da Prato Andreaccio alle cascate Acquacheta
Seguiamo il segnavia che indica Acquacheta e proseguiamo la nostra camminata. Alcuni ruderi indicati dalla tabella “case Monte di Londa” a quota 957 metri ricordano quello che fu un antico agglomerato montano. Si scende di quota e si incontra un altro luogo abbandonato “il Sodaccio” (m 768 slm) dove si scorgono alcuni ruderi di antiche abitazioni.
Una breve deviazione dal sentiero, per raggiungere quello che viene chiamato il “letto di Dante” indicato sulla nostra mappa, uno sperone roccioso, un punto panoramico che sovrasta le cascate.
La fame si fa sentire in effetti l'orario è già quello giusto!
Scegliamo di fermarci in un punto fresco e ben ombreggiato vicino al torrente Acquacheta.
Stendiamo le t-shirt di lana merino ad asciugare, però in effetti lasciano la pelle asciutta e soprattutto non si puzza! Provare per credere... Abbiamo indossato i costumi stamattina, ottima scelta, così riusciamo a rinfrescarci con l'acqua del ruscello.
Fornellino, gavetta, pasta e comodamente ci cuciniamo un invitante e appetitoso piatto di pastasciutta. Un fantastico pic-nic immersi nella bellezza della natura, della pace del bosco... che cosa pretendere di più?!?!
Per un bisogno fisiologico, mi allontano di poco e scelgo una fitta radura di felci, mentre faccio pipì sento rivolto verso di me occhi che mi guardano... Penso: oddio una vipera! Invece no, a pochi centimetri da me un rospo di generose dimensioni mi guarda e si chiede perché ho scelto proprio quel luogo lì per i miei bisogni mentre lui se ne stava sornione a riposarsi. Scroscio in una bella risata e penso a quanto la natura sia bella ed inaspettata!
Terminato il pic-nic, raduniamo il tutto e ripartiamo, siamo a metà strada. Imbocchiamo nuovamente il sentiero e dopo poco incontriamo i ruderi de “i Romiti” (m 734 slm), una lapide ricorda che qui vissero dei monaci benedettini dell'abbazia di San Benedetto in Alpe che fondarono un eremo nel 986.
Questa seconda parte del percorso è quella più rigogliosa di acqua, il torrente Acquacheta ci accompagna dando quel senso di refrigerio che in una giornata calda come questa (siamo a fine giugno!) è un gran giovamento.
La cascata del Lavane ci appare con tutto il suo fascino, qualcuno la chiama “cascata piccola” o scherzosamente la “sorella minore dell'Acquacheta” però la sua bellezza è di un certo spessore e la sua laguna di colore smeraldo certo non lasciano il visitatore indifferente! Per attraversare il corso d'acqua è necessario guadarlo, camminando su sassi che fanno una sorta di passerella. Notiamo nelle limpide acque tanti puntini neri che si muovono, sono gruppi di girini, ce ne sono tantissimi... ma veramente un numero impressionante!
Proseguendo sul nostro sentiero a quota 693 metri slm, un cartello ci indica “cascata dell'Acquacheta”, eccola lì, la ammiriamo dal punto di osservazione. In questo periodo non troppo scrosciante vista la stagione, ma comunque bella e di grande suggestione. Un'altezza di 70 metri (misurazione non precisa in quanto in basso non c'è un confine netto) e una larghezza di 35 metri viene considerata una delle più importanti dell'Appennino settentrionale. Sicuramente la portata dell'acqua è maggiore in primavera con lo scioglimento delle nevi o arricchita dalla stagione delle piogge.