Repubbliche Baltiche e Finlandia in camper
- estate 2016 -
Ecco il diario di viaggio in camper degli amici Giuliano e Anna di Verona. Hanno definito questo itinerario "piano B" perché inizialmente era assai più ambizioso, e includeva l’intera Scandinavia. Per varie ragioni hanno dovuto ridimensionarlo, riducendolo, ma non sminuendolo. Andiamo a leggere il loro itinerario alla scoperta del fascino del Grande Nord: le Repubbliche Baltiche e la Finlandia.
Viaggio realizzato dal 21 giugno al 22 luglio 2016
COMPLIMENTI E GRAZIE PER AVERE SCELTO QUESTO DIARIO!!
Per la realizzazione e la riuscita di questo viaggio, devo riconoscere di avere attinto a man salva dai diari di altri colleghi che mi hanno preceduto in questa bella avventura. A loro vanno i miei ringraziamenti e la mia gratitudine: i consigli e le precise indicazioni sono stati davvero preziosi. Con queste note ho voluto rendere almeno una parte del molto ricevuto, cercando di essere il più accurato e preciso possibile nelle indicazioni, mettendo le mie esperienze a disposizione di chi volesse prendere in considerazione questo itinerario. Ho preferito evitare la forma del diario giornaliero (che fa tanto viaggio alla giapponese), perché i tempi di visita sono soggettivi, così come quelli degli spostamenti. Le brevi osservazioni sui luoghi visitati rispecchiano il mio punto di vista e non sempre sono coincidenti con le guide, perciò prendetele per quello che sono.
Per le lingue, problemi zero: ho attraversato sette Paesi e ho notato che tutti se la cavano abbastanza bene con la loro, io pure non ho difficoltà con la mia e tutti vissero felici e contenti.
Chi ha santi in Paradiso, o pensa di averne, non esiti a scomodarli, perché la locuzione “tempo variabile” a queste latitudini, la troverà declinata in tutte le forme possibili e spesso potrebbe condizionare parte del viaggio. Perciò un aiutino...
Le strade non sono il piatto forte dei Paesi Baltici, ma tenendo conto del traffico assai scarso, si tengono discrete medie ugualmente. Occhio ai limiti di velocità e al Codice della strada: lo rispettano rigorosamente, nessuno sorpassa se non è consentito e nessuno supera i limiti indicati (talvolta un po' cervellotici). A!la lunga vi accorgerete che è un vantaggio.
Animali visti: moltissime cicogne nei Paesi Baltici; un toporagno che attraversava correndo la strada mentre fotografavo un lago in Finlandia; una volpe che si aggirava tranquilla nel prato di un centro commerciale e una lepre nel prato del Campus Universitario a Jyvaskyla.
Le località e le coordinate GPS evidenziate e in neretto sono quelle dove abbiamo trascorso una o più notti. Problemi di sicurezza nessuno, in tutti i Paesi visitati. Possibilità di sosta praticamente ovunque con pochissime limitazioni. Nelle Repubbliche Baltiche ci sono più distributori che auto, per non dire dei supermercati che sono ovunque e spesso aperti fino alle 23 anche di domenica. Può sembrare incredibile, ma in migliaia di chilometri percorsi tra Repubbliche Baltiche e Finlandia non ho assistito a nessuna infrazione del codice stradale: sorpassi, limiti di velocità, precedenze, parcheggi, semafori, mai. I bus vanno a 45 all’ora persino sulle strade a doppia corsia.
Di solito inizio il diario dalla prima tappa vera e propria, ma trattandosi di un lunghissimo trasferimento (1700 km. da Verona alla frontiera lituana), ritengo utile aggiungere qualche informazione perché i tempi di viaggio rischiano di dilatarsi abbondantemente. In Austria ci sono molti cantieri che provocano inevitabili rallentamenti; nella Repubblica Ceca un po’ meno, ma anche lì non si viaggia troppo spediti. In Polonia ho ritrovato le beneauguranti cicogne, i tristi venditori di mirtilli lungo le strade e i celeberrimi solchi nel catrame scadente. Gli incubi, che credevo rimossi dopo dodici anni, sono riaffiorati impetuosi come un fiume carsico e ho rinnovato, con gli interessi, le maledizioni e gli accidenti di allora. A ciò si aggiungano chilometrici cantieri e il conto è fatto. Partendo da Verona, ho scelto Tarvisio, Vienna, Brno e Varsavia, ma senz’altro era meglio prendere per Brennero, Berlino, Varsavia: era di poco più lunga, ma certo più scorrevole grazie all’autostrada che adesso arriva fino a Varsavia (sperimentata nel viaggio di ritorno). I tempi di esaurimento dei cantieri non mi sembrano molto rapidi e consiglio di tenerne conto.
Repubbliche Baltiche
La porta di ingresso per la LITUANIA è stata Augustow (LT) (53.85290/22.98863, comodo parcheggio in riva al lago tranquillo anche per dormirci). Noi abbiamo solo pranzato e poi abbiamo proseguito verso Trakai (LT) (54.64531/24.93407 nel parcheggio dei bus). Il colpo d’occhio del castello in mezzo lago è di grande effetto, con le isole intorno ricche di vegetazione e le barche a vela. Si tratta di un maniero ricostruito (e anche male) ad uso e consumo dei turisti: sembra un OUTLET. Comunque tutto l’insieme con i negozietti e la passeggiata, nella luce del tramonto, è accattivante e vale la pena di spenderci un paio d’ore. Quindi rotta verso il minimalista City Camping di Vilnius (City Camp 54.40.49,7/25.13.33,9). Non raffinato, ma con tutto quello che può servire ad un camperista per un paio di giorni. Così, come Del Piero non era il Perugino, ma il Pinturicchio, Vilnius non è uno scrigno, ma un salvadanaio. Ha molte cose gradevoli, ma poche di gran pregio; piace, ma non rimane nel cuore. Notevoli i parchi cittadini, la grande piazza centrale con una cattedrale e una torre scenografici. Belle alcune chiese di varia confessione. Gradevoli i palazzi intorno e alcuni vicoli caratteristici con le botteghe artigiane. Purtroppo molto era stato distrutto dalla guerra e poi riedificato seguendo le teorie ricostruttive di quel trombone di Eugene Le Duc: difficile capire chi ha fatto più danni. Dalla Torre di Gedimino, farlocca come un Rolex cinese, si può ammirare la città dall’alto, ma il panorama rimane modesto. Una stella. Il venerdì ai lituani porta bene, perché abbiamo visto molti sposalizi e battesimi in quel giorno. Nella cattedrale ci siamo imbattuti in un matrimonio: la sposa, molto carina e di bianco vestita, era accompagnata da una testimone con un corpo da reato. Bellissima, inguainata in un vestito nero di pizzo con una scollatura dietro che per un centimetro scarso la metteva al riparo da una denuncia per oscenità. Sembrava nuda e gli occhi di tutti erano su di lei. Tralascio i moralismi che non sono pane per i miei denti, ma una vera amica non ruba la scena alla sposa nel suo giorno più importante.
Prossima tappa il Parco Aukstaitja (LT), passando per la graziosa Paluse (55.19.43,4/26.06.06,6. nel parcheggio vicino al centro informazioni), sotto la bella chiesa di legno, l’unica trovata chiusa. Gradevole la posizione sul lago dalle cui rive è possibile godersi un bel tramonto. A chi ama visitare i parchi, consiglio di acquistare una carta dettagliata nei centri informazione (uno è a Paluse, appunto) altrimenti è complicato girarli. Una delle località visitate è Ladakalnis (LT) (55.22.30,5/25.59.07,7 parcheggio nel bosco) e possibilità di salire con una comoda scalinata in legno su una collinetta per ammirare lo spettacolo dei Laghi dall’alto. Poi è stata la volta del Mulino di Ginuciai (55.23.12,9/25.59.42,1 in uno dei vari parcheggi del paesino). Il fresco torrente è la meta di molti bagnanti e il laghetto che forma tra i salici sulle rive, attira molte famiglie. La maestosa e quasi millenaria Quercia, nascosta dietro una casa gialla al limitare del bosco, si trova a Trainiskis (LT) (55.23.12,9/26.02.42,6) che è, naturalmente, sulle rive di un lago. Mi ha ricordato il “Castagno Miraglia” nelle Foreste Casentinesi. In riva di uno di questi, ci siamo fermati a rinfrescarci, cenare e goderci un interminabile tramonto. Quindi una lunga tappa attraversando la parte orientale della ESTONIA e della LETTONIA: boschi, campagne mal coltivate, qualche casupola e ben poco d'altro. Traffico inesistente. Passando da Daugavpils e Rezekne, snobbate per dar retta a un pessimo consiglio non verificato, fermandoci solo per pranzare e dormire tranquillamente nell’ampio piazzale di uno dei tanti distributori, fino alla vivace e frequentata Rõuge (EE) (57.72864/26.93860), con i suoi bei laghi in uno dei quali mi sono fatto una piacevole nuotata. Il parcheggio è un po’ sopra il paese, con bagni e Wi-Fi libero. Abbiamo incontrato una bella coppia, Riccardo e Manuela, con un camper su pick up che ne rispecchia lo spirito di attenti e mai sazi viaggiatori, e ci hanno dato alcune utili informazioni circa il Parco di Lahemaa. Ci siamo intrattenuti per qualche ora a chiacchierare piacevolmente. Ovviamente abbiamo trascorso la notte nel parcheggio. Perdersi Tartu (EE) (58.38166/26.72376 parcheggio vicinissimo al centro) sarebbe stato un peccato perché ha un centro piccolo, ma coinvolgente. Simpatica la statua degli innamorati che si baciano sotto la pioggia. Nel parco c’era una bacheca di vetro aperta con dei libri; chi vuole leggere all’ ombra degli alberi può prenderne uno e poi riporlo o magari lasciarne uno suo per gli altri. Certe cose se non le vedi non le immagini.
Fermata successiva Viljandi (EE) (58.36502/25.59711 grande parcheggio in centro, segnalato), con il suo quartiere di vecchie case di legno e il selciato. I ruderi del poderoso castello, eloquenti testimoni di implacabili lotte, non hanno subito lo sfregio della ricostruzione pacchiana e ci raccontano attraverso le mura sbrecciate di epici scontri del tempo che fu. Da Viljandi spediti fino a Tallinn (EE) (59.44809/24.80801 City Camping) nel più ridicolo “posteggio” che abbia mai visto, a parte quello di Copenaghen. Fate attenzione quando arrivate al segnale di svolta: voltare subito a dx, ancora a dx e prendere la rampa a sinistra che sale verso i capannoni senza imboccare altre strade: è tra i capannoni. Tornando da Tallinn con un taxi, ho dovuto mostrare la piantina all’ autista e poi spiegargli dove girare. Tutto il bene che si dice di questa città è meritato. Il bellissimo centro storico è pieno di vita ed è assai ben conservato. Ha degli angoli incantevoli, talvolta ripidissime scale portano a negozi seminterrati molto eleganti, dove un tempo c’erano, probabilmente, dei magazzini. Più vasto di quanto pensassi, solo le chiese mi hanno un po’ deluso: spoglie come quasi tutte da queste parti.
La meta successiva è il Parco di Lahemaa (EE): due notti e tre giorni in questo bellissimo parco. Siamo stati a Virve (EE) a vedere, dopo un'oretta abbondante di cammino su un ben segnalato sentiero nel mezzo di una foresta, uno dei massi più grossi, il Majakivi (600 m3), trascinati in Estonia dalla Finlandia all’epoca delle glaciazioni 12/13 mila anni fa. Moltissimi altri sono disseminati lungo la costa. Poi fino a Vinistu (EE) (59.64577/25.75240 parcheggio nel porticciolo). Quindi alla movimentata Vosu (EE) (59.57772/25.96621) notte trascorsa in un grande parcheggio tranquillo. Ho fotografato un tramonto spettacolare alle 11 di sera. Giù fino a Oandu (EE) (59.56514/26.10059) nel parcheggio del bel centro informazioni un centinaio di metri dentro il bosco. È molto grazioso, ha un piccolo museo e c’è un pozzo da cui attingere, col secchio e la carrucola, dell’acqua deliziosa. Da lì, se piace, e a noi piace, partono invitanti sentieri, tra cui quelli per vedere la Foresta Integrale e il Sentiero dei Castori, percorsi entrambi. Ultima tappa del parco Käsmu (EE) (59.61035/25.91628 nel parcheggio a fine della strada), molte belle case di legno (alcune accolgono i camper nel giardino), all'inizio del sentiero panoramico che corre lungo la interessantissima costa. Ultime foto nel parco.
Ritorno a Tallinn e imbarco per !a Finlandia. Noi abbiamo scelto la Viking, che ha traghetti che partono alle 8 e alle 14. GPS 59.26.38/24.45.37 esattamente nel piazzale di imbarco. Il terminal è A/B e conviene arrivare almeno un’ora prima. Il sabato e la domenica costa meno e non è necessaria alcuna prenotazione, anzi, costa di più.
Finlandia
Paese dai centomila laghi e duecentomila autovelox. Li abbiamo visti tutti: i laghi finiranno nel cassetto dei ricordi, gli autovelox in quello degli incubi insieme alle strade polacche. State attenti perché sono ovunque e i limiti di velocità cambiano bruscamente. Appena scesi ci siamo diretti a Porvoo (FI) (60.40215/25.65290, ottimo anche per dormire, nel parcheggio dei bus vicino al ponte). In alternativa, poco prima, ci sono due parcheggi liberi ben segnalati. Come tutte le chiese, anche la cattedrale di Porvoo è deludente all’interno, ma il quartiere di vecchie case di legno è un gioiellino. Molti i negozi arredati stile anni 30 - 40 richiamano alla mente certi film ambientati nel Middle West americano o certi quadri di Edward Hopper: davvero piacevole.
Lungo tappone verso Punkahariu. Ci siamo fermati a passare la notte (anche se in realtà in Finlandia di notti non ne abbiamo mai viste) in uno dei mega piazzali della ABC! una catena di distributori con annessi negozi, ristoranti, market e, spesso, camper service. Carico, scarico e, una chicca, gonfiaggio gomme. Rimangono aperti tutta la notte. Quindi, nel cuore della zona dei laghi. Punkahariu (FI) (61.77812/29.28171) è tra laghi e boschi, appunto, e abbiamo trovato un bel posto un po' defilato in riva a uno di questi in mezzo alla foresta. La strada ad un certo punto devia su uno sterrato per circa un chilometro, percorretelo tranquillamente perché arriva in un ampio spiazzo dove c’è un ristorante e alcune casette vacanza ed è dotato di acqua e luce. Ideale per rilassarsi. Successivamente, visita all' arcigno castello di Savonlinna (61.86611/28.88695), oggetto di aspre contese e cambi di mano, poi al porticciolo bighellonando tra le case di legno. Imperdibile, anche perché distante pochi chilometri, la spettacolare chiesa in legno di Kerimaki (FI) (61.91257/29.28348), dove abbiamo dormito in uno dei tanti parcheggi lì intorno, esattamente in quello sotto il campanile. Imponente e priva di orpelli come dev'essere ogni chiesa protestante che si rispetti. Comunque merita di essere vista. La nuova, ambita meta è Koli (FI) (62.23329/25.73264 presso gli impianti di risalita). Ci si arriva, al parcheggio, dopo 1,5 Km. di sterrato facile. Purtroppo una pioggia incessante ci ha rovinato il programma che prevedeva un paio di giorni di sosta, la salita sul “monte” con la seggiovia e un trekking tra i boschi sulla cresta per goderci lo spettacolo dei laghi dall’alto. La nebbia sulla cima e le previsioni di un ulteriore peggioramento del tempo nei giorni successivi ci hanno indotto a rinunciare e perciò ci siamo diretti, con un lungo giro e con calma, verso Jyvaskyla (FI) (62.23329/25.73264) parcheggio di fronte all’Università e al Campus, opera del più importante architetto finlandese, Alvar Aalto e ricca di molte sue opere, oltre che di un museo. A pochi chilometri, isolata dopo un ponte e semi nascosta dagli alberi, la bella Chiesa di Petajavesi (62.24990/25.18806 parcheggio vicino al ponte). Ha 250 anni, è molto semplice, con decorazioni poco pretenziose e tutta di legno grezzo, ma ha un'aria raccolta, protettiva. Vi piacerà sicuramente. La zona attraversata, in diversi giorni, di alcune centinaia di chilometri, è probabilmente quella a più alta concentrazione di laghi che si possa immaginare. Quasi tutti, anche quelli non grandissimi, hanno una forma irregolare con piccole baie e promontori sui quali spesso ci sono un bungalow rosso cupo semi nascosto dagli alberi, un pontile e una barchetta: verrebbe da pensare che siano proprietà privata o che ce ne sia uno a disposizione per famiglia; difficile immaginare qualcosa di più idilliaco. Le occasioni, e le possibilità, di sosta durante il percorso sono infinite, ed è arduo sottrarsi al fascino di questa natura così presente e diversa da come siamo abituati. I finlandesi ci vivono in perfetta simbiosi.
Percorrendo con calma e molte tappe la bella strada che si snoda con leggeri saliscendi tra i laghi, siamo arrivati al campeggio Harmala di Tampere (FI) (61.47199/23.74052). La bella Tampere. Un mirabile esempio di sapiente recupero urbanistico di una vastissima area industriale del XIX secolo, ormai dimessa, sottraendola al degrado e che poteva segnare l'inesorabile declino della città. L'enorme complesso delle Filature Finlynston, è oggi il cuore palpitante di innumerevoli iniziative e attività pubbliche e private che hanno trovato nel terziario nuovo slancio e vita. Archeologia industriale e architettura moderna fuse in perfetta armonia. Perfino le ciminiere, che svettano come obelischi, sembrano testimoni orgogliose di una floridezza ancora presente, come moderne torri di una S. Giminiano nordica.
Il giorno successivo Rauma (FI) (61.12774/21.51945, comodo parcheggio a ridosso di Vanha Rauma). Quello che le guide descrivono di questo quartiere, è assolutamente vero. Belle case di legno dai tenui colori pastello, ampie vie in pietra ruvida, moltissimi negozi eleganti, nessuno di paccottiglia. C’è una solida e bella chiesa in granito, tra altissimi alberi, con un giardino intorno, cinta da un muretto e in parte circondata da un ruscello. All'interno degli affreschi del 1500, una rarità. Peccato che diluviasse e gestire ombrello e macchina fotografica sia stato complicato. Il maltempo ci ha accompagnato fino a Turku (FI) (60.45130/22.27789 in un ampio parcheggio in pieno centro, di fronte alla Abo Akademi). Dal parcheggio, a un centinaio di metri, praticamente dal sagrato della cattedrale lì vicina, si attraversa un ponte e si è sulla riva destra del canale. È una città particolare, nel senso che non c’è un nucleo storico vero e proprio attorno al quale si è sviluppata la città, ma è un rettangolo che comprende le due sponde del canale dove i palazzi d'epoca si mischiano con disinvoltura a quelli moderni e così anche le belle case in legno che ogni tanto irrompono nel panorama urbanistico. Le cose interessanti vanno scoperte piano piano girando per i viali larghi e luminosi, dall'una e dall’altra parte del canale. Numerosi i musei prevalentemente dedicati ad autori contemporanei, ma anche la massiccia cattedrale in solida pietra fa la sua bella figura. Nella piazza del parcheggio alcuni pregevoli palazzi, alcuni opera di un architetto italiano. Senz’altro da includere nell'itinerario.
Talvolta, nel redigere i diari, si omette una parte che, a mio avviso, non è meno importante di quelle descritte, cioè il viaggio stesso. Per esempio, da Turku a Helsinki, passando per Hanko Hango, si percorre una strada bellissima che offre un fantastico panorama e che si dipana tra le lievi ondulazioni di un paesaggio mai piatto, mai noioso. Grazie al clima più mite, il bosco, onnipresente, in questa zona un poco si dirada e cede ampi squarci alla campagna coltivata a cereali e infatti sono numerose le belle e grandi fattorie rigorosamente di legno e color rosso cupo, costruite quasi sempre al limitare del bosco. Sulla strada che porta a Helsinski, con una deviazione, si arriva a Hanko Hango (FI) (59.82038/22,96236), un buffo nome che richiama altre latitudini, ma che invece è, sin dall’800, una ambita meta turistica della Finlandia del sud. Più che vivace la definirei spumeggiante, nel senso ampio del termine: birra e non solo scorrono a fiumi. Ci siamo arrivati in una bellissima giornata di sole ed era piena di gente, giovani soprattutto, che affollavano il grande porto turistico gremito di barche, molte delle quali in gran pavese. Era un garrire di bandiere, di musica e di voci festose e magari un po’ impastate: una notevole sarabanda. Ci sono alcune grandi ville in legno davvero molto belle, a testimonianza di un turismo che deve essere stato, in passato, d'élite. Dei due parcheggi, uno è sterrato e abbastanza grande e l’altro più piccolo, ma meno comodo sull’altro lato del porto. Noi abbiamo dormito, per modo di dire, nel primo.
Al mattino presto ci siamo svegliati immersi in una nebbia cosi fitta da poterci appoggiare una bicicletta. Per fortuna si è diradata in fretta, così siamo potuti partire quasi subito e, conoscendo la vocazione etilica dei finlandesi, ci siamo diretti senza indugi verso Helsinski (FI) (Camping Rastila 60.20678/25.12063, un po’ fuori città, ma con la metro vicinissima) che abbiamo raggiunto e attraversato senza difficoltà. Helsinki non è figlia di un Dio minore, come sembrerebbe leggendo qualche sbrigativo commento. Ha un vasto centro con viali larghi e alberati, molti bei palazzi, moderni e d’epoca, una vitalità contagiosa e una incantevole posizione con tutte quelle isole davanti al suo animatissimo porto. Su due colline, quasi a contendersi in singolar tenzone le anime dei finlandesi, la compatta e sfarzosa Chiesa ortodossa luccicante di immagini, stucchi e ori, in mattoni rosso cupo e con le cupole dorate. Di fronte, quella luterana: bianca, imponente, con una ripida gradinata a rammentarci che il Paradiso bisogna guadagnarselo e un intransigente S. Paolo (il santo preferito dai protestanti) a controllare sul frontone dell’entrata. L’interno, in contrasto con la basilica, è di una essenzialità quacchera: solo intonaco bianco e poco altro alle pareti e sull’altare. Deludente, spiace per loro, ma: Ortodossi battono Luterani 3 a 0. Poi ne abbiamo vista anche una protestante e, miracolo, non era come ci aspettavamo, anzi, elegante e slanciata nella struttura e con degli interni particolarmente elaborati. La sua ricerca ci ha dato l’occasione per scoprire un’altra parte della città con altri ammirevoli edifici.
Repubbliche Baltiche
Giornata interlocutoria: inizia il lento ritorno. Siamo partiti per Tallinn da Helsinski che sembrava il porto delle nebbie: cielo, terra, mare, navi, io, mia moglie e il camper avevamo il medesimo colore grigio. C’è stato qualche contrattempo dovuto ad un cambio di orario del traghetto (Viking line terminal C - 60.16563/24.97431), ma alla fine ci siamo imbarcati. Sbarcati, abbiamo fatto qualche giro a vuoto in una Tallinn su cui doveva avere diluviato stando alle strade allagate, prima di imboccare la strada per l'isola di Saarema (EE) e, sotto un cielo per nulla rassicurante con le sue cinquanta sfumature di grigio, siamo giunti al traghetto di Virtsu per poi dirigerci verso Kuressaare (EE) (58.24445/22.48254 parcheggio antistante il castello). Dal traghetto (non prendetelo la domenica sera per tornare: 3 km di coda in uscita, credo che gli ultimi si siano imbarcati nel cuore della notte) parte una buona strada di una sessantina di chilometri che si sbobina tra più radi boschi di variegate piante d'alto fusto, comuni nelle zone rivierasche che beneficiano di un clima meno rigido, e ampi tratti di zone coltivate. Saarema è partita col piede giusto. Dal momento dell’imbarco il tempo ha virato decisamente al bello e al tramonto, verso le 22, splendeva sul castello un sole luminosissimo in un cielo che sembrava dipinto dal Tiepolo: tempo variabile appunto. Kuressaare è un bel centro che si sviluppa essenzialmente attorno alla piazza triangolare del paese e in alcune vie dalle tipiche case di legno, intorno. Vicino, una curiosa chiesa col doppio campanile, uno quadrato e uno rotondo, che sembrava abbandonata. Naturalmente c’è da vedere anche il castello, in realtà un grande e squadrato palazzo turrito, che si erge imponente all’interno di un vasto e poderoso bastione difensivo circondato dall’acqua. Le scogliere di Panga Pank (EE) (58.56994/22.29007, grande parcheggio) sono in una posizione incantevole e fanno parte di un parco utilizzato anche, stando alle strutture, come campo estivo per ragazzi o qualcosa del genere. Se fossi arrivato alle dieci di sera invece che alle dieci di mattina, avrei sicuramente trascorso la notte sul piazzale: chissà che tramonto avrei visto. Dalla scogliera, alta più di venti metri, si vede nitidamente il fondale. Ad Angla (EE) (58.52567/22.70067) si possono osservare gli ultimi mulini a vento rimasti sull’isola. Nell’isola di Muhu (EE), collegata da una strada a Saarema, c’è la piccola Koguva (EE) (58.59538/23.08336) con un ben conservato villaggio contadino immerso nel bosco. Alcune case sono private, ma una grande corte con tutte le sue pertinenze e i relativi arredi, è adibita museo all'aperto. Bellissimi i tetti di paglia e la commovente casa del maestro: tre stanzucce, di cui una adibita a classe, l'altra a cameretta e quella centrale a cucina, con tutti gli arredi originali.
Rientrati sul continente, ci siamo diretti alla non lontana Pärnu (EE) (58.37670/24.49100) un parcheggio vicino alla vastissima spiaggia in un elegante quartiere della città. Al mattino ci siamo spostati in centro, in un parcheggio vicino al ponte e ci siamo goduti questa bella cittadina. Una ridondante chiesa ortodossa, una più modesta protestante e un bel centro che si sviluppa lungo una via pedonale e alcune traverse: una cinquantina di foto. Poi verso l’interno a vedere la decantata Sigulda (LV) (57.16404/24.85315) con i ruderi di un castello lasciati quasi come erano e l’incantevole parco cittadino con piante e fiori curatissimi e dei variopinti bastoni piantati nel prato. Un parco nel parco, da non credere. La testa me lo diceva che andare a vedere il castello di Turaida (LV)(57.18604/24.84476) era una perdita di tempo, ma ho voluto ascoltare il cuore e la cosa ancor mi indigna. Così ho ritrovato lo stesso scempio perpetrato probabilmente dal medesimo scellerato capomastro che ha rovinato Trakai, o da un suo sodale. Un orrore di ricostruzione che mi auguro non sia finanziata con i fondi europei, perché l’idea che solo uno di quei ridicoli mattoncini della Lego sia pagato con i miei soldi mi provoca una colica. È inserito in un parco vastissimo con alberi meravigliosi, laghetti e altre amenità, ma rimane indigeribile.
Il progetto era di fermarmi a dormire nel grande piazzale che c’è lì vicino, ma ho preferito mettere più chilometri possibile tra noi e lui e siamo arrivati fino a Riga (LV) (City Camping 56.95639/24.07821), per certi versi anche peggio di quello di Tallinn, però relativamente comodo per il centro. Chapeau! Riga mi è piaciuta senza se e senza ma e merita la lunga scarpinata fatta per visitarla. Attraversato il lungo ponte sospeso sulla Daugava che porta al “campeggio”, si è praticamente in centro e da quel punto in poi Riga offre il meglio di sè. Dallo stesso ponte, guardando verso il lato del campeggio (noi lo abbiamo attraversato a piedi), si ha la bella visuale di una spaziosa e ben curata spianata che si allunga nel fiume con quattro moderni grattacieli: una Manhattan dei poveri, ma di bell'effetto. In centro si nota che a Riga l'influsso tedesco ha lasciato la sua (positiva) impronta nelle molte case e nei palazzi più importanti. Attorno alla via principale e fino al Monumento alla Libertà è un susseguirsi di chiese ed edifici di grande interesse. Bello il ben curato parco lungo il fiume, strategico per una sosta rilassante dopo un lungo camminare. Molti gli scorci intriganti in cui andare a curiosare e scoprire altre chicche. I Tre Fratelli piuttosto che Casa Mentzendorff, o la Piazza del Duomo invece che il Campanile di S. Pietro. Una guida sarà senz'altro più esauriente del sottoscritto, ma di una cosa potete fidarvi: è tempo ben speso. Nemmeno il gourmand andrà deluso: molti i locali in cui si può peccare di gola.
Oggi caccia grossa: abbiamo messo in carniere due belle e grasse prede, anzi, quasi tre. La prima è stata il castello di BAUSKA (LV) (56.40312/24.17821 in un piccolo parcheggio nelle vicinanze). Metà del maniero è ricostruita e adibita a museo che si sviluppa per sezioni attorno ad uno dei due cortili. Abbastanza interessante e che vale il biglietto, anche se è un continuo entrare e uscire da una parte e dall’altra delle mura. La parte lasciata com’era è stata solamente oggetto di un discreto intervento conservativo, poco invasivo, e ancora mostra le sue poderose mura e una solitaria torre da cui godere il panorama. Il tutto, ça va sans dire, immerso nell’ennesimo parco che si estende tra i due fiumi che circondano tutto il complesso. La seconda, è invece il magnifico Palazzo di PILSRUNDALE (LV) (56.41656/24.02995, nel parcheggio segnalato o in quello adiacente del ristorante). Fatto costruire da uno dei favoriti della zarina, Ernst Biron, che, a un evidentemente apprezzato appetito erotico, ne abbinava uno ancor più spiccato per il denaro, se è vero che dopo un solo anno di reggenza ne scontò ben ventitré in Siberia. Fu affidato al collaudatissimo architetto Rastrelli, molto attivo a S. Pietroburgo, il progetto di costruzione della ambiziosa residenza, ma per una serie di vicissitudini arrivò a compimento solo dopo trent’anni. Il risultato è uno splendido edificio maestoso ed elegante nelle proporzioni e nelle simmetrie. Il lato sud offre lo spettacolo di un bellissimo giardino intersecato da viali ombrosi che creano un vasto disegno e ne alleggeriscono l’insieme: dà l’impressione di una piccola Versailles. Descrivere i preziosi interni (dagli splendidi saloni alle pregevoli porcellane, dai dipinti agli arredi) in un diario sarebbe pretenzioso, ma è senza dubbio la più bella dimora che ho visto in questo viaggio e mi compiaccio che porti la firma di un nostro connazionale.
Poiché l'appetito viene mangiando, essendo nelle vicinanze, abbiamo pensato di andare vedere la casa di campagna di Mezotne, un raffinato palazzo in stile neo classico, purtroppo non visitabile perché trasformato in albergo e centro congressi. Ha un aneddoto curioso. Lo zar, verso la fine del '700, ne fece dono come liquidazione alla governante dei suoi figli: non c’erano ancora i voucher! Nella zona tra il fiume Memele e il Musa, tra il XVIII e XIX secolo, furono costruite diverse case di campagna, oggi per lo più in totale degrado e abbandono, ed era considerata una sorta di Valle della Loira in sedicesimo. Jelgava (LV) (56.65694/23.73284) è veramente...un colossale bidone. L’inaffidabile scribacchino che ha redatto la mia guida, che evidentemente abusa dei frutti di Bacco, ne parla come di una città storica con molto da offrire. Come fidarsi di uno che usa espressioni come ”ridente cittadina” o “amena località”? In realtà c’è solo il mastodontico palazzo progettato da Rastrelli su commissione del solito Biron, che si sviluppa su quattro lati intorno ad un cortile interno. Assomiglia vagamente a una caserma e necessita di un urgente e approfondito lifting: non è nemmeno uno dei suoi migliori, direi. Oggi è sede della facoltà di agricoltura ed è visitabile, nel senso che si paga un biglietto e si può andare avanti e indietro per i grigi corridoi e guardare il giardino dalle finestre: un prato con alcuni roseti. Non una stanza, una sala, uno sgabuzzino (tra quelli “visitabili”) che conservi la minima traccia di come doveva essere. Le porte sui corridoi sono rigorosamente chiuse o, quando aperte, mostrano solo aule imbiancate occupate da banchi e sedie. Un salone, probabilmente adibito a cerimonie, aveva una fila di sedie allineate lungo la parete e un assurdo caminetto di mattoni rossi, con appesa sopra una inguardabile crosta che sembrava uscita dalla bottega di un rigattiere. Usciti sconcertati dal palazzo, dopo un sorta di caccia al tesoro, siamo riusciti ad individuare una porticina semi nascosta da cui si accede ad una specie di scantinato in cui ci sono i cinque o sei sarcofagi dei duchi che si sono avvicendati nella residenza. Una cosa penosa e per vederli avrebbero voluto altri soldi. Solo una inutile perdita di tempo.
Il parco di Kolka (LV) (57.74226/22.59103 in un tranquillissimo parcheggio in centro al paese) ci ha risarcito della delusione. È davvero curioso osservare il fenomeno delle onde che si scontrano davanti alla punta sospinte da correnti contrarie. Ne abbiamo approfittato anche per una lunga e rilassante passeggiata sulla interminabile spiaggia di sabbia sottile, a pochi metri dal bosco. Anche la strada per giungervi è molto piacevole, corre vicinissima al mare e ci sono vari punti panoramici in cui ci si può fermare a fare delle foto. È stata una discreta tirata arrivarci, ma ne valeva la pena. Ci sono due parcheggi per arrivare alla punta: uno è gratuito (57.75632/22.59103) e bisogna camminare un po’, l’altro è più vicino, ma a pagamento. Notte movimentata. Un vento fievole, facendo oscillare leggermente il camper, ci ha accompagnato dolcemente tra le braccia di Morfeo ma poi, avendoci evidentemente preso gusto, si è rinforzato e ha cominciato a shekerarci come un cocktail tenendoci svegli per un bel po’.
Al mattino abbiamo lasciato Kolka e seguendo la litoranea siamo giunti a Klaipeda (LV) (55.68808/21.14071 piazzale traghetto). La lunga strada per arrivarci non è delle migliori, però non ho trovato le famigerate strade bianche né qui né altrove, ma corre in mezzo alla foresta e a me non è dispiaciuto affatto percorrerla con calma. Le località attraversate lungo il percorso, non ci hanno molto invogliato a visitarle: una chiesa dalla facciata barocca o una antica chiesa del “1845” non avrebbero aggiunto altro lustro alla mia collezione. Se vi chiederete dove sono tutti i bikers delle repubbliche baltiche, ebbene sono concentrati su questo tratto di costa. Ne abbiamo incrociati a centinaia sulle loro rombanti moto, per lo più in gruppi di una ventina incuranti dei capricci del tempo. Meteo e strade, in questi paesi, si assomigliano molto nel senso che non sai mai come sarà il tempo fra un’ora o come sarà l'asfalto fra chilometro. In taluni tratti le toppe sono talmente tante che sono convinto che il bitume usato sarebbe stato sufficiente per asfaltarle da cima a fondo. Da Klaipeda abbiamo traghettato sulla penisola di Neringa e ci siamo diretti a Nida (LV), a ridosso del confine con l’enclave di Kaliningrad.
Tutta la striscia di terra è molto bella, così come lo sono i paesini ben curati lungo la costa, a conferma di un turismo di un certo livello. Molte splendide case che non trovano corrispettivi in altre località. Per chi ama passeggiare, andare in bici o fare foto è davvero il Bengodi. Ci sono molte possibilità di sosta ben segnalate lungo la strada, io ne segnalo due in particolare per chi volesse fotografare l’alba e/o il tramonto o anche solo ammirare il panorama dei due mari da uno dei punti più stretti: (55.29509/20.98701 – 55.30273/20.97771). Sono due parcheggi non grandissimi, ma strategici. Imperdibili, a Pervalka (LT), le dune per il panorama che offrono; la Foresta delle Streghe per le belle sculture in legno disseminate lungo il percorso nel bosco, a Joudkranté (LT). Il sabato e la domenica non sono la scelta migliore per recarsi a Neringa: troppa ressa.
Ultima tappa Kaunas (LT) (56.93421/23.91813 City Camping, una piccola, pulita, eccellente struttura). Nei presi del castello c’è un altro parcheggio (54.89948/23.88739). Sono parecchie le cose da vedere in questa ordinata città, a cominciare dal castello, mezzo rifatto; la piazza del municipio con !a sua bianca torre e poi la cattedrale, un bell’esempio di barocco che ricorda alcune chiese di Roma con le statue del Bernini. Mi ha colpito una chiesa nei pressi del castello, credo dedicata a S. Giorgio: è stata mantenuta nel medesimo stato in cui l’hanno ridotta menti ottuse e mani criminali. Una insensata devastazione contro un’ opera d’arte che, dai pochi affreschi rimasti, dev’essere stata stupenda. Poi a coccolarci con l’immancabile passeggiata sulla lunga via centrale con i suoi negozi e i molti locali, dalle cui vie laterali si arriva ad altri punti interessanti. Includerla come tappa finale è stata una buona idea e mi ha lasciato un buon sapore di questa lunga vacanza.
Altro a dirvi non vo', lettori miei. Se queste note vi saranno gradite mi farà piacere; se saranno anche utili, il piacere raddoppia.
Commenti
Un saluto e buon viaggio
Giuliano
Un saluto
Giuliano
Comunque dal diario puoi capire cosa privilegiare.
Buoni km. Un saluto Giuliano
i cani sono bene accettati dato che avrò al seguito il mio
amico peloso! Grazie
Un saluto
Giuliano
Auguri per il tuo viaggio. Spero, se vai a KOLI che trovi un tempo migliore di quanto ho trovato io. Dev'essere uno spettacolo visto da lassù.
Un saluto
Giuliano
RSS feed dei commenti di questo post.