca Vecchia (LE).
Qui, ci accoglie la prima meraviglia: la Grotta della Poesia, una piscina naturale tra le più belle d’Italia. Una scalinata ricavata scolpendo la roccia ne consente un facile accesso. È collegata al mare da un cunicolo sottomarino ed è adiacente a quelli che sono i resti archeologici di una zona ricca di storia, oltre che di bellezza. Ce lo ricorda anche la torre di avvistamento, che dal vicino isolotto sorveglia, ancora oggi, lo splendido mare cobalto.
Proseguiamo in bici verso Torre dell’Orso e la sua spiaggia, considerata addirittura i Caraibi del Salento. Non possiamo che confermare. Siamo, infatti, in bassa stagione, è l’inizio di Maggio e possiamo godere della vista di una spiaggia pressoché deserta. Sabbia chiara e finissima e mare trasparente sono elementi che subito ci fanno brillare gli occhi. Raggiungiamo, oltrepassando il verde di un’estesa pineta, le Due Sorelle. Sono due scogli bianchi come il latte che sembrano toccarsi in un bacio. La leggenda narra siano due sorelle cadute in mare perché attratte dalla sua irresistibile bellezza. Vennero, poi, pietrificate dagli Dei mossi a compassione. Il mare è davvero allettante anche per noi, perché si tinge ora di blu e ora di azzurro e a tratti pure di verde. Ci dicono che, se ci piacciono gli scogli e vogliamo vedere un mare ancora più incredibile, dobbiamo raggiungere anche i faraglioni di Sant’Andrea a pochi chilometri da qui. È vero, l’apice della bellezza lo raggiungiamo a Torre Sant’Andrea. La pietra calcarea, erosa e levigata dal mare, ha creato giganti di pietra, grotte e perfino un arco naturale spettacolare. Il mare è limpidissimo, i colori sono ancora più accesi e vividi. Non possiamo che sederci sugli scogli e restare ad ammirare “lu mare” più bello di sempre.
2) “Lu sule” abbagliante di Santa Maria di Leuca
Santa Maria di Leuca è il centro abitato più a Sud del Salento. Sostiamo all’area sosta camper La Cornula, poco distante dal porto turistico, dal faro e dal Santuario. È proprio qui che ci viene istintivo associare Santa Maria di Leuca al sole.
Infatti, dopo aver percorso la lunga scalinata dell’Aquedotto e la sua fontana monumentale, veniamo abbagliati da una grande piazza bianca circondata da archi e sorvegliata ora dalla statua di Santa Maria, ora dal gigantesco faro, anch’esso bianco. D’altra parte non poteva essere che altrimenti, perché lo stesso nome, Leuca, venne dato dai greci, che, giungendo da est, vedevano questo luogo tutto bianco, “leukos” appunto, irraggiato e reso ancora più accecante dal forte sole.
Santa Maria di Leuca si estende così, come fosse una collana di perle, tra due estremità, Punta Meliso e Punta Ristola. Ogni tanto qualche villa dell’Ottocento dai colori e stili moreschi interrompe il bianco susseguirsi di case e ci ricorda come Santa Maria di Leuca fosse centro balneare importante anche nei secoli passati. A Punta Ristola, visitiamo la grotta del Diavolo, così chiamata non solo per i rumori delle onde simili a boati provenienti dal suo interno, ma anche perché sembra esserci un vero diavolo di pietra adagiato su un trono. È questo un luogo carico di suggestione, dove perdiamo quasi il senso della realtà, tuttavia qualche raggio di sole arriva perfino qui.
3) "Lu ientu" e i fenicotteri della Salina dei Monaci Torre Colimena
Infine scopriamo il vento. A dire il vero, il vento è una vera costante in Salento. Addirittura il privilegio di questa zona è nel poter decidere a seconda del vento se recarsi lungo la costa adriatica a est oppure a ovest sul mare Ionio di modo da incontrare sempre un mare placido e tranquillo. In ogni caso, per associazione di idee, pensando al vento, a noi vengono subito in mente le ali, il volo e gli uccelli.
Mai avremmo pensato, però, di stare due giorni interi ad osservare dei fenicotteri rosa. Capitiamo per caso alla Salina dei Monaci, a ridosso delle Dune di Torre Colimena. In camper, sostiamo all’area La Salina, che è proprio accanto a questa riserva naturale regionale del litorale tarantino, istituita tale solo dal 2010. In origine, era una depressione naturale, dove l’acqua del mare ristagnava per effetto delle dune costiere, che ne impedivano il ritorno in mare. Il nome deriva dai monaci benedettini, che, tra una preghiera e l’altra, si dedicarono alla raccolta e alla lavorazione del sale marino fin dall’anno mille. Scavarono anche un canale nel tufo, ancora oggi visibile, atto a regolare il livello di acqua nella salina. Oggi si possono osservare da lontano anche i resti del deposito e dei magazzini di sale, oltre alla torre di guardia.
Le dune costiere sono ricoperte da sabbia e dalla ricca e profumata vegetazione della macchia mediterranea. Nella salina si è creato l’habitat ideale per i fenicotteri rosa. Sono degli uccelli pazzeschi. Hanno un’apertura alare di quasi un metro e mezzo e quando spiegano le ali in volo emergono tutti i loro colori. Il nero delle estremità degrada nel rosa acceso del piumaggio. Le loro lunghe zampe sembrano sproporzionate rispetto al corpo dal tanto sono sottili. Il loro becco ad uncino li rende goffi e sgraziati, mentre mangiano nelle basse acque della salina. Oggi, il loro numero è ridotto rispetto agli anni passati, ma lo spettacolo regalato dai loro eleganti voli è unico. Un’esibizione tutta da vivere lasciandosi accarezzare dallo stesso potente vento che accompagna le loro acrobazie aeree.
Alla fine del nostro viaggio, siamo certi che una cosa, sopra ogni altra, non bisogna assolutamente lasciarsi scappare in Salento. È l’opportunità di farsi trascinare dai ritmi di questa terra e di farsi rapire dai suoi elementi distintivi.
Tuttavia, così come è necessario farsi baciare dal sole per capirne l’energia, riempirsi gli occhi del colore turchese del mare per goderne la bellezza o ancora farsi schiaffeggiare dal vento per comprenderne la forza, allo stesso modo, per apprezzare appieno il Salento, c’è solo un modo: viverlo.
Potrebbe interessarti anche
- Alberobello, Castellana Grotte, Castel del Monte e il Salento: il Tacco d'Italia
- A zonzo per l'Italia con un campervan: visitare la Puglia con i bambini