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Il plein air in un mondo che cambia

articolo cesare giugno2020

Nessuno sa se si sia già fuori pericolo o meno rispetto all’epidemia di Covid-19: di sicuro abbiamo subito uno shock economico pari all'effetto di una guerra, che genererà – se non ha già generato – ripercussioni sul livello di vita di molti di noi.

di Cesare Tomasini

Anche se si fa parte della frazione fortunata della popolazione, quella che non ha perso il lavoro o la pensione, quella che ha ancora potere d’acquisto, sicuramente il clima di recessione pone a ciascuno la questione di come sarà il futuro e introduce elementi di incertezza.
Ora che ci hai rallegrati tutti quanti con questi argomenti, direte, "che c’azzecca tutto questo con il plein air? Ti rendi conto che leggiamo queste cose per svagarci e non abbiamo voglia di sentirci ripetere la triste realtà?"
Tranquilli, lo so, sono argomenti sgradevoli, ma la realtà è questa e affrontare l’impatto che ha sulla nostra passione può aiutarci ad affrontare al meglio anche il futuro perché, alla fin della suonata, è bello parlare di plein air ma è ancora più bello praticarlo!

Il virus e la rivincita del plein air

cesare carrello tenda

La tempesta che ha investito tutti noi, precludendoci la mobilità individuale e costringendoci a stare fra le quattro mura di casa, ha sicuramente lasciato indelebili ricordi personali. Per quanto mi riguarda non ho tanto sofferto la reclusione al chiuso di un appartamento perché, abitando in campagna, avevo possibilità di stare anche all’aperto; però con il telelavoro attivato (non lo chiamo “smart working” perché non l’ho vissuto molto come “smart”) mi sono sentito in un certo senso come un qualcosa (non qualcuno) di utile per il solo fatto che lavoravo, ma senza la possibilità di esprimersi che è propria del nostro essere persone.
Sono certo che ognuno di voi ha un ricordo molto personale e diverso: chi ha goduto lo smart working, chi ha colto l’opportunità di stare con i propri familiari, chi si è sentito intrappolato in una convivenza con un coniuge detestabile, chi si è sentito abbandonato da figli e nipoti impossibilitati a fargli visita …
Resta il fatto che questa situazione in tutte le persone con le quali ho avuto modo di interagire ha lasciato due sentimenti forti e apparentemente contrastanti: la grande voglia di evadere e fuggire “altrove” e parallelamente una paura di fondo ad affrontare luoghi non conosciuti che si percepiscono come pericolosi.

collage veicoli

In questo lo stile di vacanza che ci piace ci avvantaggia in modo davvero notevole: il potersi muovere e soggiornare in mezzi propri, che abbiamo pulito e sanificato noi, che frequentiamo solo noi a mio parere è una caratteristica che davvero marca la differenza. Come sapete ogni tanto mi sposto per lavoro e ovviamente frequento alberghi: ecco, in questo periodo proprio non ci penso nemmeno!! Chi ha utilizzato la mia stanza? Era infetto? Sappiamo che la malattia impiega qualche giorno per palesarsi. Chi ha pulito e sanificato? Come lo ha fatto?
In questo senso è una rivincita del plein air, dal camper alla caravan, dal carrello alla tenda: organizzandosi, infatti, anche con quest’ultima è possibile limitare al massimo l’uso dei servizi igienici, confinandolo di fatto alle sole docce.

Il plein air in tempi di crisi

carrello cesare

Quindi i motivi sono solo di ordine sanitario? No, ovvio. Ci siamo detti tante volte che lo stile di vita legato al plein air non ha più la connotazione di turismo economico, visto il costo dei mezzi e della loro manutenzione. Però è vero che è possibile, soprattutto per le famiglie più numerose, interpretare il campeggio in modalità low cost: certo non spendendo decine e decine di migliaia di Euro in un motorizzato nuovo, né pretendendo di attrezzare il nostro mezzo con ogni sorta di servomeccanismo “spaziale” per stupire gli amici, o continuando a snobbare mezzi semplici come la tenda.
Quello che i tempi correnti ci aiutano a capire è proprio di quanta sovrastruttura superflua abbiamo circondato il mondo semplice del plein air: in questo senso trovo che un bagno di austerità non ci faccia male.

Forse sono un minimalista, certamente sono un po’ un romantico del campeggio, ma la deriva in corso che tende a dare predominanza al mezzo rispetto all’uso, alla soluzione sensazionale rispetto a quella funzionale a me proprio non andava giù.
Poi devo dire che ho notato come le persone ultimamente apprezzino anche le cose più semplici, come una passeggiata o la riscoperta di quanto abbiamo intorno a casa, così come molti stiano organizzando le proprie ferie nel paese più bello del mondo che – guarda che sorpresa! - è proprio il nostro!

Ho passato un fine settimana in un campeggio sul lago d’Idro dove vado spesso per rilassarmi nei week end estivi: purtroppo per il gestore ancora poca gente, forse molto spaventata dal fatto che la località è in provincia di Brescia, la seconda più colpita dal virus, però quasi tutti italiani, quasi tutti lombardi, quasi tutti giovani e con mezzi non particolarmente “superlativi”. Queste son buone notizie!
(Apro una parentesi sul camping Venus: organizzazione perfettamente in linea con le direttive anti-Covid, ci si sente sicuri! Grazie.)

Futilità

prospettiva camping

Certo che stiamo parlando di futilità, di cose non indispensabili, di “un di più” ma credo che uno degli effetti della situazione che abbiamo vissuto sia la consapevolezza di quanto sia importante l’immateriale, l’impalpabile.

Che ci mancava negli appartamenti chiusi dal lockdown? Cibo? Energia elettrica? Salute? No, ci mancava la libertà di poter decidere di farsi un giretto fuori porta, il calore delle altre persone da incontrare e con le quali dialogare, in altre parole la socialità: se non sono beni immateriali questi! Allora stiamo parlando di futilità, certo, ma sono cose importanti perché non siamo macchine, abbiamo un’interiorità.
Durerà? Onestamente non credo, non appena ci sentiremo nuovamente sicuri per un motivo o per l’altro penso che il nostro piccolo mondo delle vacanze in plein air riprenderà le vecchie, cattive abitudini, come tutto il resto peraltro; sfruttiamo in positivo questo momento negativo per godere di cose più semplici, per riscoprire la nostra Italia, per assaporare il gusto della socialità in quattro chiacchiere per strada che, seppur con la mascherina, è una cosa che qui da noi si può ancora fare anche tra sconosciuti.

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