MONSELICE (PD – m 13 s.l.m.)
I.A.T. MONSELICE
Palazzo della Loggetta
Via del Santuario, 6
I-35043 MONSELICE PD
Tel.: +39 0429 783026 int 201 - 202
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Web: www.sanpaolomonselice.it
Facebook: @sanpaolomonselice
Abbiamo appuntamento con un certo Filippo con cui telefonicamente ci siamo accordati per incontrarsi alle ore 15 e visitare la Chiesa di San Paolo (ingresso a pagamento – accessibile anche ai disabili). Mentre attendiamo il suo arrivo ci entusiasmiamo già gli scorci che intravediamo qui attorno, speriamo che il sole rimanga per concederci di vedere tutte queste bellezze che Monselice offre.
Il complesso monumentale San Paolo posto nell'omonima chiesa, dall'esterno sobrio, non passa invece inosservata la monumentale fontana con al centro una pianta d'ulivo dell'architetto ticinese Mario Botta (inaugurata nel 2009). Filippo, la guida (e in questo caso il nome FILIPPO, che solitamente incontrate nei nostri itinerari non è nostro figlio, visto che è rimasto a casa... ndr), ci accompagna all'interno di questo edificio; varcata la soglia comprendiamo che siamo di fronte ad una vera e propria raccolta di tesori storici e di grande spessore.. Giustamente Filippo dice “qui la storia della chiesa racconta la storia della città”. Iniziamo la visita, la passione e l'entusiasmo di questa giovane guida ci trasportano ad immergerci a capofitto alla scoperta di tutto quanto contenuto in questo percorso museale. Dettagli, reperti e oggetti di pregevole valore come i vasi più grandi in Italia dell'era bronzo e ferro, ma anche tabelle informative che spiegano la morfologia dei Colli Euganei, steli funerarie, un affresco di San Francesco, il più antico rinvenuto al Nord, databile intorno al 1250 ca. Non ci accorgiamo che il tempo passa perché questa passeggiata nella storia di Monselice ci cattura tra la religiosità, i racconti della struttura della chiesta nelle varie epoche, l'osservazione dei reperti archeologici e lo ammettiamo, mai e poi mai avremmo immaginato che questo museo contenesse tanto materiale di così grande interesse. Un museo di recente apertura (ufficialmente dall'aprile 2017) che consigliamo di visitare per poter meglio capire Monselice e la sua storia e il suo legame con il territorio.
Ci accomiatiamo da Filippo e proseguiamo la visita. Monselice, è detta anche città del Sacro Monte Giubilare, romano e mariano. Ci incamminiamo sulla suggestiva strada selciata verso quella che caratterizza la cittadina: il Santuario delle Sette Chiese. Dalla guida, leggiamo che il papa Paolo V nel 1605 con una bolla papale diede il singolare privilegio e concesse “l'indulgenza plenaria e la remissione dei peccati, che sogliono e possono acquistare quelli che visitano le Sette Chiese dentro e fuori le mura di Roma”.
Gian Antonio Cibotto, giornalista e scrittore (1925-2017), scrisse:
“... la prima tappa del mio itinerario prende l'avvio da Monselice, una piccola capitale che può vantare la più bella strada del Veneto. Si chiama Via del Santurario, e dalla piazza centrale con dolce impennata si snoda verso la chiesa in cui riposa San Valentino...”
Che siate religiosi o meno, vi consigliamo comunque di percorrere questa bella passeggiata, suggestiva, panoramica e soprattutto di un certo fascino; notiamo durante la risalita, all'orizzonte la sagoma enorme del Duomo di recente costruzione. Prima di giungere alle Sette Chiese si incontra anche l'antica Pieve di S. Giustina. Le cappelle disegnate da Vincenzo Scamozzi, conosciute come le Sette Chiese, conducono verso uno spiazzo dove sorge la villa Duodo, visitabile l'antistante giardino all'italiana e la chiesetta accanto, dedicata a San Giorgio, al cui interno sono conservate le reliquie di 25 protomartiri cristiani, di cui uno viene particolarmente venerato: è San Valentino (abbiamo visto in anteprima giù al Museo di San Paolo il volto del Santo creata con le tecniche forensi). Dalla gradinata del giardino guardando verso la vitta Duodo e il panorama circostante l'effetto scenografico è garantito!
Suggerimenti:
sulla sommità del monte della Rocca si trova il Mastio Federiciano raggiungibile risalendo una scalinata al termine di Via del Santuario. Si entra in un vero e proprio Parco Museale che comprende il sito archeologico e il mastio. Le visite sono guidate da Aprile a fine Ottobre.
Ore 17.00 siamo al Castello per la visita con la guida (a pagamento – è severamente vietato fotografare all'interno!).
L’apertura del Castello Cini di Monselice è fissata a partire da Febbraio a Dicembre.
Telefono & Fax (+39) 0429/72931 E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
La guida, una ragazza molto coinvolgente, anzi oserei dire travolgente ci racconta la storia di questo Castello, che in realtà è formato da 4 nuclei principali di epoche diverse. Il Castello che nei secoli passò da vari proprietari, per 400 anni alla famiglia veneziana Marcello, per poi seguire un periodo di decadenza nel periodo della prima guerra mondiale, in quanto fu utilizzato come dimora per i soldati che fecero un vero e proprio sfacelo dei contenuti... bruciando anche le suppellettili per scaldarsi, fu riportato all'attuale splendore da un uomo straordinario. Fu il Conte Cini – Vittorio Cini – l'ultimo proprietario che nel 1930 lo acquistò. Lo arredò nuovamente e lo riempì di collezioni di valore, il tutto con gusto e classe, acquistando arredi e suppellettili originali provenienti sia dall'Italia che dall'Europa. Dal 1981 il castello è diventato museo regionale.
La nostra visita inizia dalla parte medievale del castello dove si trova l'armeria all'interno del torrione Ezzeliniano, la collezione contiene 904 pezzi originali ed è considerata per importanza e ricchezza di oggetti contenuti la seconda nel Veneto. Veniamo catapultati in un'atmosfera d'altri tempi tra balestre finemente decorate, in avorio ed altri materiali, lanterne ed altri pezzi bellici; fanno bella mostra le armature, anche da torneo (la più importante è quella chiamata “Massimiliana” perché era la più tecnologica che esistesse nel XVI° secolo, grazie alla sua fattura più leggera e con pieghe in acciaio). Di pregevole interesse e curiosità sono le casseforti incise e decorate con sistemi di lucchetti curiosi ed ingegnosi risalenti al 1500. Spade con impugnature di pietre preziose per investitura. Belli i camini dei Carraresi con la forma a “bocca di flauto”, la guida ci spiega che nell'intercapedine veniva messa la sabbia di mare, che serviva per mantenere più a lungo il calore e sfruttare l'inerzia termica. In questa suggestiva atmosfera sembra di essere a Camelot e non sembrerebbe alquanto strano veder spuntare da un momento all'altro Lancillotto o re Artù... davvero fantastica questa collezione!
Proseguiamo la visita al castello nella parte rinascimentale conosciuta come Cà Marcello. La prima sala con il soffitto a cassonetto racchiude le immagini di 289 animali. Seguono stanze riccamente arredate alle cui pareti ammiriamo pregevoli arazzi di inestimabile valore, armadi e soprattutto un bellissimo camino nella sala da gioco abbellito da nicchiette invetriate. The last but not the least la cucina medievale nel castelletto, arredata con stoviglie e attrezzi che attirano la nostra curiosità uno ad uno... perché qui “NULLA è dato al caso”. Una visita imperdibile... e il biglietto d'ingresso li vale tutti!
La nostra visita a Monselice prosegue nella parte periferica dove sorge la villa Pisani, lungo il canale Bisatto, ad opera dello stesso Francesco Pisani che abbiamo trovato a Montagnana. Si legge sul sito ufficiale della villa che le sue parole erano "Ho una caseta a Moncelese la qual me serve per far il viaggio de Montagnana senza niun mio utile". (FRANCESCO PISANI, 1566). In questa zona si notano le mura perimetrali cittadine.
Chiudiamo questo nostro tour con un “cicchetto” (l'aperitivo veneto!) all''Osteria Mazzini e ci gustiamo un bel vinello... guarda un po' che cosa ci compare!?!? Uno dell'azienda vitivinicola Vignale di Cecilia, però questa volta un bel rosso: il Còvolo (uve Merlot e Cabernet Sauvignon) accompagnato dagli stuzzichini tipici locali, come le sarde in saor, la gallina padovana con uvetta e pinoli e altri sapori tipici veneti.
Raggiungiamo il parcheggio, accendiamo il motore dell'Etrusco in prova e ci dirigiamo verso casa, pensando alla prossima meta, perché il bello del camper è questo: viaggiare e sognare la prossima meta!