Una settimana a zonzo in camper tra Aretino e Senese
Daniele ed Anna, amici di Vacanzelandia, ci portano alla scoperta di luoghi affascinanti della Toscana tra le provincie di Arezzo e Siena. Un reportage dettagliato dei punti di interesse visitati ed ecco il loro diario di viaggio!
Finalmente si torna a viaggiare. Dopo lo stop obbligato per Covid è finalmente arrivato il momento di ripartire. Sarà un giro corto, nella mia Toscana, giusto per riprendere coscienza del plein air per affrontare in prossimo futuro giri più impegnativi.
Siamo una coppia ultrasessantenne, con un camper appena sostituito con un modello nuovo, un Challenger 287, e questa brave vacanza dovrà servire anche a verificare le potenzialità del nostro mezzo.
Partiamo da Follonica (GR) il pomeriggio del 23 Agosto 2021; la prima tappa sarà esclusivamente dedicata al relax e alle terme. Ci dirigiamo infatti verso RAPOLANO TERME (SI) dove facciamo tappa presso la locale area di sosta attrezzata, posta di fianco proprio all’ingresso delle terme “Antica Querciolaia” (N43.29286 E11.60758). È un’area di sosta già visitata in passato e che offre tutti i servizi, compreso un piccolo bar in loco dove è possibile ordinare anche piatti da asporto.
Saranno 2 giorni all’insegna del dolce far niente; solo bagni e riposo. Ci voleva per far passare il peso di questa Estate torrida (Ingresso terme 18 euro a persona, compreso ombrellone e lettino).
26/08/2021
Lasciamo le terme, con un po’ di rammarico, per iniziare il nostro minitour. Il programma avrebbe previsto Montepulciano, ma oggi è Giovedì e là c’è il mercato che viene svolto proprio nella locale area di sosta. Non abbiamo voglia di immetterci nel traffico a cercare un'altra sistemazione, per cui decidiamo di dirigerci a CORTONA (AR), per poi tornare sui nostri passi.
C’è più di una sistemazione qui; noi ci dirigiamo verso il parcheggio gratuito di via Cesare Battisti (N 43.273330, E 11.986110), un parcheggio misto con auto, senza servizi, che ha il vantaggio di essere vicino al centro, raggiungibile grazie a delle scale mobili (ai camper è riservata la terrazza inferiore lato destro).
Di Cortona avevo letto che veniva definita “madre di Troia e nonna di Roma”. Questo perché, secondo l’Eneide di Virgilio il mitico Dardano sarebbe da qui partito per andare a fondare la città di Troia, con i suoi successori troiani che sarebbero approdati sulle coste laziali per dare origine a Roma. Al di là di questo la cittadina è stata una delle più importanti lucumonie etrusche, e già arrivando da lontano si notano le sue imponenti mura e la sua posizione di dominio dall’alto della sua collina che sovrasta la distesa della Val di Chiana.
Con le scale mobili raggiungiamo Piazza Garibaldi (detta Carbonaia perché un tempo vi si vendeva il carbone), e da qui imbocchiamo la centralissima Via Nazionale, che come ahinoi scopriremo in seguito, è l’unica strada del borgo tutta in piano, costellata di negozi, dimore storiche, caffè, ristoranti e vecchie botteghe. Da qui si arriva con pochi passi nella centrale Piazza della Repubblica, dominata dall’imponente palazzo comunale del 1200 e dal trecentesco Palazzo del Capitano del Popolo o Palazzo Passerini.
Nell’attigua Piazza Signorelli c’è invece il massiccio Palazzo Casali, originario del XIII secolo e sede del MAEC (Museo dell’Accademia Etrusca e della Città di Cortona) e l’ottocentesco Teatro Signorelli, che ospita importanti manifestazioni culturali. Questa è la zona dell’antico foro etrusco-romano, da dove ancora oggi partono un dedalo di viuzze e scalinate che sembrano doversi arrampicare in cielo da quanto sono ripide. Prima di inerpicarci, scendiamo di qualche metro per andare a visitare la cattedrale rinascimentale di Santa Maria Assunta, realizzata sulle rovine di un’antica chiesa del 1086 (si vedono ancora i resti sulla facciata), dove all’interno si trovano diverse opere di pregio, alcune delle quali provenienti da chiese cortonesi distrutte o soppresse.
Giusto di fronte, c’è il Museo Diocesano, scrigno di autentici tesori dell’arte toscana dal XIII al XIX secolo, con famose opere del Beato Angelico e Gino Severini, oltre ad una delle più ricche collezioni dei dipinti di Luca Signorelli, della cui visita consiglio vivamente. Usciti dal museo facciamo pochi passi in discesa per ritrovarsi in pieno Medioevo, fra le caratteristiche case della stretta Via Jannelli, con i suoi piani rialzati sporgenti sorretti da travi di legno che per la verità non danno molta fiducia di stabilità.
Si prosegue seguendo le mura verso sud per arrivare alla Porta Bifora, l’unica della cinta etrusca che sia arrivata fino a noi, e che doveva essere la porta monumentale della città, quella usata per accogliere le delegazioni straniere.
Adesso non ci resta che iniziare a salire; prendiamo la Via Guelfa sulla quale si affaccia la chiesa e il convento di Sant’Agostino (oggi adibito a centro convegni), facendo una piccola deviazione fra i vicoli interni in direzione di Via Ghibellina per andare a vedere la piccola e deliziosa chiesa di San Benedetto, a pianta circolare, con una suggestiva doppia scalinata.
Non dopo poca fatica per la ripidità delle salite, arriviamo alla monumentale chiesa di San Francesco, con annesso convento, realizzata nella metà del XIII secolo da frate Elia Coppi (il successore di San Francesco alla guida dell’ordine).
Il Presbiterio è impreziosito dal pregevole Tabernacolo dell'Altare Maggiore, ma il pezzo forte della chiesa si trova dietro questo, dove si può ammirare, salendo delle scale, il Reliquiario della Croce Santa, opera risalente al X secolo, donato a frate Elia nel 1244 dall'Imperatore di Nicea Giovanni III per custodire un frammento della Santa Croce portato a Cortona da Costantinopoli dal francescano. Sempre dietro l’altare è collocata la tomba del francescano, mentre sulla sinistra dell’altare vengono accuratamente conservate le reliquie di san Francesco d'Assisi, ovvero un saio, un cuscino finemente ricamato, donato al santo da Giacoma de Settesoli (nobile patrizia signora di Marino, che Francesco chiamava Iacopa), dove il santo in punto di morte posò il capo.
Proseguiamo sempre in salita e sempre più ripida, per arrivare alla splendida chiesa quattrocentesca di San Niccolò, con un bellissimo soffitto a cassettoni, e con all’interno opere di Luca Signorelli, e pochi metri più oltre, la più antica San Cristoforo, che per la verità mi ha colpito solo per il suo sottile campanile decorato da una bifora.
Ci sarebbe da affrontare l’ultima fatica: una ripida salita per andare a visitare la basilica di Santa Margherita, un imponente santuario neogotico. Ma dato che questa è raggiungibile anche con la provinciale, decidiamo di rimandare la visita all’indomani.
Torniamo verso il centro lungo la Via Crucis che scende fino a Porta Berarda e alla particolare chiesa di San Marco, posta su due livelli con due entrate separate, (quella superiore e chiusa) la chiesa in se stessa non dice molto, ma la facciata inferiore è impreziosita da un mosaico di Gino Severini raffigurante San Marco.
Scendiamo per l’ultima tappa della nostra giornata, andando a riprendere fiato e forze nei sottostanti giardini pubblici per poi tornare al camper per un ben meritato riposo.
27/08/2021
Prima di abbandonare Cortona, andiamo con il camper a visitare la Basilica di Santa Margherita accennata ieri.
Parcheggiamo nel suo grande parcheggio (N43.27710, E11.99192) ed entriamo nella basilica edificata nella seconda metà dell’Ottocento in sostituzione di una preesistente chiesa trecentesca, che mantiene però il rosone della facciata originario.
All’interno spiccano un’urna d’argento che custodisce il corpo della santa e un crocifisso ligneo del XIII secolo che, secondo la tradizione, le avrebbe parlato. A piedi raggiungiamo poi poco sopra, sul punto più alto del borgo, la fortezza medicea o di Girifalco, eretta a metà del Cinquecento sui resti di una precedente roccaforte e da cui si gode un bel panorama su Cortona e la Val di Chiana fino al Trasimeno.
Prima di lasciare Cortona si impone la visita di un’altra gemma dell’architettura religiosa, la magnifica Santa Maria delle Grazie al Calcinaio, poco fuori della cinta muraria, che raggiungiamo in camper. L’accesso per il nostro camper di 7 metri risulta problematico, per cui lo lasciamo in uno slargo della provinciale SP34 (N43.27026, E11.98773) La chiesa è stata edificata tra il 1485 e il 1514, immersa fra gli olivi è un bel colpo d’occhio, autentico capolavoro del maestro Francesco di Giorgio Martini. Molto interessante la storia del sito dove è stata edificata, come ci racconta il solerte sagrestano, un luogo per la conciatura delle pelli in quanto presso un antico corso d’acqua di cui si intravedono ancora oggi le strutture antiche.
È l’ora di proseguire, e ci dirigiamo verso MONTEPULCIANO (SI) andando a sostare nella sua area comunale in Piazza Pietro Nenni, sotto al paese nei pressi della caserma dei Vigili del Fuoco (N43.09594, E11.78714). Il parcheggio per i camper è a pagamento, 10 euro per 24 ore. Di origini etrusche, le sue mura duecentesche circondano ancora oggi il bel borgo noto principalmente a un prodotto d’eccellenza conosciuto e apprezzato in tutto il mondo: il celebre Vino Nobile, uno dei primi vini italiani a ottenere il riconoscimento della Doc (nel 1966) e della Docg (nel 1980). Dal parcheggio si sale per una scala aperta sotto le mura, per sfociare nei giardini pubblici all’inizio della strada principale del borgo, il corso, che attraversa tutto l’abitato partendo da Porta al Prato per arrivare alla chiesa di Santa Maria dei Servi. Nel suo chilometro e mezzo di lunghezza troveremo disseminati negozi, antichi palazzi, cantine, gallerie d’arte, locali (come lo storico Caffè Poliziano, del 1868, frequentato in passato da artisti e intellettuali dove anche noi ci siamo fermati a prendere un dolce ed un buon caffè). Lungo il corso visitiamo le chiese di Sant’Agostino e del Gesù, ammiriamo la casa natale del Poliziano (non lontano dall’omonimo teatro, risalente alla fine del Settecento), per arrivare poi al cuore del paese: Piazza Grande, sulla quale si affacciano alcuni storici palazzi nobiliari, oltre al duomo e al palazzo comunale, risalente al XIV secolo e ristrutturato nel Quattrocento da Michelozzo a somiglianza di Palazzo Vecchio a Firenze. Sappiamo che dalla cima della sua torre, raggiungibile con un tratto in ascensore e una stretta scalinata, si ammira un fantastico panorama che spazia dalla Val d’Orcia alla Val di Chiana, ma siamo capitati nel periodo della festa del “Brivio di Montepulciano” una corsa delle botti tra contrade, e non ci è stato possibile salire.
Andiamo a visitare il duomo, edificato nel Seicento da Ippolito Scalza demolendo l’antica pieve di Santa Maria (della quale è rimasto solo il campanile) e la cui facciata rimase incompiuta per mancanza di fondi. All’interno ci sono varie opere d’arte, fra le quali mi colpisce particolarmente il grande Trittico dell’Assunta sopra l’altare maggiore, realizzato nel 1401 da Taddeo di Bartolo. Di nota anche un trecentesco fonte battesimale, l’altare dei Gigli (di Andrea della Robbia) e il quattrocentesco monumento funebre di Bartolomeo Aragazzi, umanista e segretario di papa Martino V, qui trasportato dalla vecchia pieve demolita.
Sulla piazza si trova anche il Pozzo dei Grifi e dei Leoni, realizzato nel 1520 e sormontato da due colonne che sostengono un architrave con lo stemma dei Medici fra leoni (che rappresentano Firenze) e grifi (simbolo di Montepulciano). Qui facciamo visita alle cantine Contucci, dove previa degustazione, acquistiamo dell’ottimo vino, naturalmente nobile. Qui in zona ci sarebbe da visitare nel gotico Palazzo Neri-Orselli, l’interessante Museo Civico Pinacoteca Crociani, dove si conserva una vasta collezione di opere dal Duecento all’Ottocento incluso un dipinto attribuito al Caravaggio, una sezione archeologica e una raccolta di terrecotte robbiane. Noi saltiamo, e ripercorrendo tutto il corso oltrepassando la Porta al Prato, dove poco oltre incontriamo la chiesa di Sant’Agnese; eretta nel 1306 per volere di Agnese Segni, nata a Gracciano di Montepulciano nel 1268 ed entrata in convento a soli nove anni. La suora domenicana fu dichiarata santa da Benedetto XIII e il suo corpo è conservato all’interno della chiesa.
Della facciata da notare il portale trecentesco mentre il rosone, con la figura di sant'Agnese che regge un agnello, una croce e un giglio, fu realizzata nel 1539. L’interno è ricco di opere d’arte che ne giustificano la visita. Alle spalle dell'altare maggiore si conserva il corpo della santa domenicana
Nel frattempo si è fatta ora di cena; decidiamo di sfruttare la festa cittadina del “Brivio delle botti”, dato che tutte le contrade, per finanziarsi, organizzano una cena in contrada. Ne scegliamo una a caso, che offre pici cacio e pepe, grigliata di carne, dolce e bevande. Tutto molto abbondante e gustosissimo al modico costo di 18€ a testa.
28/08/2021
La prossima tappa è una destinazione sperduta nell’immensità della campagna, ma divenuta famosissima grazie al numero esorbitante di quadri che la ritraggono e che la hanno resa nota al pubblico di tutto il mondo: la Chiesetta di Vitaleta (SI), che si trova sulla strada che da Pienza porta a San Quirico D’orcia.
Per arrivarci si deve percorrere un breve tratto di strada non asfaltata, andando poi a parcheggiare in uno slargo di questa dove è stato ricavato un parcheggio, dove troviamo già in sosta numerose auto, nonostante la giornata uggiosa, molte con targa straniera, a riprova della notorietà della stessa (N43.07041, E11.64209).
L’ultimo pezzo di strada si percorre a piedi, fino ad arrivare alla cappella dedicata alla Madonna, in un paesaggio bucolico dove il silenzio regna sovrano nonostante il buon numero di turisti qui convenuti.
La cappella è ricordata per la prima volta in un documento del 1590, ed è stata danneggiata da un successivo terremoto, ragion per cui venne riprogettata sia esternamente che internamente dall'architetto alla fine del 1800 ispirandosi a modelli cinquecenteschi.
All’interno di essa c’era la statua della Madonna attribuita ad Andrea della Robbia, che dal 1870 è conservata all'interno della chiesa della Madonna di Vitaleta nel centro storico di San Quirico d'Orcia.
Quello che impressiona è il contesto dove è stata costruita; lontana dalle vie di comunicazioni più vicine, in uno scenario campagnola di sicuro effetto scenografico.
Siamo in partenza verso Arezzo, ma prima faremo una deviazione per andare a visitare un borgo citato su un diario di viaggio, che ci ha incuriosito: GARGONZA (AR). Si trova a pochi chilometri da Monte San Savino, e si parcheggia presso lo sterrato parcheggio all’ingresso del paese alle coordinate 43.340608, 11.671790. È un piccolissimo centro, uno dei borghi murati della Toscana; perfettamente conservato, sovrastato dal suo castello ancora oggi ottimamente conservato. È davvero un gioiello, pulito ed ordinato. Si rimane incantati con le sue mura, le torri e le porte di accesso medievali, che nell'insieme creano un complesso di eleganza d'altri tempi. Oltre al già citato castello, simbolo di Gargonza, di rilievo è anche la Chiesa risalente al XIII secolo, caratterizzata da un'architettura romanica e un alto campanile a vela. Suggestiva la passeggiata attraverso i vicoli di Gargonza, sui quali affacciano le abitazioni tradizionali del borgo. Vi troviamo un matrimonio, e parlando con gli organizzatori scopriamo che il borgo è abitato da soli 30 residenti. Tutto il resto è un grande residence che prende tutto il paese con offerta di camere e appartamenti restaurati dalle vecchie case. È davvero un gioiello e la considero una tappa a imperdibile se vi trovate nel territorio aretino.
Gargonza è anche noto sotto il profilo storico, per aver 'ospitato’ Dante (che proprio qui nel 1304 partecipò - come guelfo bianco - alla riunione fra i Ghibellini esiliati da Firenze e gli aretini.
Ce la prendiamo comoda, e quando ripartiamo è già pomeriggio inoltrato. Ripartiamo quindi per arrivare ad AREZZO. Sostiamo presso l’area attrezzata in via Luigi da Palestrina, strada traversa Di via Tarlati, a nord della città. È un'area gratuita con limite di sosta di 72 ore GPS N43.47195 E11.88805. Da via Tagliati con una breve passeggiata si può raggiungere le scale mobili che ci trasportano nel cuore della città.
Abbiamo ancora qualche ora a disposizione, perciò decidiamo di andare a visitare la vicina Chiesa di San Domenico. È un edificio piuttosto semplice, con l’interno a navata unica. Ma c’è un piccolo tesoro: si tratta della croce dipinta da Cimabue, una delle sue opere giovanili.
Terminiamo la serata con un breve passeggiata per andare ad avere una panoramica sulla città, raggiungendo la fortezza Medicea sul colle di San Donato; una costruzione militare voluta dai Medici intorno al 1500. Ora è un parco pubblico e un luogo dove gli aretini vengono a passare le ore più calde della giornata all'ombra di grandi alberi.
29/08/2021
Ci apprestiamo ad iniziare la visita della città. Nella parte più elevata che abbiamo visitato ieri, oltre alla già citata Fortezza Medicea, ci imbattiamo nella Cattedrale. Un imponente edificio dai tratti gotici, la cui costruzione si è svolta in un tempo lunghissimo. Iniziata nel 1500, la costruzione della facciata fu ultimata solo nel XX secolo.
All'interno ci sono molti capolavori, ma il pezzo forte è La Maddalena di Piero della Francesca e le vetrate istoriate di Guillaume de Marcillat. Proseguiamo poi per arrivare al pezzo forte della città: la Piazza Grande. La sola visita di questa piazza vale il viaggio: posta al centro della città, è una vera calamita di attrazione impreziosita da vari stili architettonici.
Si rimane a bocca aperta con le sue torri medioevali accanto all'imponente Loggiato del Vasari, uno dei simboli del rinascimento in fatto di architettura, senza contare il Palazzo della Fraternità dei Laici, di stile gotico rinascimentale. La piazza è allestita con impalcature che ne limitano l’ampiezza e la nostra visione, ma siamo vicini alla prima domenica di settembre, quando la piazza diventa lo scenario della Giostra del Saracino, il torneo cavalleresco di origini medioevali che attira migliaia di turisti ogni anno.
Un altro luogo imperdibile è la basilica di San Francesco, dove nella cappella Bacci (ingresso su prenotazione e a pagamento) si può ammirare lo straordinario ciclo di affreschi della Leggenda della Vera Croce di Piero della Francesca. Noi non avendo prenotato non siamo purtroppo riusciti ad entrare, e ci consoliamo con la visita della basilica. Continuiamo la giornata nella visita dei numerosi luoghi di interesse della città, come la Badia delle Sante Flora e Lucilia, la Chiesa della Santissima Annunziata, il Palazzo Pretorio, Palazzo dei Priori ecc.
La giornata è al termine, rientriamo soddisfatti e con gli occhi ancora colmi delle bellezze visitate.
30/08/2021
Oggi è l’ultimo giorno della nostra mini vacanza; lo dedicheremo alla visita di due conosciuti luoghi termali. Il primo che raggiungiamo è BAGNO VIGNONI (SI).
Ci fermiamo nel parcheggio appena fuori dell’abitato, dove i primi posti sono sufficientemente ampi da ospitare i nostri mezzi (N43.02839, E11.62355). proseguiamo a piedi per arrivare al centro del paese dove si trova la “piazza” coperta dall’acqua termale.
In realtà non rimaniamo molto soddisfatti, trovando l’acqua molto sporca e inaccessibile; non come lo avevamo immaginato. Molto meglio la visita degli antichi mulini, ai margini dell’abitato, e le Antiche terme romane libere, dove troviamo molti bagnanti a mollo nelle acque con alcuni che fanno impacchi di fanghi.
Dopo pranzo partiamo per l’ultima tappa del nostro viaggio: BAGNI SAN FILIPPO (SI).
Consiglio di non avventurarsi su per il paese. C’è sempre molta gente e trovare un posto per fermarsi può risultare faticoso. Noi abbiamo parcheggiato, insieme ad altri numerosi camper, nel parcheggio alle coordinate N42.93105, E11.69970. Da qui si prende la strada denominata Via del Fosso Bianco, che attraversando il paese porta all’ingresso delle terme libere.
L’ingresso è contingentato da personale che verifica il numero delle persone che entrano. Da qui si scende fino al fiume dove troviamo molte persone accoccolate nelle varie vasche naturali che le cascatelle dell’acqua hanno creato. L’acqua è calda ma man mano che si scende diventa sempre più tiepida. Noi scendiamo fino ad arrivare alla famosa incrostazione di calcare chiamata Balena Bianca, veramente scenografica.
Ci immergiamo in una pozza sotto di essa e ci facciamo cullare dall’acqua che scende dall’alto in tante piccole cascatelle.
Rimaniamo a mollo fino a pomeriggio inoltrato; poi un po’ a malincuore, rientriamo al camper per partire alla volta di casa, soddisfatti di aver finalmente vissuto dei luoghi che per la loro vicinanza avevamo sempre rimandato la visita, ma che si sono rivelati davvero imperdibili.