Plein air con la penna
Ogni anno circa mezzo milione di persone si danno appuntamento il secondo fine settimana di maggio per una festa dal sapore unico: si tratta dell’Adunata Nazionale degli Alpini.
Maggio 2019 - Quest’anno si è svolta a Milano e si è trattato di un’edizione particolarmente importante perché nel 2019 si celebrano i 100 anni di fondazione dell’ANA, l’Associazione Nazionale Alpini.
Infatti, benché il Corpo risalga al 1872, fu solo al termine del primo conflitto mondiale che, a Milano, si fondò un sodalizio che nei decenni è diventata un’associazione immensa, con una capacità di intervento nel tessuto sociale che ha pochi eguali. Non intendo andare oltre, se qualcuno fosse interessato su internet trova tutti gli strumenti per conoscere questa realtà. Bene, si dirà, bello, magari, ma cosa c’entra con la nostra passione per il plein air?
In prima battuta c’entra eccome perché ho prestato servizio nei ranghi degli Alpini, ne sono più che orgoglioso e reputo un onore ed una fortuna averlo fatto; in fin dei conti chi scrive sono io e quindi permettetemi anche qualche conflitto d’interessi, se non altro a questo livello.
Poi c’entra tanto anche il plein air perché tantissimi alpini, forse più della metà, raggiunge la città dell’adunata annuale con strumenti di campeggio che vanno dal super-camper-mega-galattico alla piccola tenda (e talvolta anche al solo sacco a pelo!), dal mezzo nuovo di pacca a quello d’annata, magari conservato in cascina per l’occasione.
Il nomadismo della festa
Personalmente in questi anni ho visto davvero di tutto: soprattutto i gruppi organizzati allestiscono campi super attrezzati dove è presente la mensa comune, la cucina con l’immancabile enorme braciere per la carne ai ferri, latrine riservate e bagni ed infine la sistemazione per la notte. Non è infrequente vedere camion a rimorchio allestiti con brande a castello!
A livello di organizzazione l’A.N.A. predispone aree per camper e caravan ma poi finisce sempre che le aiuole, anche le spartitraffico, vengono colonizzate per una giornata. Personalmente ho partecipato dormendo in tenda sulla spiaggia (a Pescara, nel lontano ‘89), con la caravan e la famiglia nei campi predisposti o anche nelle aie di simpatici contadini che ci hanno ospitato, con camper a noleggio, con la tenda da tetto per strada, con la sola auto attrezzata con un materassino tra il baule e i posti posteriori, infine con il mio piccolo camper.
Ho sempre dormito senza preoccupazioni perché l’atmosfera generale è appunto quella della festa e basta una bandierina in vista e un cappello che nessuno ti infastidisce; è anche vero però che quando mi sono parcheggiato davanti a delle case mi sono presentato e ho chiesto sempre se dessi fastidio in quella posizione.
Ma cos’è questa festa?
Per molti alpini, impegnati tutto l’anno in montagna in attività agricole, questo dell’Adunata è il momento magico delle ferie annuali: due o tre giorni da passare spensierati con gli amici; la parola d’ordine per molti è essere spartani pur di godersi l’adunata, magari bevendo il classico bicchiere di vino o di birra anche se ad onor del vero è molto più il mito della pratica.
Chi pensa che questa festa abbia risvolti militareschi dovrebbe parteciparvi almeno una volta e si convincerebbe dell’esatto contrario; assomiglia molto di più ad un carnevale così com'era nella tradizione medioevale, ovvero un momento di sospensione delle regole, nel quale giovani e vecchi stanno in compagnia, illetterati ed professori si divertono insieme, uomini e donne si scambiano battute salaci senza la paura di offendersi a vicenda. Una cosa che mi ha sempre colpito è che gli immigrati del posto sulle prime sono stupiti e un po’ diffidenti ma poi si lasciano andare partecipando ai festeggiamenti che apprezzano tantissimo, visto che comprendono che il nazionalismo non è di casa se non come motto o battuta.
Quindi tutto bene e nessun problema. Non esattamente: quando mezzo milione di persone si trova in un luogo per festeggiare, qualche idiota riesce sempre a rompere le scatole: il più delle volte sono gli alpini stessi a risolvere la questione, a volte è necessario l’intervento delle forze dell’ordine che sono sempre presenti discretamente ma in modo robusto. Per forza di cose, poi, si radunano anche i borseggiatori anche se prendono di mira soprattutto gli sprovveduti che offrono un facile bersaglio.
E soprattutto: perché andarci?
Ecco, questa è proprio una bella domanda: me la faccio tutti gli anni e non sono ancora riuscito a darmi una risposta. Io non amo le feste paesane e patronali, non amo il carnevale e le feste comandate, non amo la confusione e le fiere quindi perché ci vado?
Forse proprio perché non l’ho ancora capito, forse perché alla fine sono orgoglioso di sfilare anch'io per poter dire al mondo – ma soprattutto a me stesso – che ce l’ho fatta ad essere un alpino, io nato e cresciuto a 18 metri sul livello del mare, forse perché mi commuovo tutti gli anni vedendo la gioia delle persone semplici.
Ma anche di quelle troppo “complicate”, come una persona incontrata quest’anno alle transenne della sfilata: era di Milano, portava un cappello alpino palesemente acquistato alla bancarella e poi salta fuori che è un personaggio non secondario di una famosa multinazionale dell’informatica, che non ha mai partecipato all'adunata pur avendo servito negli Alpini perché ha sempre pensato si trattasse di un’espressione di militarismo, si stava rendendo conto del contrario ed era visibilmente commosso perché vedeva gente “vera”.
Allora cerco anch’io di non farmi troppe domande: a Dio piacendo tra un anno punterò il muso del mio furgone verso la Romagna, non voglio certo perdermi l’Adunata Nazionale 2020 a Rimini!
Condivido con gli amici di vacanzelandia qualche scatto delle Adunate e del "pleinair con la penna"