Le cinque B di Campogalliano
Bilance, biodiversità, biciclette, buon cibo e Bugatti sono gli ingredienti di questo itinerario al di fuori delle solite mete turistiche
di Marzia Mazzoni
Chi ci segue e ci conosce sa che ci piace andare alla scoperta di mete curiose ed insolite, quelle che conservano connotazioni storiche e saperi sapori del territorio. Siamo andati in camper alla scoperta di CAMPOGALLIANO (MO – m 43 s.l.m. - Campgajàn in dialetto). Un nome che si legge sull'autostrada del Brennero, un paese che da il nome anche al casello “Modena – Campogalliano” sulla A22, conosciuto anche da molti camperisti perché all'area di servizio autostradale è presente un camper service ed allaccio elettrico gratuito... Ma forse in pochi sanno che Campogalliano è il “paese delle Bilance”, ma non solo...
Seguiteci che vi raccontiamo della nostra visita e delle CINQUE B DI CAMPOGALLIANO.
1 - BILANCE
La produzione di questi strumenti di misurazioni ha dato la connotazione a questo paese del modenese, il tutto nacque nel 1860 quando Francesco Crotti si trasferì qui e cominciò la sua attività di produttore di bilance. Da qui la produzione delle bilance a Campogalliano, diventato il fiore all'occhiello dell'economia del paese e di importanza nazionale, tanto da essere considerata “CAMPOGALLIANO: città della bilancia, distretto della precisione”. E oggi che cosa rimane di questa storia, di questa connotazione territoriale? Il famoso distretto produttivo delle bilance e un bel MUSEO, o meglio il primo museo in Italia, che documenta la storia della pesatura e della misura, che racconta e accoglie il visitatore in questa esposizione museale in un percorso entusiasmante e molto interessante.
È domenica, le opportunità per la sosta del camper sono innumerevoli, gli spazi a disposizione sono tanti e disparati, scegliamo di lasciarlo nel parcheggio delle scuole e con due passi raggiungere il MUSEO DELLA BILANCIA in via Giuseppe Garibaldi, 34/a.
All'entrata (visita a pagamento – gratuito la prima domenica del mese) ci viene consegnato un tablet, facile da usare, che ci accompagna con didascalie ed informazioni alla scoperta e all'approfondimento di questi strumenti di misura. Eccoci così all'esplorazione e a “ficcanasare” tra bilance di ogni genere, soprattutto per l'uso alimentare visto che siamo vicini alla food valley e anche la provincia di Modena non scherza per la produzione di eccellenze gastronomiche!
Lorenzo ed io sembriamo dei bambini alla scoperta di questi strumenti di misurazione, alcuni noti come la stadera, ma altri curiosi e bizzarri. Ci sono anche postazioni interattive che catturano la nostra attenzione, uno in particolare ci diverte tantissimo ed è quello caratterizzato da una bella poltrona rossa e dei numeri che variano, sedendosi si scopre che sulla Luna peseremmo meno rispetto alla terra, ma su Giove invece il peso sarebbe molto superiore rispetto alla Terra... Se non volete far sapere il vostro peso agli altri visitatori, assicuratevi che non ci sia nessuno nella sala, perché il peso sulla Terra è “quasi reale” (al lordo dei vestiti!!!).
Due piani di “WOW, guarda qua questo e guarda quello”, oggetti che raccontano la storia a 360° della bilancia... Pesi, misure, storia e curiosità... Ma il concetto principale che ci rimane da questa visita è che il “peso è uguale per tutti” come recita il manifesto realizzato da Lucien Achille Mauzan nel 1925 per la ditta “Berkel”, apposto proprio all'inizio dell'area espositiva.
Una passeggiata nel centro di Campogalliano e scoprire che davanti alla chiesa Parrocchiale ci sono i simboli della bilancia sul selciato della rotonda, ma l'angolo più suggestivo è piazza Castello, uno spazio chiuso da edifici che la rendono molto scenografica.
Riprendiamo il camper, ci spostiamo di circa 3 chilometri per raggiungere la zona dei laghetti e della riserva naturale, dove sono in atto progetti di riequilibrio biologico e alla conservazione della biodiversità.
2 - BIODIVERSITÀ
La giornata grigia di inizio novembre ci mette ancora più in evidenza i colori autunnali degli alberi, il giallo delle foglie spicca sul paesaggio, qualche nota di colore si scorge a filo dell'acqua data dai canoisti in questo luogo che ispira relax e tranquillità. È l'area dei Laghi di Curiel (sono cave di ghiaia colmate da acqua di falda che hanno permesso alla vegetazione palustre di crescere rigogliosa e in cui hanno trovato il loro habitat oltre cento varietà di uccelli - http://www.visitmodena.it/it) e della riserva naturale orientata del fiume Secchia. Tra la pace di questo luogo dove la natura la fa da padrona, ci incamminiamo alla scoperta di quella che viene considerata l'area dedicata allo sport e agli amanti della natura, qui si praticano tante discipline acquatiche come la canoa, il kayak, il nuoto, ma anche il tiro con l'arco, il triathlon, l'ippica e la pesca... Ma soprattutto le passeggiate e le escursioni in bicicletta, un vero e proprio full immersion nella natura. Leggiamo della reintroduzione in ambiente protetto della testuggine palustre, ma l'incontro inaspettato che ci regala grande entusiasmo è quello con tanti conigli che indisturbati se ne stanno a brucare erba, alcuni si lasciano anche ad avvicinare per essere fotografati.
La passeggiata sull'argine della riserva ci ha fatto venire un certo languorino e così riprendiamo il camper e andiamo alla ricerca di un posticino dove pranzare, scartando i ristoranti segnalati ma, ahimè, o chiusi o già pieni, quindi ci fermiamo a mangiare al Magnagallo, consigliato per i piatti tipici locali.
3 - BUON CIBO
Nella provincia le IGP, le DOP e prodotti tipici contraddistinti dal marchio "Tradizione e Sapori di Modena" sono innumerevoli, leggevo un annetto fa che è la seconda provincia italiana per valore economico dell'industria agroalimentare... Quindi tradotto in parole povere “si mangia e si beve bene, punto e a capo!”.
Rimane un unico problema: SCEGLIERE che cosa mettere sotto i denti e così davanti ad un menù ricco di prelibatezze, ci godiamo un lauto pranzo gustando sapori tipici territoriali come l'aceto balsamico, il Parmigiano Reggiano, lo gnocco fritto* (o il gnocco fritto)
*l'enciclopedia Treccani indica come corretto lo gnocco fritto, ma nella vita quotidiana si dice il gnocco fritto e come recita il linguista italiano Tullio De Mauro: “Talvolta un solecismo, una forma linguistica che la grammatica definisce scorretta, può essere giustificato se il suo uso risulta continuo e radicato in una determinata area geografica”
e le crescentine modenesi (conosciute da molti come tigelle), prosciutto di Modena, amaretti tipici eccetera eccetera eccetera... Il tutto annaffiato da un buon vino rosso e qui la scelta è molto combattuta tra il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro, di colore rosso rubino intenso con riflessi violacei e spuma evanescente e il Lambrusco di Sorbara, di colore rosso rubino chiaro con spuma leggermente rosea ed è il più chiaro delle quattro varietà di Lambrusco DOP della provincia di Modena... Indecisi sulla scelta del vino di collina e quello di pianura, optiamo in questa occasione per il primo che ben si associa alle pietanze e alle portate scelte.
Dopo il lauto pasto, andiamo a visitare il SANTUARIO B.V. DELLA SASSOLA, che sorge fuori dall'abitato. È a forma di croce greca con cupoletta centrale, fu costruito tra il 1745 e il 1747, ampliato nell'abside nel 1824 e parzialmente decorato nel 1851, conserva al suo interno nella sagrestia delle tavolette votive. L'ampio parcheggio adiacente invita a fermarsi e andare alla scoperta del territorio con le biciclette che noi purtroppo oggi non abbiamo al seguito... Ahimè, perché la segnaletica delle ciclovie nelle adiacenze del santuario ci fa ben comprendere come da qui sia possibile andare alla scoperta del territorio in sella alle 2 ruote: 5 chilometri e mezzo per raggiungere la località di Ponte Alto, che è praticamente vicino alla zona Madonnina della città di Modena e un'altra più impegnativa come la ciclabile del Secchia, lunga una novantina di chilometri, uno sterrato sull'argine dell'omonimo fiume. Il fall foliage colora di rosso scuro il paesaggio, ma soprattutto buca questo grigiore della “palude padana” (come simpaticamente amo io chiamare la Pianura Padana!!).
E così proseguiamo quello che è l'ultima delle cinque B (the last but not the least!), ovvero la visita alla fabbrica blu.
5 - BUGATTI (aggiornato)
Dal febbraio 2022 questo storico stabilimento ha perso pure il suo CUSTODE STORICO, come si legge dai rotocalchi, "Ezio ed Enrico Pavesi, i Custodi che hanno preservato la storia e la memoria della Bugatti italiana, lasciano il loro presidio dello stabilimento modenese per lasciarlo al suo futuro già delineato dal nuovo proprietario, il collezionista e investitore americano Adrien Labi che ha già iniziato i lavori di trasformazione in officina e polo museale." [Motor1.com]
Quindi ciò che visitammo noi nel 2018, al momento non è più possibile farlo, attendiamo aggiornamenti di questo luogo storico!
o meglio quello che rimane della ex-Bugatti che tante volte ha catturato la nostra attenzione passando dall'autostrada.
“Il sogno di Romano Artioli, era il sogno di noi dipendenti”. Sono le parole di Ezio, ex-dipendente, in qualità di custode di questo pezzo di storia che tutt'ora si rende disponibile gratuitamente ad aprire i cancelli e ad accompagnare le persone all'interno della fabbrica blu.
(Per Informazioni e visite telefonare al 3389313173, risponderà Ezio Pavesi e sarà orgogliosi di accompagnarvi alla visita della “fabbrica blu” - pagina FB @BugattiCampogalliano – su Instagram @bugattiautomobilicampogalliano).
Una memoria storica la sua, una persona che ha vissuto le gioie e i dolori di questo grande progetto che nei primi anni '90, quando l'imprenditore Artioli voleva far rinascere il marchio Bugatti, partendo proprio da qui da Campogalliano, ma soprattutto portare avanti il progetto della sicurezza automobilistica.
E così camminando con Ezio all'interno di questi capannoni, dove ora rimangono secchi che raccolgono l'acqua piovana perché il tetto ormai da tempo ha dato chiari segnali di decadenza, e permane ancora oggi un forte odore di olio delle macchine utensili, ascoltiamo il racconto di questa azienda modello, dove i dipendenti erano al centro del progetto, dove il “lavorare bene” aveva un suo perché. Ogni spazio produttivo aveva una sua luminosità naturale e una sua postazione di lavoro in sicurezza e di ottimizzazione della produttività.
Ogni angolo era pensato affinché i lavoratori potessero dare il meglio per ottenere un prodotto di qualità, l'eccellenza in fatto di motori e soprattutto auto che fossero eterne e sicure. Dal 1990 al 1995 questo stabilimento contava 150 dipendenti, 150 persone che lavoravano affinché il sogno di Artioli fosse possibile, la produzione delle auto dall'inizio alla fine, perché qui a Campogalliano si curavano tutti i dettagli e i pezzi venivano costruiti internamente.
Continuiamo la visita in questi fabbricati dismessi, mentre le luci del pomeriggio novembrino ci danno sempre meno visibilità all'interno dei locali, ci facciamo aiutare dalle luci degli smartphone e da una torcia che Ezio porta con sé, il tutto diventa ancora più suggestivo. Il bagliore delle torce artificiali ci porta alla vista un vecchio centralino, le postazioni dei banchi di prova, gli uffici con i pavimenti galleggianti dove l'impiantistica era già a scomparsa (notare che risalgono agli inizi degli anni '90! La legge 626 fu approvata verso la fine del 1994...), la vetrata dell'ufficio di Artioli dove si scorgono le inconfondibili lettere EB che richiamano le iniziali del fondatore del prestigioso marchio – Ettore Bugatti.
Ma l'effetto WOW è quello dell'ala della palazzina delle maestranze riservata alla “creatività”, di forma circolare ospitava al piano terra la show-room, al primo l'ufficio progettazione. L'oscurità ci fa immaginare il tempo che fu... Fatto di idee, progetti, sogni e auto belle, blu, il famoso “Bugatti Light Blue”.
Ezio ci parla di condizioni di lavoro, di centri di lavoro automatici di altissima precisione (ci invita a guardare anche alcuni video su youtube che furono girati all'epoca – uno in particolare “Bugatti - MODICA 1995”), di progetti, della Bugatti Chiron che è una delle auto più veloci al mondo, che va da 0 a 100 orari in 2,5 secondi e velocità massima (limitata elettronicamente) pari a 420 km/h, ci racconta di quando questo sogno finì nel 1995, di sogni finiti quando nel settembre 1995 venne decretato il fallimento della “fabbrica Blu”... C'è chi dice per invidia, c'è chi suppone per complotti, c'è chi ha pure ipotizzato boicottaggio...
È ormai buio, è ora di rientrare, la visita è finita, così come il sogno di Artioli e dei suoi 150 ex-dipendenti. Salutiamo Ezio che tiene in mano un modellino di Bugatti, lui la memoria storica di questo SOGNO qui a Campogalliano.
DOVE SOSTARE:
nome località | tipo di sosta | indirizzo | contatti | note |
CAMPOGALLIANO (MO) | Parcheggio | Tante le opportunità di sosta all'interno del centro storico – Noi abbiamo scelto il parcheggio delle scuole | ||
CAMPOGALLIANO (MO) | Parcheggio | Nell'ampio parcheggio | ||
CAMPOGALLIANO |
Parcheggio | Largo Ettore Bugatti 1 | Sosta adiacente al cancello d'entrata |
Indice regione
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