10 domande per conoscere l'equipaggio di Herbert
(blog "La paura non fa 90")
Sono entrati ufficialmente nella "famiglia di Vacanzelandia", andiamo a scoprire l'equipaggio che viaggia in 4 a bordo di un furgonato
Abbiamo dato il benvenuto nel nostro team alla famiglia di La paura non fa 90 con la newsletter del 30 maggio 2018 (chi ha perso la news la può leggere QUI) ora andiamo a conoscerli meglio, 10 domande per scoprire chi sono e le loro passioni:
D. Raccontateci un po' di voi: chi sono i componenti dell'equipaggio di Herbert?
R. Siamo in quattro, due adulti e due bambine. In pratica, una famiglia. Roberto e Marta: siamo entrambi giornalisti (ma casualmente, non ci siamo conosciuti per lavoro), ci piace raccontare che abbiamo fatto le cose al contrario: prima siamo andati a convivere (da studenti), poi ci siamo messi insieme, poi ognuno è tornato a vivere coi proprio genitori, e alla fine ci siamo sposati. Sei anni fa è arrivata Irene e meno di due anni dopo Clara. D'altronde anche col van abbiamo fatto le cose al contrario: di solito è un mezzo che viene usato da coppie, mentre le famiglie scelgono un mezzo diverso. Noi invece usavamo una tenda da 4 quando eravamo solo in due, e ci siamo innamorati del van quando eravamo già in tre...e mezza.
D. Perché il vostro blog si chiama “la paura non fa 90”?
R. Il blog è nato da un progetto di Marta dedicato alla città di Milano. A Milano “la 90” è la linea del filobus che fa il giro della città e non si ferma mai, raccogliendo soprattutto di notte un'umanità varia, tra cui homeless, migranti senza un posto dove stare, e anche disadattati vari. A partire dalle storie di queste persone voglio raccontare che dietro le apparenze c'è sempre la storia di una persona che, in qualche modo, sta lottando per qualcosa. E raccontare che, quando si conosce l'altro e si riconosce l'umanità, tutte “le 90” del mondo non possono più far paura.
Negli anni abbiamo imparato anche questo: se ti alleni a guardare le persone con occhi diversi, con uno sguardo che va oltre l'apparenza, poi è con quello stesso sguardo che incontri le persone non solo sulla 90, ma ovunque, persino quando sei in vacanza (e, diciamolo, a volte le attiri anche...!).
Oggi sul blog trovate storie di incontri, avvenuti per caso, o per lavoro, o nei nostri viaggi: incontri che hanno lasciato un segno. Storie di persone che hanno qualcosa da dire. Luoghi che, in qualche modo, sono rimasti nel cuore. Racconto quello che ci ha insegnato qualcosa.
D. Chi si occupa del blog e delle attività social?
R. Io, Marta, mi occupo sia di scrivere sul blog sia sulla pagina facebook. Per quanto riguarda i post dedicati al nostro van, li scrivo sempre io ma dopo aver consultato millemila volte Roberto. Lui mi aiuta a scovare spunti per le storie, d'altronde l'occhio ben allenato da giornalista ce l'abbiamo entrambi. Le foto più belle dei nostri viaggi sono di Roberto. Infine, ciascuno di noi due poi ha il proprio account instagram e twitter.
D. Come è nata passione per il plein air?
R. Io ho sempre fatto le vacanze in campeggio con i miei genitori: da piccolissima mi hanno portato in carrello-tenda, e poi negli anni abbiamo cambiato due roulotte. Senza quella libertà che ti dà il campeggio per me non era vacanza. Li ho seguiti fin oltre i vent'anni, e dopo mi è sempre un po' mancata la nostra roulottina.
Per fortuna Roberto ha condiviso questa passione. Le prime vacanze insieme sono state in tenda. Anche prima di essere fidanzati, come ben ricordano alcuni amici con cui abbiamo viaggiato in gruppo.
L'idea del van invece è stata tutta di Roberto, ha iniziato a informarsi, confrontare e poi andare a vederli... quando mi ha parlato del suo desiderio, praticamente si era già fatto una gran competenza. Io mi sono appassionata piano piano, per le nostre figlie invece quello per il camper e il campeggio è stato amore a prima vista.
D. Una curiosità: perché il vostro van si chiama Herbert?
R. L'arrivo di Herbert è stato un po' complesso: si tratta di un Ford Transit camperizzato dalla Westfalia, e nuovo non si trova in Italia. Lo abbiamo comprato dalla Germania tramite un rivenditore altoatesino, con cui siamo stati in contatto costante (e lo siamo tutt'ora) per tutto ciò che riguarda le pratiche tedesche. In quel periodo nominavamo così tanto il signor Herbert in casa, che alla fine chiamare il nostro van tedesco Herbert è stata una scelta naturale.
D. Ma soprattutto perché la scelta di un van per una famiglia di 4 persone?
R. La scelta è soprattutto dettata dall'esigenza di sostituire un'auto di famiglia e di non aggiungere un mezzo in più. Dovendolo usare come auto, negli spostamenti per andare al lavoro o muoversi quotidianamente, il furgone era la scelta più compatta. Certo, quando poi lo usiamo come camper, a volte vorremmo tanto avere degli spazi con più vivibilità... e questa è una delle difficoltà maggiori che sentiamo. Ma il fatto di non avere problemi con i parcheggi, con le strade strette e con la guida in generale, e soprattutto di poterlo usare con molta più facilità era per noi imprescindibile. In futuro... chissà. Per ora ci va bene così.
D. Organizzazione, pazienza, equilibri... quali sono gli ingredienti giusti per viaggiare in 4 con un van?
R. In generale, credo soprattutto la pazienza. Noi solitamente partiamo con il piede sbagliato, per cui dopo meno di 24 ore siamo tutti nervosi e con i capelli in aria. Ormai lo abbiamo imparato, ci prendiamo un giorno di decompressione e ripartiamo più sereni.
L'organizzazione è fondamentale, soprattutto perché gli spazi sono davvero piccoli. Nel nostro van ogni cosa ha un suo posto, e ogni viaggio in più che facciamo ci aiuta a ottimizzare sempre meglio (e a stare meglio).
Ci vuole organizzazione anche per muoversi, soprattutto quando si montano o smontano i letti, i seggiolini delle bambine, si cucina o ci si lava. Quando si muove uno, gli altri o stanno fermi o, se il tempo è bello e lo spazio fuori lo consente, si scende.
La cosa più difficile, soprattutto per le bambine che non riescono proprio a stare ferme, è imparare la pazienza di aspettare il proprio turno. E forse per noi essere un po' meno pignoli e precisini.
Infine, ci vuole sempre un po' di spirito di adattamento e di improvvisazione. Quello che ti fa dire “ma sì, va bene lo stesso, non arriviamo dove avremmo voluto: pazienza, l'importante è stare insieme e stare bene”.
D. Alle bambine piace viaggiare con Herbert?
R. Tantissimo. Credo che tutti i bambini siano affascinati dai camper, grandi o piccoli che siano, per quella magia di avere un casa portatile. Herbert è quasi umanizzato: si preoccupano per lui quando piove e si bagna, oppure quando lo lasciamo tutto solo in un parcheggio. Forse è il loro entusiasmo che a volte le sovraeccita, complicando la vita a bordo. Ma la minaccia peggiore che possiamo fare loro, che scatena pianti e lacrime, è sicuramente “se continuate così, Herbert lo vendiamo!”.
D. Scegliete mete family friendly oppure quali sono le vostre preferenze per le uscite con Herbert?
R. Non scegliamo mete esplicitamente indicate come family friendly. Solitamente scegliamo piccoli borghi o piccole città, ma non necessariamente. Piuttosto, in ogni luogo, scegliamo esperienze o modalità di visita che siano interessanti anche per le bambine.
Se visitiamo dei castelli è più facile, sono già luoghi che affascinano i piccoli. Se entriamo in un museo, cerchiamo prima se ci sono percorsi o giochi dedicati ai bambini. Oppure le audioguide sono sempre un ottimo modo per farle sentire partecipi. Intervalliamo le cose da vedere a pause nel verde dei parchi, cerchiamo un parco giochi, ogni tanto concediamo una giostra o un trenino turistico, ci prendiamo delle pause per una merenda o un aperitivo, se piove anche una libreria è sempre un buon posto dove tirare il fiato. E cerchiamo di non stare alla guida tante ore tra una tappa e un'altra, in generale non superiamo mai le tre ore al giorno.
D. Un sogno nel cassetto?
R. In tema di viaggi col van tutti più o meno nella stessa parte del mondo: un tour della Scozia, uno dell'Irlanda, e in Inghilterra ci piacerebbe fare, prima o poi, un viaggio a ritmo slow nelle Cotswolds. Chissà.
Ecco alcune immagini di Marta, Roberto, Irene e Clara e dei loro viaggi con Herbert e con il vecchio van, "il Solero".