Le mete
L’anno scorso visitammo l’Alvernia, regione centrale della Francia costituita da una parte montuosa più o meno alta e da una pianeggiante. Questa zona ci è molto cara perché fu il teatro della nostra prima vera vacanza familiare: nel 1990 infatti la percorremmo con il nostro vecchio furgone Transit a gas e proprio lì il nostro primogenito compì 1 anno e iniziò a camminare. Al di là dei ricordi familiari, la zona a nostro parere è molto bella sia paesaggisticamente che architettonicamente e, semplificando un po’, mi viene da fare il parallelo con la nostra Umbria.
Le nostre 3 settimane canoniche le dividemmo tra 3 campi base: uno a Le-Puy-en-Velay (cittadina per la quale il mio cuore batte sempre un colpo in più), uno a Saint-Pourçain-sur-Sioule e uno a La Bourboule. Se prendete una carta geografica capite subito il perché.
Quest’anno invece ci siamo voltati verso est, visitando l’Ungheria: purtroppo abbiamo seguito le indicazioni di una guida turistica che si è rivelata assolutamente scadente e quindi ci siamo mossi in un modo rivelatosi poi poco razionale. In ogni caso i campi sono stati 5: il primo strada facendo a Ptuj in Slovenia, poi una lunga permanenza a Budapest, che la merita in pieno, purtroppo una sola notte a Pecs, qualche giorno nella zona di Nyiregyhaza, a est (e francamente non ne vale troppo la pena) e infine all’estremo ovest a Sopron.
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