Curiosità dal mondo del plein air: le caravan d'oltrecortina
Quando ai tempi della Guerra Fredda una barriera divideva l’Europa orientale da quella occidentale, da noi prese piede il fenomeno del campeggio mentre a est … anche!
A distanza di ormai tanti anni andiamo a vedere con quali caravan viaggiavano i nostri amici e che soluzioni adottavano nell’allestimento.
Se guardiamo indietro agli anni ‘60 non troviamo grossissime differenze tra le disponibilità del consumatore medio del blocco filo-russo e quello del blocco filo-americano; è dagli anni ‘70 che la forbice inizia ad allargarsi inesorabilmente ed è da quel periodo che assistiamo ad un miglioramento progressivo dei prodotti occidentali a fronte di una stagnazione nello sviluppo di quelli orientali. Questo fenomeno colpisce anche il settore automobilistico quindi, di riflesso, diventa un vincolo forte anche nella produzione di caravan: da noi i modelli essenziali e leggeri degli anni ‘60 vengono progressivamente sostituiti da roulotte più grandi, complete nella dotazione, gradevoli e … pesanti, mentre ad est giocoforza devono rimanere legati, o sviluppare, modelli molto poco impegnativi perché le trattrici non hanno né motori né telai atti a trainare oggetti pesanti o ingombranti. Per contenere i costi di produzione le gamme erano costituite da pochissimi modelli e da dettagli semplificati come, per esempio, finestre laterali non apribili (una caratteristica condivisa praticamente da tutti i costruttori).
A distanza di 30 o 40 anni queste caravan stanno rivivendo una seconda giovinezza perché apprezzate da chi vuole viaggiare con mezzi assolutamente non impegnativi, oppure vuole realizzare traini con mezzi d’epoca, oppure accoppiamenti particolari come quelli con i trike, il tutto investendo capitali molto contenuti. A questo proposito però va chiarito che un rimorchio che era tecnologicamente obsoleto anche 40 anni fa richiede consapevolezza nell’uso perché i freni sono quelli che sono, il sistema di repulsione a volte è basato su vecchia componentistica introvabile (per esempio su impianti frenanti Trabant), i ganci non offrono stabilizzazione e hanno tolleranze di costruzione molto approssimative, le sospensioni non sono mai ammortizzate e sicuramente vanno rigenerate.
Nelle mie ricerche mi sono sempre e solo imbattuto in prodotti tedeschi, polacchi e jugoslavi: penso che sia probabile ci siano stati anche altri modelli da Romania, Bulgaria, Cecoslovacchia, Ungheria e URSS ma non sono riuscito a trovare che un tentativo della Skoda di creare un prototipo che poi non mi risulta abbia avuto vita commerciale; certo le lingue utilizzate nei vari forum non aiutano troppo a fare ricerche!
Quindi come sempre parlerò dei modelli che nel tempo ho rintracciato, sarei grato se qualcuno potesse integrare con qualche altra chicca! Andiamo ad iniziare.
Jugoslavia, IMV (Industrija Motornih Vozil)
Parliamo proprio di Adria, la casa slovena ancora ben attiva e intraprendente, che era annoverata tra quelle dell’est europeo perché la Slovenia era parte integrante della Jugoslavia e questa, seppur formalmente “paese non allineato” era più sbilanciato ad est che ad ovest. Dal punto di vista caravanistico, invece, la IMV (proprietaria del marchio) era decisamente filo-occidentale, avendo la gran parte della clientela ad ovest; questo spiega anche la sopravvivenza del marchio nel tempo!
Sui modelli Adria c’è poco da dire: spartani e leggeri ma robusti, erano disponibili con una gamma ampia e diversificata e comunque allo stesso livello tecnologico degli omologhi dell’ovest e non è raro trovarne ancora in circolazione sulle nostre strade o installate nei campeggi. Un paio di curiosità “personali” legate a Vacanzelandia: la famiglia dei genitori di Lorenzo tra gli anni ‘70 e ‘80 possedeva proprio una caravan Adria, così come la mia prima caravan fu un’Adria, acquistata pochi mesi prima della proclamazione dell’indipendenza della Slovenia (1991).
Polonia, Niewiadow (Zakłady Sprzętu Precyzyjnego „Niewiadów”)
Il nome impronunciabile di questo costruttore polacco fece sì che i modelli importati in occidente fossero ri-marcati nei modi più disparati: in Italia “La Boheme” o “Pol-Mot”, in Austria “Puscherl”, in Germania e Olanda “Predom”, in Gran Bretagna “Freedom”, ecc. Sorpresa delle sorprese sono ancora disponibili in diversi paesi europei tra cui il nostro, presso la piemontese Allcar! Mi risulta che l’azienda, dopo un momento di crisi, abbia ripreso la produzione sia dei modelli classici, sia di altri nuovi più convenzionali.
I modelli prodotti si basavano sostanzialmente su due scocche siglate entrambe N126, anche se per un periodo fu disponibile un terzo modello detto N132; per ognuna delle scocche erano poi a catalogo tre diverse disposizioni interne, per potersi adattare alle esigenze delle famiglie. In comune tra i modelli v’era la tecnologia costruttiva che consisteva in un guscio totalmente in elementi di vetroresina stampata, rivestito all’interno da una schiuma tessile a finitura vellutata: va da sé che l’isolamento era limitato e inadatto al campeggio invernale.
Il modello più piccolo era anche detto “126” perché nasceva con l’ambizione di poter essere trainata dall’utilitaria Fiat costruita allora in Polonia dalla FSO; si tratta di una caravan molto particolare nella forma, personalmente ritengo sia una delle roulotte dal design più piacevole nel campo delle “piccole”: per quanto sembri strano, è estremamente aerodinamica (questo parametro in una caravan va valutato in accoppiamento all’auto, non certo in posizione di piazzola!) e infatti la moderna T@B la ricorda un po’. La lunghezza della scocca è inferiore ai 3 metri, mentre l’altezza interna si realizza con un tetto alzabile centrale (tipo Eriba Touring), che provvede anche alla ventilazione estiva, dato che le finestre laterali sono – ovviamente – fisse. Una curiosità: per il mercato britannico la caravan veniva fissata al telaio in posizione … invertita in modo che la porta si trovasse dalla parte del marciapiede!
Con una scocca di forma sostanzialmente identica ma di maggiori dimensioni, la N132 non ebbe grande successo commerciale ed è raro persino trovare delle foto; qualche anno fa mi capitò di vedere un’inserzione di questo modello, non mi ricordo in quale regione d’Italia, però si trattava praticamente di un rottame da sfasciacarrozze.
Chi voleva un mezzo più capiente si indirizzava al secondo modello della gamma N126, più grande ma sempre contenuto: molto più convenzionale nelle forme a grande beneficio dell’abitabilità interna, nelle intenzioni della casa costruttrice era destinato a vetture più strutturate, per intenderci della vetture derivate dal pianale e motore delle nostre Fiat 124 e 125.
La scocca leggermente più larga, ma pur sempre di misura ampiamente inferiore ai modelli occidentali, l’altezza interna ottenuta senza alcun tetto alzabile, la struttura totalmente in vetroresina e il costo relativamente basso fanno di questa caravan – tutt’ora in vendita – qualcosa di ancora apprezzato sui mercati.
Germania Orientale, IFA (Industrieverband Fahrzeugbau)
Qui il discorso si fa parecchio complicato perché questa industria copriva tutti gli ambiti della mobilità e lo faceva con una fantasia molto più mediterranea che teutonica: capita così che nel campo delle caravan i nomi siano diversi per lo stesso mezzo, anche in patria, e quindi cercherò di semplificare un po’ sperando di non fare scivoloni.
QEK Junior
Caravan molto apprezzata anche al giorno d’oggi dalla comunità dei possessori di trike per la leggerezza unita ad una robustezza analoga a quella delle polacche Niewiadow, la QEK Junior era disponibile in un solo modello con un’unica disposizione interna; presente il tettuccio apribile, più che altro in funzione di aereatore vista la quantità di finestre fisse, l’altezza in zona ingresso / cucina era data da un paio di pozzetti che scendevano oltre il tubo del timone (singolo). Il risultato ricorda un po’ quello delle vetture dell’epoca con trasmissione posteriore ma è certamente molto funzionale al contenimento dell’altezza complessiva; in Italia la soluzione verrà ripresa da un altro mezzo rivoluzionario (e poco capito), il MiniPlotter della Pioneer.
Ovviamente assente il vano toilette, tutti i mobili erano in plastica / vetroresina (onestamente non ho ben capito se entrambi i materiali o solo uno dei due); nella cucina era presente un ripiano abbassato sul quale mettere un fornello da campeggio, soluzione adottata in varie caravan anche occidentali degli anni ‘60.
L’isolamento era ovviamente molto scarso, nonostante le pubblicità che ritraggono la piccola QEK in mezzo alla neve; oggigiorno però questo non è un problema per proprietari di auto d’epoca o, come si diceva, di trike che acquistano questi mezzi anche in condizioni non proprio perfette per poi poter fare restauri più o meno conservativi (anzi in certi casi decisamente fantasiosi).
QEK Aero
Presumo che il telaio sia lo stesso della Junior, ma in questo caso la forma è decisamente a cuneo grazie alla porta nella parte posteriore della fiancata e alla cucina in coda. In questo caso la scocca è in sandwich (o almeno io ho capito così) con il risultato di un peso leggermente maggiore ma anche di un isolamento meno lacunoso. Di questa caravan però non si trovano molti modelli sani, per cui normalmente all’Aero si preferisce la Junior.
Bastei / Intercamp
Di queste caravan è difficile capire la logica, perché vennero prodotte in tanti modelli nel tempo e in diverse forme; se ho capito bene all’inizio il modello veniva definito Bastei, poi col tempo cambiò in Intercamp: ma potrei tranquillamente sbagliarmi!
Il modello più particolare era costituito da frontale, posteriore e tetto stampati, mentre i laterali erano in sandwich o in pannelli vetroresina: l’aspetto finale era un po’ quello di uno scatolotto, anche se non sgradevole anzi abbastanza simpatico. L’interno, per quello che ho potuto capire, era abbastanza convenzionale, senza soluzioni degne di nota.
Esisteva poi una serie di modelli molto più aerodinamici e piacevoli, prodotti verso la fine degli anni ‘80 e che non mi risulta siano stati esportati nei paesi occidentali: ho reperito giusto qualche immagine che vi allego all’articolo.
Modelli Bastei
Modelli Intercamp
Friedel
Altra caravan semisconosciuta, rifà il verso ad alcuni modelli fiamminghi degli anni ‘60 nella – vana? - speranza che le forme più incredibili riuscissero a far spuntare al mezzo un qualche frammento di aerodinamicità in più. In rete non sono riuscito a trovare tantissimo riguardo a questo mezzo, anche se tutto lascia trasparire che non si trattasse di un oggetto con soluzioni tecniche troppo differenti da quelle occidentali di qualche anno prima.
[foto dal web]