La carica dei Van
Potremmo anche dire: "i furgonati alla conquista del mercato", guardiamo insieme i motivi di questa nuova tendenza attraverso le riflessioni del nostro opinionista Cesare Tomasini
Ho usato il termine "VAN" che va di moda ora, si potrebbe anche dire “furgonati”, ma per me rimangono sempre i “camper” visto che poi abbiamo le categorie dei mansardati, semintegrali e motorhome; ebbene, proviamo a ragionare un po’ su questo fenomeno del momento.
Van alla conquista del mercato
Chiunque sia stato al Salone del Camper di Parma avrà notato la grandissima quantità di furgonati presenti: ogni marchio esposto, a meno di quelli specializzati sui motorhome di alta gamma, aveva la sua rassegna di nuovi modelli di van.
Si iniziano anche a vedere semintegrali “snelli”,
ovvero con dimensioni comprese tra l’ingombro della cabina del furgone e 10 cm in più al massimo: questa tipologia ancora non è stata pienamente compresa, complice anche una politica di prezzo poco realistica, ma in realtà potrebbe essere lo sbocco del fenomeno van, ne parleremo più avanti.
I motorhome rimangono sulle loro posizioni di mercato, hanno una clientela di riferimento molto matura sia in termini di età sia in termini di consapevolezza delle proprie esigenze; chi invece ci ha rimesso sono i “giganti bianchi”, ovvero i mansardati
larghi e lunghi che stanno soffrendo molto su un mercato che altrimenti è in grande espansione: basta un’occhiata ad un piazzale di un grande concessionario per rendersene conto.
Ragioni di un successo
A cosa dobbiamo il grande successo dei van?
Come sempre non c’è un’unica spiegazione e più motivi concorrono a creare il fenomeno che stiamo vedendo: cerco di darne una personalissima spiegazione, senza la pretesa di avere centrato esattamente tutto, ma dandovi semplicemente il mio punto di vista.
Un primo motivo lo vedo nell’aumento del parco circolante, incentrato principalmente su mezzi di grandi dimensioni:
questo ha creato sempre più difficoltà nella gestione delle soste, sia in aree attrezzate sempre più congestionate, sia nelle soste libere sempre più lontane dai punti di interesse, tantoché la pratica di avere al seguito le biciclette o, meglio, uno scooter è diventata ormai una necessità.
A questo si aggiunga che un mansardato bianco di 7 metri di lunghezza x 3 di altezza e 2,35 di larghezza è un pugno in un occhio in molti contesti e quindi è spesso mal sopportato dagli altri turisti o dai residenti; inoltre per la propria visibilità si offre potenzialmente più di altri mezzi (motorhome a parte) all’attenzione dei delinquenti.
Quindi un primo motivo potrebbe essere il desiderio di qualcosa di mobile e discreto.
Un secondo motivo si potrebbe trovare nella suggestione che i vari fulltimer o vanlifer, con la loro vita apparentemente selvaggia e sregolata,
hanno esercitato su una popolazione che è stata costretta per mesi alla reclusione domestica e poi comunque alla limitazione della circolazione e alla programmazione di ogni singola attività (es.: prenotazioni), anche quelle legate al mondo dello svago e dell’onirico. Tutti, giovani e meno giovani, abbiamo trascorso giocoforza molte più ore del solito sui social e abbiamo scoperto questo mondo di presunti cavalieri della libertà: ci hanno fatto sognare, ci siamo immedesimati e alla fine è scattata la voglia di imitarli.
Molti neofiti con i quali parlo, potenziali acquirenti di camper, mi chiedono solo dei van e poi finiscono immancabilmente per citare i vari eroi della rete.
Un terzo motivo, sicuramente più sentito in Europa centrale, riguarda il peso del veicolo: passare da 6 a 4 posti in un camper significa guadagnare sulla carta 140 kg di carico (ogni persona è valutata 70 kg di default), così come ridurre di un metro la lunghezza del mezzo porta ad un ulteriore riduzione del peso a vuoto.
In altre parole, mentre la meccanica rimane la stessa, con limite a 35 quintali per poter essere accessibile alla patente B, van e semintegrali sono intrinsecamente più leggeri dei mansardati più ingombranti.
Tutti sappiamo bene che la quasi totalità dei mansardati, se ad equipaggio completo e attrezzati per un viaggio, superano i limiti di peso a libretto; da noi ancora i controlli sono sporadici, ma in paesi come Germania, Austria, Svizzera ecc. le pattuglie della Polizia sono attrezzate con bilance (celle di carico) e i controlli sono relativamente frequenti quindi c’è molta attenzione sulla questione “pesi”, pertanto van e semintegrali sono molto apprezzati perché strutturalmente più leggeri.
Nuovi target, chercher de l'argent
Guardando le cose da un’altra angolazione, questa evoluzione del mercato tiene in considerazione due tipologie ben distinte di cliente tipo: i furgonati sono principalmente pensati per le coppie di mezza età senza figli, che si sentono ancora giovani
e che interpretano il loro tempo libero in modo dinamico; i semintegrali invece si rivolgono a coppie di pensionati ancora attivi
ma con qualche requisito in più in termini di comodità. In entrambi i casi le grandi escluse sono le famiglie con figli; intendiamoci, non sto dicendo che non si possano usare mezzi di questo tipo se si hanno figli, semplicemente non sono l’ideale in termini di spazio vivibile e capacità di stivaggio.
A mio (opinabile) parere l’esclusione delle famiglie è desiderata in base alla considerazione che, in presenza di figli, le capacità e le priorità di spesa si indirizzano su questioni più concrete e contingenti: quindi le famiglie normalmente si orientano su mezzi più economici e meno sfiziosi, dove il margine di guadagno è per forza più basso.
Non a caso l’altra categoria a cui viene negato l’accesso al mondo del plein air sono i giovani (anagraficamente parlando, non solo “in spirito”), categoria che notoriamente ha capacità di spesa molto limitate e che ormai per la vita all’aria aperta si rivolge alle attrezzature del Decathlon, non più alla rete vendita tradizionale.
Parliamo di tecnica
Guardando invece alle meccaniche, la più rappresentata è il Fiat Ducato, anche nelle sue accezioni Citroën e Peugeot: questo non esclude la presenza di altri marchi e modelli, ma sicuramente il Ducato è un mezzo davvero molto ben centrato e versatile, disponendo di diverse misure di lunghezza, passo e altezza;
inoltre la sua ottima accessibilità permette all’allestitore di lavorare comodamente con moduli premontati, abbattendo sensibilmente i costi di costruzione.
Le piante disponibili su questa meccanica sono, a parte rarissime eccezioni, tutte uguali: panchetta con piccolo tavolino alle spalle del posto guida, sedili cabina girevoli, cucina che occupa metà del portellone laterale, vano toilette centrale e letto matrimoniale fisso trasversale posteriore a coprire un vano di carico accessibile dalle porte posteriori. Il letto può anche essere longitudinale nei modelli più lunghi, può esserci un letto discendente a formare un secondo matrimoniale, può esserci un tetto alzabile con pareti in tela tipo VW California (normalmente un optional che balla tra i 4 e i 5 mila euro).
Questa pianta presenta molti vantaggi dal punto di vista costruttivo, per cui viene proposta con piacere dagli allestitori; d’altronde presenta lati positivi anche dal punto di vista dell’utilizzatore: la presenza di un baule posteriore consente di caricare tanti oggetti - anche grandi - che pensiamo siano indispensabili per le nostre uscite, il letto sempre pronto non pone il problema dello stivaggio degli ingombranti cuscini e sacchi a pelo, anzi i sacchi a pelo non sono neanche più tanto necessari, potendo fare un letto praticamente “tradizionale”.
Esistono però anche molti aspetti limitanti nell’utilizzo: la presenza dell’ingombro fisso del letto toglie moltissimo spazio all’abitabilità, gli spazi di disimpegno in larghezza sono talmente risicati da compromettere il comfort, i vani toilette sono generalmente molto piccoli, l’uso forzato della cabina in inverno pone problemi legati ai ponti termici di cui è ricca quella zona, il tavolo della dinette a ridosso della cabina è spesso di dimensioni inaccettabili, l’isolamento generale è meno efficace rispetto ad un mezzo a cellula … e potrei continuare per un bel po’. Peraltro, spesso si acquistano i mezzi sulle meccaniche più lunghe (tipo il 636) nell’illusione di poter ovviare ai limiti intrinsechi, perdendo però uno dei grossi benefici del van, che è la compattezza su strada.
Diciamo che il bilanciamento tra vantaggi e svantaggi è molto personale perché ognuno di noi dà peso diverso ad ogni aspetto, però tendenzialmente un furgonato con questa pianta dovrebbe essere un mezzo più di nicchia che di massa.
In alternativa, come ricordavo all’inizio, ci sono i semintegrali “snelli”, che perlomeno abbattono considerevolmente alcuni dei limiti del van e che, anche costruttivamente, dovrebbero segnare punti di vantaggio per i costruttori; personalmente penso che la moda del van sfocerà in direzione di questi mezzi che iniziamo a vedere nei saloni.
Acquisti impulsivi e conseguenze nefaste
Per tutto quello che ci siamo detti, secondo me il più delle volte l’acquisto del van segue logiche più di istinto che di fredda analisi, oltre ad essere il mezzo preferito dai neofiti. Purtroppo questo fenomeno sta creando una bolla nel settore,
con i costruttori che ormai consegnano con tempi di attesa “sovietici”, la sparizione di ogni margine di trattativa e di ogni speranza di acquistare un mezzo con tutti e solo gli optional che interessano all’acquirente ed infine un generale incremento dei prezzi ben oltre il giustificabile sia per il nuovo che, soprattutto, per l’usato.
Mi è capitato di sentire di persone alle quali, per un camper usato di qualche anno, è stata offerta la stessa cifra pagata a suo tempo per l’acquisto!
Questo tipo di dinamica è pericolosissima per un settore, ma è tanto più pericolosa per il mercato dei mezzi per il plein air, che conta su numeri e capacità produttiva non certo a livello di altri mercati come, ad esempio, quello dell’auto.
Cosa potrebbe succedere in un futuro non lontano? Se l’uso del mezzo non si rivela all’altezza delle aspettative, potremmo trovarci di fronte ad un’offerta di usato molto forte da parte di utenti delusi, con crollo dei prezzi e blocco delle vendite del nuovo.
A peggiorare la situazione potrebbero intervenire blocchi del traffico a colpire i diesel e i motori endotermici in generale, quindi ogni mezzo venduto ad oggi. In altre parole ci sarebbe una fortissima crisi del settore sia in termini economici che di immagine, una sorta di effetto-marea che sarebbe uguale e contrario all’euforica situazione attuale.
Ovviamente spero con tutte le mie forze di sbagliarmi in modo clamoroso e mi auguro di essere smentito totalmente: amo questo settore da sempre e mai vorrei vederlo in ginocchio, ma vedo un pericolo e mi sento di lanciare l’allarme.
Sicuramente possiamo fare qualcosa: resistere alla tentazione di buttare tutti sui van e comunicare con pazienza e tatto la nostra esperienza ai neofiti, in modo che sbolliscano l’entusiasmo e maturino una scelta consapevole; ci sono esempi lodevoli in questo senso, anche tra i venditori nonostante l’apparente conflitto d’interesse.