Un assaggio di Valsesia (in camper)
Incastonata nella parte alta del Piemonte ai piedi del monte Rosa attraversata dal fiume Sesia che le da il nome, viene definita la “valle più verde d’Italia”, da vivere nelle quattro stagioni, ecco la nostra esperienza invernale in questa perla della Alpi Pennine
di Marzia Mazzoni
Poco conosciuta, al di fuori del turismo di massa, una vera e propria miniera di bellezze naturali, cultura, scoperte, arte e artigianato, davvero una bella scoperta: BENVENUTI in VALSESIA!
Lasciata Valmaggiore – Quarona (VC) che aveva ospitato la tappa 22, abbiamo proseguito poi per la località famosa per il Sacro Monte che lo si ammira già in lontananza avvicinandosi a questa deliziosa cittadina.
VARALLO e il SACRO MONTE… ma non solo
Delizioso? Affascinante? Elegante? Interessante? Come definire Varallo?
Tutto questo e molto di più perché Varallo (m 456 slm – Bandiera Arancione del TCI e Comune Fiorito) è davvero da inserire nei “luoghi da vedere”, saranno le sue stradine così caratteristiche dove passeggiare e ammirare negozi e scorci, saranno le sue chiese così ricche di arte e storia oppure la pinacoteca (la seconda del Piemonte), il suo Sacro Monte, a noi è piaciuta moltissimo.
Dal parcheggio dove si sosta con il camper, si raggiunge il centro attraversando uno dei luoghi più caratteristici di Varallo: ponte Antonini sul torrente Mastallone.
Il centro storico è adornato e pieno di luci in occasione di queste festività natalizie che arricchiscono ancora di più le facciate dei palazzi storici.
Nella parte delle “contrade storiche di Varallo” si accede alla parte medievale contraddistinta da botteghe d’altri tempi dove si respira ancora l’artigianato del “tempo che fu”.
Tappe d’obbligo a Varallo:
- gelato o cioccolata con panna presso la gelateria Frigidarium – via Umberto I, 38
- la Pinacoteca la seconda del Piemonte (attenzione chiusa il lunedì, infatti non siamo riusciti a visitarla)
- la Collegiata di San Gaudenzio di antichissima origine
- la chiesa di Santa Maria delle Grazie al cui interno si trova la grande parete Gaudenziana, una delle opere più importanti e famosi della Valsesia e
- il SACRO MONTE – Patrimonio UNESCO.
Il Sacro Monte si può raggiungere salendo a piedi, una passeggiata davvero molto suggestiva oppure con la funivia (la più ripida d’Europa), noi optiamo per la prima scelta, la giornata non è fredda e siamo in compagnia di alcuni amici camperisti che si sono intrattenuti dopo la tappa e così tra una chiacchiera e l’altra la salita sembra più accettabile.
Il Sacro Monte di Varallo è da effetto WOW per la sua grandiosità, è il più antico dei nove edificati in Piemonte e Lombardia.
Un consiglio? Prendetevi tempo, almeno tre ore per poterlo visitare con calma perché c’è davvero tantissimo da visitare, ammirare, scoprire, un misto tra religiosità ed arte.
44 cappelle e 1 basilica, più di 800 sculture in legno o terracotta da visitare seguendo un percorso guidato. Ultima ma non ultima, dalle balconate del Sacro Monte si può ammirare un fantastico panorama sulla Valsesia.
Terminata la visita a Varallo, decidiamo di proseguire verso la parte alta della Valsesia, la zona della montagna dove ci sono i borghi più caratteristici.
Percorriamo la SP 299 di Alagna attraversando piccoli paesi dai nomi curiosi Scopetta, Scopa e Scopello* (non quello in Sicilia in provincia di Trapani), qualche strettoia in alcuni casi regolamentata da semafori, in altri casi no, comunque con prudenza è percorribile bene.
* A Scopello si trova la seggiovia che in 20 minuti porta all’Alpe di Mera (dove si può sciare), da qui si gode una meravigliosa visuale verso il Monte Rosa, peccato che le giornate siano molto nuvolose e grigie, quindi abbandoniamo l’idea di questa esperienza.
Raggiungiamo il prossimo paesino chiamato come una località valdostana: Pila.
PILA – piccolo piccolo e grazioso
È uno dei Comuni più piccoli della Valsesia, siamo ad un’altitudine di m 686 slm e le montagne iniziano a caratterizzare maggiormente il paesaggio.
Che cosa c’è da vedere a Pila? Qui si respira un’aria famigliare camminando in mezzo alle case antiche costruite in pietra e legno con eleganti e balconi e loggiati dove un po’ qua e un po’ là compare qualche affresco.
Cosa curiosa che troveremo un po’ in tutta la valle è quello di trovare un mestolo appeso in prossimità delle fontane.
Una passeggiata sul lungofiume e si ammira uno dei tanti ponti storici che si trovano sulla Sesia.
Ci rimettiamo in viaggio per raggiungere Alagna, ci fermiamo in località Piode dove si trova il Caseificio Alta Valsesia (attenzione: non c’è molta possibilità di parcheggio) per acquistare prodotti tipici (formaggi, agnolotti ecc.).
ALAGNA e un “giro di Walser”
La valle d’Aosta non dista tanto da qui, ma non via terra, in linea d’aria sì. Siamo nella parte alta della Valsesia quella che guardando la cartina è la località più vicina al Monte Rosa e dove a Nord Ovest finisce la valle. Siamo a quota 1191 metri slm e il paesaggio montano è davvero molto affascinante.
Alagana Valsesia, bandiera Arancione del TCI, è una località turistica famosa per gli sporti invernali, frequentata anche d’estate per le sue belle passeggiate, la sua particolarità è che conserva un patrimonio culturale di alto valore storico in quanto sono presenti i villaggi Walser.
Una passeggiata nel centro storico ci da già un piccolo assaggio di come si presentano le case Walser, qualche negozietto e localino che allieta le serate del dopo sci ci fanno entrare nel mood di Alagna.
Ci fermiamo per un vin brulè al Caffè delle Guide in piazza degli alberghi, 10.
La parte più vera di Alagna è però quella caratterizzata dai villaggi Walser (località Pedemonte) che si trovano nelle adiacenze del parcheggio del Wold .
Chi sono i Walser? Un popolo giunto dall’Alto Vallese svizzero che migrò a partire dal XIII secolo, di cultura contadina, hanno una lingua propria ed è una particolare variante del dialetto tedesco meridionale, chiamata “altissimo alemanno”, ed è molto simile allo svizzero tedesco nella sua forma più arcaica, hanno proprie tradizioni ed una loro bandiera, così come costumi tipici.
I villaggi Walser sono davvero meravigliosi sembrano usciti dalle favole con queste casette così ordinate e disposte affinché i tetti spioventi potessero proteggere il vicino, le travi disposte orizzontalmente sul loggiato necessarie per far seccare fieno e cereali, perché un “tempo c’era un clima piovoso ed era l’unico posto dove metterli” ci dice un signore che vive qui. Sì perché le case Walser di questo villaggio sono tuttora abitate. Erano case-stalla per sfruttare il calore animale.
Il Museo Walser a Pedemonte è allestito all’interno di una casa del 1600 (consultate bene gli orari perché in inverno è aperto solo al pomeriggio!).
Camminando tra una casa e l’altra si scorgono oggetti d’altri tempi che rievocano ricordi della nostra infanzia o ancora più antichi e visti sui libri: una vecchia macchina da cucire a pedali (simile a quella che utilizzava mia madre che faceva la sarta), vecchie slitte in legno, gerle per il fieno e tanto altro che l’occhio curioso deve cogliere però con discrezione perché come detto poco sopra, alcune sono abitate, quindi è necessario non essere troppo invadenti in questa visita davvero unica.
Salutiamo gli ultimi compagni di viaggi che erano rimasti in nostra compagnia dopo il Capodanno e proseguiamo soli questa nostra scoperta della Valsesia.
Ritorniamo in valle e ci fermiamo a visitare un paese e altri piccoli adiacenti che ci hanno regalato tante meravigliose scoperte, ma non vogliamo anticiparvi nulla.
CAMPERTOGNO (e dintorni): paesaggi e scorci da favola
Merita di essere visitato anche soltanto per la radice del nome che evoca il nostro amato veicolo ricreazionale… Ma chissà perché ha questo nome? Su Wikipedia c’è una spiegazione che se volete vi invitiamo a leggere, resta il fatto che a noi piace tanto la parola “camper” e quindi partiamo già ottimisti che questo paese qualcosa di bello da offrire abbia.
Parcheggiamo il nostro mezzo nel parcheggio un po’ fuori paese.
Siamo a quota 827 metri slm e il paese si è sviluppato sulle due sponde della Sesia, una curiosità: come Varallo e Carcoforo è inserito nel circuito dei Comuni Fioriti.
A piedi raggiungiamo questo borgo dove si trovano chiese ed oratori sparsi sul territorio, l’edificio che spicca maggiormente nel centro storico è il complesso della chiesa di San Giacomo con adiacente il Museo, vi consigliamo di ammirare la meravigliosa meridiana dove oltre alle ore lo gnomone indica anche il mese dell’anno.
Il nome di Campertogno è legato anche a
Frà Dolcino, l’eretico narrato da Dante, che qui si rifugiò dopo la battaglia di Romagnano, ripensandoci bene trovammo cenni di questo personaggio storico anche nell’Oasi Zegna che non è lontana da qui (vedi nostro diario di viaggio →
OASI ZEGNA: polmone verde del Biellese).
Bello anche il ponte storico che attraverso la Sesia che sorpassiamo per raggiungere la sponda destra orografica del fiume, vorremmo raggiungere la Madonna Incoronata del Callone un santuario che dista una ventina minuti percorrendo un sentiero CAI.
Incerti sul daffare se raggiungerlo o meno tralasciando altre scoperte, si avvicina a noi una signora del posto che vedendoci indecisi ci propone di seguirla in direzione Mollia dove lei vive e ci mostrerà alcune “chicche” di questi luoghi.
Accettiamo la proposta allettante e insieme iniziamo a camminare su questa pedonale che costeggia la Sesia dove non mancano deliziosi oratori con affreschi, fontane e scorci unici.
La prima frazione che incontriamo si chiama RUSA qui scorre il torrente Arogna, è il paese natale del pittore Camillo Verno (1870-1942), la piazzetta di questo piccolissimo paese è davvero una bomboniera, ma la cosa più bella è la casa dell’artista che ci mostra la gentile signora che ci accompagna; l’edificio è in stile architettonico eclettico rococò e sembra uscita dal mondo delle favole.
Proseguiamo la camminata verso MOLLIA dove si trovano alcuni presepi molto particolari realizzati con il legno, la signora che vive qui ci saluta e ci indica di raggiungere la frazione GRAMPA che merita di essere visitata. La ringraziamo di averci accompagnato in queste scoperte e noi proseguiamo per raggiungere questo pugno di case con scorci davvero deliziosi.
Il sole sta iniziando a calare, l’inverno purtroppo non regala molte ore di luce… ahimè, così decidiamo di rientrare al camper percorrendo la stessa strada pedonale dell’andata consapevoli che ci sarebbero stati tantissimi altri paesini qui attorno da visitare e che questo era soltanto un piccolo assaggio.
Lasciamo Campertogno e decidiamo di raggiungere una località davvero molto speciale.
CARCOFORO – villaggio ideale d’Italia
Da Campertogno sono circa una trentina di chilometri e 477 metri di dislivello percorrendo una strada di montagna in questo periodo dell’anno poco trafficata, siamo in gennaio e ormai sono le ore 18.00.
Questo incantevole villaggio montano è frequentato maggiormente d’estate, in inverno è però incantevole e magico. La rivista Airone nel 1991 ha indicato Carcoforo come “villaggio ideale d’Italia”, come Varallo e Campertogno è inserito nei Comuni fioriti.
Cerchiamo invano l’area attrezzata e scopriamo che d’inverno viene trasformata in centro fondo, così sostiamo ad inizio paese in un piccolo parcheggio.
Siamo a quota 1304 metri slm, l’aria è più frizzantina rispetto a quella trovata nei giorni scorsi giù a valle.
La cortina di montagna che fanno da sfondo a questa pittoresca conca, un po’ di neve dappertutto e le luci della sera ci danno il benvenuto qui a Carcoforo e ci invitano ad uscire per ammirare il tutto.
Decidiamo di assaggiare piatti locali e ci fermiamo alla Frangalla dove tra polenta, miacce, sparoi e grolla ci buttiamo a capofitto nelle tradizioni enogastronomiche del luogo. Voi vi chiederete: che cosa sono le miacce e gli sparoi? Stessa domanda che abbiamo posto noi alla cameriera della Frangalla, sono in entrambi i casi delle cialde farcite. La grolla forse non ha bisogno di tante spiegazioni, si trova principalmente in valle d’Aosta… che poi dalla Valsesia non è poi così lontana, contiene caffè, grappa, altri amari, zucchero, limone oppure arancio. Viene chiamata anche grolla dell’amicizia.
Il cartello “Benvenuti a Carcoforo” che vediamo al risveglio guardando fuori dalla finestra della cucina del camper e le montagne innevate ci danno il buongiorno, ci affrettiamo ad uscire per vedere il paese illuminato dalla luce del sole.
L’arco della Buona accoglienza del 1734 è la porta d’accesso al borgo, uno dei più piccoli della Valsesia, dove le tipiche case in legno e pietra raccontano le origini del luogo, il tutto abbellito da affreschi, meridiane, scorci e viuzze caratteristiche.
Da non perdere il bellissimo affresco realizzato dal pittore locale Eugenio Rappa su Casa Cantore che si trova ad inizio paese.
Immaginiamo quanto possa essere affascinante d’estate con passeggiat full immersion nella natura. C’è pure il sentiero natura che non percorriamo perché c’è neve e non abbiamo gli scarponi adatti.
Prima di partire, presso la fattoria che si trova adiacente al parcheggio dove siamo in sosta acquistiamo un pezzo di formaggio, il nostro souvenir di Carcoforo…
Ultimo ma non ultimo paese che andremo a visitare è una “chicca” che ci ha indicato la gentile signora di Campertogno: RIMA - Alto Sermenza.
RIMA: marmo d’Arte, Walser e a tutto Natura
RIMA conosciuta anche come RIMA SAN GIUSEPPE non la si raggiunge, in realtà la si conquista perché per arrivare fin qui bisogna affrontare curve a gomito e qualche strettoia.
È il paese più alto della Valsesia (m 1417 slm) e l’ultimo della Val Sermenza, ne vale la pena arrivare fin qui per ammirare un borgo che sembra uscito da una cartolina. Ora insieme a Rimasco formano il Comune di Alto Sermenza.
In questo periodo di inizio gennaio il paese è silenzioso e tranquillo.
Rima accoglie il viaggiatore con il Santuario della Beata Vergine delle Grazie con la facciata affrescata (la guida cartacea segnala che all’interno si trovano preziosi affreschi e uno splendido altare ligneo, ma ahimè la troviamo chiusa).
I cartelli ad inizio paese attirano la nostra attenzione: uno raffigura la mappa del paese e la cosa curiosa è quella che le strade carrozzabili sono pochissime, noteremo poi nelle adiacenze delle case dei carrelli che sicuramente servono per portare materiale (spesa e quant’altro) dai parcheggi alle abitazioni; l’altro cartello illustra la via ferrata al Pizzo Montevecchio con rifugi oltre i 2000 metri, ben possiamo immaginare che d’estate qui sia parecchio animato da chi ama le escursioni in montagna, quindi mooolto più difficoltoso raggiungere il paese con il camper vista la larghezza della strada molto contenuta e i parcheggi studiati per le auto, ora (gennaio) è davvero affrontabile se siete abituati a guidare in montagna.
Una delle particolarità di Rima è il marmo artificiale. Vediamo già le vostre facce nel chiedervi come, cosa e perché, le stesse facce che abbiamo fatto noi quando abbiamo letto sulla mappa di RIMA “capitale europea del marmo d’Arte”, forse lo è stata o forse lo è tuttora, non sappiamo… Certo che la storia è molto curiosa. Raggiungiamo la casa museo-Gipsoteca Pietro Della Vedova nel centro del paese dove tabelle informative raccontano gli abitanti, che avevano origini della comunità Walser, svilupparono una speciale abilità nella lavorazione della scagliola e dello stucco, fino ad arrivare nel XIX secolo ad elaborare una tecnica perfetta per riprodurre il marmo. Questa arte fu portata in tutta Europa per rivestire con grande effetto saloni di corte, gradinate, creare statue eccetera. Il successo venne ottenuto per il basso costo delle materie prime e la reperibilità presente in tutta Europa. Questa è stata una delle invenzioni più originali della Valsesia!
Tuttora a Rima esiste il laboratorio del marmo artificiale.
Le case in stile Walser, il paesaggio, la pace e la tranquillità di Rima sono gli ingredienti dell’ultimo “assaggio” di questa nostra esperienza in Valsesia.
Il nostro è un arrivederci perché qui ci sono ancora tantissime cose da fare e da vedere.
“Unz widergsien”!
Dove sostare
Ecco le soste da noi utilizzate
Per altre strutture ricettive, consigliamo di consultare la nostra WEB APP camp.vacanzelandia.com
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