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Viaggiare nell'estate del Covid

viaggiare periodo Covid

Ecco come sono andate le nostre ferie family style in campervan, in libertà e sicurezza (e con il buon senso!)

di Marta - blogger di La paura non fa 90

Si può viaggiare in sicurezza (o meglio, con prudenza) in tempi di Covid? Noi lo abbiamo fatto per tutta estate, con molte attenzioni, scegliendo mete poco frequentate. Il camper è stato per noi fondamentale per poter “viaggiare con prudenza”.

Abbiamo iniziato durante il lockdown a pensare all'estate, sognare che avremmo potuto tornare a viaggiare, immaginare soluzioni alquanto fantasiose, scartare all'improvviso tutti i progetti fatti di mete all'estero e ci siamo convinti che, se mai avessimo potuto muoverci durante l'estate, l'avremmo fatto solo in Italia.

Poi la situazione sanitaria è migliorata, le regole sono state allentate di molto (se troppo, non è nostra competenza dirlo) e molti, chi ha potuto, le vacanze le ha fatte, in Italia e anche all'estero.

Salvo ritrovarci, nella seconda metà di agosto e di fronte alla ripresa diffusione del virus, a dividerci in fazioni: c'era chi accusava altri di aver frequentato affollati luoghi del divertimento, chi anche solo di essersi permesso di fare le vacanze.

E ora, a estate finita e con la consapevolezza che il tema della sicurezza sanitaria ci accompagnerà ancora per un bel po', ci chiediamo: è stato imprudente? È possibile viaggiare ai tempi del Covid? E come?


1   noi nell'epoca covid

Scegliere il camper

Lo hanno scritto molti giornali, anche non di settore: quest'estate è stato il boom del camper. Lo prevedevamo già da aprile (se riascoltate qualcuna delle dirette di Vacanzelandia di quel periodo, se ne parlava già): il camper è stato il mezzo sicuro per viaggiare con prudenza.

Il nostro van ci ha permesso di muoverci in diverse località e avere sempre il nostro mezzo di trasporto privato, ma anche il nostro letto, le nostre lenzuola e asciugamani, la nostra cucina, il nostro bagno. Insomma, una casa autonoma che ci permetteva di non dover abitare in uno spazio dove già erano stati altri.

2 campervan casa autonoma

Ma se il camper (o la roulotte) permette queste caratteristiche, anche altre scelte un po' meno autonome – penso alla tenda, che richiede la condivisione di alcuni spazi comuni in un campeggio – permettono un buon distanziamento sociale.

In campeggio si vive all'aperto, non si condividono spazi chiusi e stretti come corridoi, scale o ascensori, e anche nei bagni comuni spesso gli edifici sono semiaperti e, mantenendo precauzioni come la distanza di sicurezza, la mascherina e la pulizia costante, si può adottare un buon livello di prudenza.

Dove sostare? Campeggi, aree sosta, agricampeggi

La nostra scelta è stata quella di viaggiare e usare anche i campeggi, mantenendo tutta l'attenzione possibile. In generale, abbiamo trovato un buon livello di rispetto delle elementari precauzioni.

Abbiamo sostato all'inizio di luglio in un campeggio sul mare a Porto Sant'Elpidio, nelle Marche, e ci siamo sentiti piuttosto sicuri perché avevamo il nostro spazio abbondante nella piazzola e perché i bagni risultavano puliti. A ogni ingresso dei blocchi bagni abbiamo trovato un disinfettante per le mani e un prodotto per la pulizia che abbiamo usato ogni volta per pulire i sanitari che usavamo. In bagno quasi nessuno usava la mascherina, ma – complice forse il periodo non ancora “di pienone” - l'afflusso era talmente basso che raramente ci siamo trovati nella stesso locale con più di due persone.

Molto spazio anche nel campeggio di Epernay, nella regione francese della Champagne, dove addirittura una buona parte delle piazzole non sono state utilizzate per diminuire la capienza massima del campeggio, e ridurre la pressione sui servizi comuni.

3 campeggio distanziamento

Insomma, in caso di vita in campeggio ci sentiamo di consigliarvi di prestare attenzione alla pulizia e ai distanziamenti soprattutto nelle aree comuni, oltre ai bagni, alle aree bar/ristoro, eventuali aree picnic o di riposo e agli spazi gioco dedicati ai bambini.

Questo, forse, è l'elemento più critico che abbiamo incontrato.

Dell'esperienza italiana, abbiamo trovato poca attenzione da parte di animatori dei mini-club, che spesso non indossavano la mascherina, e non facevano mantenere il distanziamento durante balli e giochi in gruppo.

In un campeggio a Marcenay, in Borgogna, invece un'area giochi che in condizioni di normalità avrei trovato bellissima e comoda è stata, questa volta, fonte di un po' di preoccupazione. Questo campeggio, infatti, ha un grande salone nella struttura centrale allestito ad angoli: un salottino con dei divani, uno con grandi tavoli, un angolo giochi per i bambini. Davvero molto accogliente e confortevole, però – in questo periodo – diventa difficile usufruire delle parti e dei giochi comuni senza farsi qualche domanda sulla sicurezza.

Oltre ai campeggi, ci sono le scelte delle aree sosta, che da una parte spesso non hanno i bagni in comune, e si riduce così una possibilità di rischio, dall'altra hanno però spazi molto più ristretti e meno distanza di sicurezza tra un camper e l'altro.

Noi, anche questa estate, abbiamo scelto molte volte degli agricampeggi. Una soluzione che amiamo perché stanno nel verde, quest'anno hanno mostrato anche il valore aggiunto della piccola capienza. Ci è capitato a Fabriano (Marche), a Fortunago e a Codevilla (due comuni dell'Oltrepo pavese) di esserci solo noi oltre ai proprietari... e qualche gallina. Una bella garanzia di distanziamento sociale!

4 sosta agricamping
Visitare attrazioni e frequentare luoghi pubblici, si può? Le nostre esperienze

Il distanziamento sociale non ci ha impedito di visitare attrazioni o luoghi di cultura. In molti di questi abbiamo trovato davvero l'attuazione e il rispetto delle regole igieniche e di prevenzione. Certo, in un grande parco dei divertimenti non ci saremmo proprio andati, per quanto anche quelli avessero dichiarato il rispetto delle norme anti-Covid.

Abbiamo scelto luoghi più piccoli o poco famosi, e vi raccontiamo qualche esempio delle limitazioni che abbiamo trovato.

A Mulhouse, città francese in odor di Svizzera e Germania, abbiamo visitato la Citè du train, il museo ferroviario più grande d'Europa. Nonostante la fama del luogo e il periodo centrale di agosto, i visitatori ci sono sembrati pochi, o comunque molto ben distribuiti nei grandi spazi dei padiglioni.

Si visita ovviamente con la mascherina (i bambini hanno l'obbligo solo sopra gli 11 anni, ma essendo un luogo chiuso noi le abbiamo fatte tenere anche alle piccole). Nella visita è prevista la possibilità di fare un giro su due trenini elettrici: proprio per le misure anti-Covid hanno ridotto la capienza, occupando un vagone sì e uno no, accorciato il tragitto per permettere di smaltire eventuali file di attesa, introdotto la pulizia con disinfettante dei sedili e sportelli a ogni cambio di persone.

5   Alla Cite du train

A Fabriano, in provincia di Ancona, non potevamo non visitare il museo dedicato a quello che è il prodotto più famoso di questa città: il Museo della carta. Cercando sul sito informazioni sulla eventuale chiusura (era ancora epoca in cui non tutti avevano riaperto) ho trovato subito le indicazioni per l'accesso al museo: prenotazione obbligatoria, gruppi ristretti, possibilità di vedere in fase di prenotazione quante persone erano già in lista per la fascia oraria scelta.

La visita poi, possibile solo con la guida, prevedeva l'obbligo della mascherina.

Anche nei luoghi all'aperto abbiamo incontrato obbligo di mascherina e alcune limitazioni. Ad esempio, nel parco della Montagna delle scimmie in Alsazia, dove si possono avvicinare delle colonie di macachi berberi che vivono nella foresta, normalmente la visita prevede la possibilità di offrire in mano alle scimmie degli speciali pop corn. È sicuramente una delle attività più belle e particolari, ma quest'anno è stata sospesa per ridurre le possibilità di contatto e di oggetti passati di mano... anche tra specie diverse.

6 montagna scimmie

Mi ha invece lasciato molto perplessa la gita in motonave che abbiamo fatto da Chioggia a Venezia, navigando nella laguna: mentre la mascherina era obbligatoria nella zona della barca al chiuso, non lo era nella terrazza superiore, perché all'aria aperta. Avrebbe potuto andare bene, se avessero imposto il distanziamento e ridotto la capienza. Invece i posti nelle file sono stati fatti occupare tutti e si stava letteralmente appiccicati senza nessuno strumento di protezione.

Italia o estero? L'importante è il buon senso

Ho letto commenti sui social in cui chi era stato in vacanza in Italia accusava a chi era stato all'estero di aver riportato il virus nel Paese (soprattutto verso la fine di agosto, quando sono emersi diversi casi di contagiati in vacanza), solo per essersi permessi di andare oltre confine quando avrebbe dovuto essere l'estate della riscoperta dell'Italia, e viceversa altri che facevano notare come, pur restando in Italia in zone molto frequentate, si fossero esposti a molti assembramenti casalinghi.

Noi abbiamo viaggiato sia in Italia (piccoli tour a pochi km da casa, un giro nelle Marche sia all'estero (in Francia). La nostra esperienza ci fa dire che – in quel momento – scegliere tra Italia o estero non era l'elemento che faceva la differenza.

A fare la differenza, in termini di sicurezza, è stato innanzitutto la regione scelta: abbiamo evitato quelle che temevamo di trovare più affollate, quindi in Italia non abbiamo neanche preso in considerazione il Salento o le spiagge della riviera romagnola in agosto, ma abbiamo persino scartato l'Abruzzo quando abbiamo avuto la sensazione che molti si stavano orientando su una regione solitamente non gettonatissima.

Sulla Francia abbiamo fatto una considerazione simile: se prima della pandemia avevamo in mente di visitare la Loira, alla fine – temendo che i turistici castelli avrebbero potuto essere occasione di code e troppi contatti - abbiamo optato per una regione non presa di mira dal turismo di massa, la Champagne, e ci siamo “accontentati” di altri castelli minori, quelli della Via dei Duchi in Borgogna, dove non abbiamo trovato code, e anzi spesso eravamo solo una decina di persone sparse per il palazzo.

7   In un castello quasi da soli s

Quello che abbiamo imparato, in questa estate, è che a fare la differenza è il singolo posto, la singola situazione, il singolo momento: scegliere posti poco frequentati, accettare di cambiare destinazione se non ci sembra adeguatamente sicura, accertarsi che un locale o un servizio sia gestito secondo le regole, scegliere il ristorante di fianco se quello che ci piaceva non rispetta le distanze, scegliere un periodo, un giorno, un orario diverso. Scegliere chi lavora con serietà e rispetto delle regole e boicottare chi non lo fa. Anche se lì avevo proprio voglia di andarci.

Tra il fare tutto ad ogni costo e il rinunciare totalmente, ci sono molte vie di mezzo che ci permettono di godere il viaggio: a fare la differenza quindi, come in molte altre cose, è anche il buon senso.

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