Itinerario per un weekend nell'Oltrepò Pavese
Terra di borghi, castelli, vigneti e buon cibo per questa uscita in van
di Marta Zanella - blogger di La paura non fa 90
Complice la fase 2 che ci ha dato il permesso di girare (con le opportune precauzioni) nella regione di residenza, ma solo lì, anche noi come molti abbiamo approfittato per far ripartire il camper per un weekend “fuori porta”.
Nel nostro caso (viviamo in Lombardia) abbiamo scelto una zona che da tempo ci eravamo appuntati ma non avevamo mai esplorato: l'Oltrepò pavese.
L'Oltrepò è una terra che, per la sua geografia, mescola culture e geografie di due regioni differenti: la Lombardia a cui appartiene, ma allora stesso tempo è già oltre il Grande Fiume, e quindi già simile al piacentino e a certe aree confinanti dell'Emilia.
Il modo migliore per visitarlo, ci siamo resi conto andando, è lasciarsi guidare dalle sue stradine, su e giù per le colline, e fermandosi in ogni angolo ci sembra valga la pena.
Noi vi diamo qui solo qualche suggerimento di posti che vale la pena vedere, cibi da assaggiare, esperienze da provare. E anche luoghi dove sostare, in base alla nostra esperienza.
Zavattarello
È uno dei borghi più famosi della zona, soprattutto per la presenza del castello. Ma tutto il paese merita una passeggiata tra i suoi vicoli. Anticamente, tutto il borgo era fortificato: ancora oggi si possono vedere parti delle mura medievali. Questa parte del paese è chiamata ancora oggi dagli abitanti “su di dentro”.
Le origini di questo primo nucleo di Zavattarello risalgono alla metà del XIII secolo, quando si sviluppò questo borgo artigianale intorno all'attività prevalente: quella dei ciabattini. E infatti il nome "Zavattarello" pare derivi da "savatén", "ciabattino".
Salendo, si arriva al cuore di questo borgo: il castello. O meglio, la Rocca dei Dal Verme. Oggi si possono visitare – con visita guidata - le scuderie, gli spalti, la chiesa e le sue stanze.
La Rocca ospita anche un Museo di arte contemporanea. E anche un fantasma... d'altronde, che castello è senza un fantasma?!
La leggenda dice che si tratta di Pietro Dal Verme, vissuto nel XV secolo. Il nobile era promesso sposo a Chiara Sforza, figlia del signore di Milano. Si trattava, come era usanza all’epoca, di nozze di convenienza, ma Pietro era innamorato di un'altra ragazza, Cecilia, che dopo varie peripezie riuscì a sposare. Non ebbero fortuna, perché Cecilia morì pochi anni dopo il matrimonio, e allora a Pietro toccò davvero sposare Chiara Sforza. La quale, ancora offesa per non essere stata la prima scelta, lo uccise avvelenandolo. E così si dice che tra le stanze della Rocca il fantasma di Pietro si aggiri ancora inconsolabile per la sua sventura.
Varzi
Dici Varzi e dici salame. Inevitabile. Anche se, ad essere sinceri, un po' in tutta la zona si trovano punti vendita di salumi, e ne vale praticamente sempre la pena.
Il borgo di Varzi sorge sul torrente Staffora e storicamente collegato – per commerci e, di conseguenza, anche per cultura – alla Liguria attraverso la Via del Sale, che parte da Pavia, passa proprio da Varzi e si snoda(va) fino a Genova. Una via commerciale di grande importanza che collegava la Lombardia al porto ligure e che ha fatto la fortuna dei paesi che sorgevano lungo il tracciato, come Varzi. Nelle vie del centro storico del paese si vedono ancora le architetture che raccontano questa storia, soprattutto nei portici coperti che affiancano le viuzze acciottolate che fungevano da riparo per gli animali dei commercianti che qui sostavano e trovavano alloggio.
Stretto tra le porte Sottana e Soprana, e dominato da diverse torri, sia quelle civiche sia religiose, il centro storico di Varzi è decisamente colorato. La cosa più bella è infilarsi a caso tra vicoli e portici, imboccando ogni passaggio ci incuriosisca e seguendo le vie per scoprire dove vanno a finire, in una bottega o sulla soglia fiorita di una casa.
Se vi viene fame, consigliamo di sedervi a un tavolino per fare una merenda-aperitivo a base di salumi e un vino dell'Oltrepo.
Eremo di Sant'Alberto di Butrio
Ci sono diverse strade che portano all'Eremo di Sant'Alberto di Butrio, le più belle sono anche... le più strette. Se avete un camper, è consigliabile usare la strada che utilizzano i pullman salendo da Ponte Nizza. Si sale tra i boschi fino a 700 metri di altezza, ed ecco si arriva all'abbazia.
Fu fondata nell’XI secolo dall’eremita benedettino Alberto che aveva deciso di trasferirsi qui per condurre una vita di preghiera. La leggenda racconta che Sant’Alberto guarì miracolosamente il figlio muto del marchese di Canasco, e quindi quest’ultimo avesse fatto edificare l’intera abbazia, dedicata alla Madonna, in suo onore.
L’abbazia è stata un centro importantissimo, infatti pare che qui abbiano soggiornato diversi personaggi che hanno segnato la storia. C'è ad esempio una targa che ricorda come questo luogo sia stata la prima tomba di re Edoardo II d'Inghilterra, detto il Plantageneto. Ma di qui passarono anche Federico Barbarossa e Dante Alighieri.
Nel 1900 la cura dell’eremo fu affidata a don Orione e vide la presenza di un frate cieco, conosciuto con il nome di Frate Ave Maria, che condusse una vita di bontà e preghiera e a cui i visitatori affidano le loro, di preghiere. Oggi si può visitare quella che fu la sua stanza, con tutti i suoi oggetti personali ancora conservati, dalle medicine alla pianola, dalla stufa a legna agli abiti.
Dell'abbazia rimangono una robusta torre, avanzo della cinta muraria fortificata, e tre piccole chiese romaniche.
C'è a anche un piccolo negozio di prodotti locali come miele, tisane e liquori, ma anche piccoli lavori all'uncinetto eseguiti proprio dai frati.
All'esterno non è raro trovare camper, qualcuno dice che – se si chiede il permesso ai frati – sia possibile sostare nel parcheggio. C'è una bella area picnic e una foresteria al coperto, da cui partono sentieri per delle passeggiate.
Fortunago
Fortunago è un piccolo borgo (conta circa 300 abitanti) dal fascino romantico. La sua particolarità – e il motivo per cui appare così curato – è il progetto di recupero e restauro che è stato fatto in questo piccolo paese e che ne racconta la cura con cui è gestito.
Negli anni è stato restaurato seguendo alcuni criteri precisi: le facciate delle case tutte in sasso, i serramenti di legno in tinta naturale, balconi in legno con i vasi di fiori, la pavimentazione delle strade in mattonelle di porfido, l’illuminazione curata e soffusa, le panchine di legno, i cestini in ghisa, l’attenzione estrema per il verde pubblico.
Nei secoli, Fortunago è stato territorio del Vescovo di Tortona, poi è passato sotto il dominio di Pavia. Tra le famiglia che lo hanno governato si sono succeduti i Dal Verme, poi i Malaspina, infine entra a far parte del Regno di Sardegna. Il resto è storia d'Italia.
Si entra a piedi nel borgo e percorrendo la stradina principale si sale fino al punto più alto del colle, dove c'è la seicentesca chiesa di San Giorgio. Da qui sopra si apre il panorama sull'Oltrepo e sul parco che circonda la collina del paese.
Una curiosità: a Fortunago sono state girate anche alcune scene del film Il Capitale Umano di Paolo Virzì.
Aggiornamento: da settembre 2020, a Fortunago è disponibile un'area camper - Leggi NEWS QUI
Visita a una cantina dell'Oltrepo
L'Oltrepo, come probabilmente saprete, è anche terra di vini. Una delle esperienze che consigliamo di fare è sceglierne una (o più di una, secondo i vostri gusti) e farvi raccontare la loro storia, i loro vini, chiedendo se possibile di partecipare a visita in cantina con degustazione.
Non vi consigliamo una cantina in particolare, ma segnaliamo due circuiti attraverso i quali approfondire l'esperienza: uno è quello del Movimento turismo per il vino, quello che promuove iniziative come Cantine Aperte, le domeniche di vendemmia, giornate speciali soprattutto con i bambini, e cene e picnic in vigna soprattutto durante l'estate. Sono esperienze che sempre più cantine promuovono, indubbiamente ricche di fascino, e sono l'occasione per conoscere le persone che fanno un territorio.
L'altro è quello dei Vignaioli indipendenti, che raccoglie molti piccoli produttori, tutti con storie e vini interessanti.
Dove sostare in camper
1) Area sosta camper Varzi (PV).Coordinate: 44.82169, 9.19696
Parte di un parcheggio dedicata ai camper, proprio a bordo del torrente Staffora e appena fuori dal centro storico. Dotata di fontanella per il carico dell'acqua e possibilità di scarico.
2) Fortunago (PV), parcheggio di via Roma.
Coordinate: 44.92061, 9.18501
Un piccolo parcheggio gratuito appena fuori dalla ZTL, possibilità di sostare.
3) Azienda agrituristica Gravanago (PV).
Coordinate: 44.9185, 9.15641
Nella piccola frazione di Gravanago, comune di Fortunago, è possibile sostare nel parcheggio della cantina dell'azienda agricola. Secondo noi vale la pena abbinare una cena con salumi e piatti tipici nel grande locale ricavato dalla vecchia cantina.