L'Aquila in camper: una città che rinasce
La nostra visita a quasi 10 anni dal sisma (febbraio 2019)
di Marta Pavesi - blogger di L'Arca di Noi 3
L'aria odora di calce in pieno centro storico a L'Aquila. Lo stiamo attraversando a piedi, perché vogliamo ammirare le 99 cannelle. Non avevamo in programma di visitare questa città, colpita dal terremoto nel 2009.
Tuttavia, la necessità ci ha portato qui, in una di quelle mete in grado di rapire da subito il cuore, anche senza averci mai pianificato un itinerario.
Arriviamo in questa città, così, perché abbiamo bisogno di fare carico e scarico dei serbatoi del camper. Troviamo nel capoluogo abruzzese, in Via Strinella 2, una sosta gratuita con camper service pronto a rispondere alle nostre esigenze. Per il resto, questo comune, il nono più vasto d’Italia, ci coglie impreparati. Non sappiamo cosa aspettarci, né tanto meno cosa visitare.
Qui, giunti per caso, quasi inconsciamente, veniamo subito trattenuti da alcuni labili segnali, che ci invitano restare. Già davanti alla fontanella del camper service, veniamo catturati dalla prima sorpresa. Ci guardiamo sbigottiti. Non crediamo ai nostri occhi. Coinvolgiamo anche Milka nella nostra scoperta, riempiendo, fino all’orlo, la sua ciotola d’acqua.
Un cartello ci segnala che l'acqua che sgorga da questa fontanella è minerale e ricca di proprietà organolettiche. Lo stesso nome della città in origine indicava un luogo caratterizzato dall’abbondanza di acqua. Ne è tuttora testimonianza il simbolo del capoluogo, La fontana delle 99 Cannelle.
Improvvisamente, però, ci assale un dubbio spinoso. La domanda ci sorge spontanea pensando a quel terribile terremoto lontano ormai 9 anni nel tempo, ma così catastrofico da risultare ancora attuale nelle ferite e nelle cicatrici lasciate specie nel centro storico, che è stato completamente raso al suolo.
Ci chiediamo se sia poi così corretto visitare il centro oggi in ricostruzione con le nostre macchine fotografiche alla mano e l’animo carico di positiva curiosità. Non vogliamo strumentalizzare quella che è stata una vera sciagura, ma decidiamo, comunque, malgrado questa nostra incertezza, di visitare il cuore distrutto della città. Qui i pensieri vagano tra un edificio crollato e uno restaurato. Vagano più delle gambe.
La mente è suggestionata da tantissimi stimoli esterni. Gli occhi vedono macerie e rovine accostate a palazzi elegantissimi appena ricostruiti. Le orecchie si riempiono dell'incessante rumore dei martelli pneumatici in azione nelle instancabili mani di chi sta facendo risorgere un'intera città.
Attraversiamo questo immenso cantiere racchiuso nella città. La polvere si fa quasi palpabile, ma è l'olfatto il senso che più di tutti disorienta.
L'aria odora di calce in pieno centro storico a L'Aquila. È un'aria strana contraddittoria come un piatto cucinato in agrodolce. Sembra testimoniare istanti di distruzione. Fa pensare da una parte che quell'odore, amplificato per mille, fu lo stesso che respirarono gli aquilani quella notte del 2009. In realtà oggi, piuttosto che un odore, è più un profumo, perché è il segno di una città ferita, che si sta rialzando.
Nella parte più alta del capoluogo sorge il Forte Spagnolo, una grande fortezza costruita nel ‘500 per scopi difensivi, che, tuttavia, venne utilizzata, praticamente da subito, come residenza dal governatore spagnolo, che la fece costruire. Il terremoto ha danneggiato gravemente anche questo storico e massiccio castello. Il suo interno è sottoposto a restauro e risulta ancora inagibile. Non ci resta che imitare i tanti cittadini, i quali, chiacchierando in tranquillità, passeggiano nel parco che circonda il Forte. Milka è entusiasta della scelta. Molti sono, infatti, i cani che incontriamo a passeggio con i loro padroni in questo parco pubblico, dove l'accesso ai nostri amici a quattro zampe non è stranamente vietato. Proseguendo oltre, incappiamo nella Fontana Luminosa dove però la luce del giorno ci impedisce di godere della bellezza del suo magico, lucente e colorato spettacolo. Lasciato il parco alle nostre spalle, ci imbattiamo in alcune strade ancora chiuse. Siamo nella zona della vecchia Università, che oggi non è nient’altro che un palazzo impacchettato, puntellato e tenuto insieme da enormi cinghie. Ciononostante, L’Aquila è ancora prestigiosa città universitaria e la sede è ora in un nuovo edificio restaurato e sicuro.
Raggiungiamo, dopo essere stati rimbalzati da un paio di vicoli impraticabili, il Borgo Riviera e la bianca Chiesa di San Vito, appena recuperata.
In fronte ad essa, chiusa entro tre alte pareti adornate a forme geometriche bianche e rosa, si trova la nostra tanto cercata Fontana delle 99 Cannelle. La fontana è così chiamata perché l'acqua sorgiva qui scorre da 99 ugelli a forma di maschera.
Narra la leggenda, infatti, che questi 99 volti di pietra stiano a rappresentare i signori dei 99 castelli dalla cui unione si sarebbe formata L'Aquila. Si dice che ciascun castello avesse una piazza con una chiesa e una fontana. Per questo motivo L'Aquila, secondo la leggenda, avrebbe 99 chiese, 99 piazze e 99 fontane.
Ammiriamo in alto, sulla parete centrale, lo stemma cittadino: un'aquila sotto cui compare la frase, attribuita a Virgilio, “Immota Manet”, che vuol dire incredibilmente “Resta Ferma”.
Simbolo della città da tempi immemori, la Fontana delle 99 Cannelle fu il primo luogo ad essere ripristinato dopo il terremoto.
Capiamo, tutto ad un tratto, come questo luogo racchiuda in sé il senso di una città affascinante, coinvolgente, ma, allo stesso tempo, difficile da interpretare, come può essere L'Aquila. Questa fontana è il luogo dove c'è tutto. C'è l'acqua sinonimo di vita e ricrescita. C'è tutta la storia della nascita di questa città. C'è il suo stemma.
E c'è questo monito a restare immutata, come fosse un ordine di mantenere inalterato il suo valore intrinseco, nonostante tutto, nonostante i cambiamenti esterni, nonostante i terremoti.
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Condividiamo con gli amici di Vacanzelandia qualche scatto di L'Aquila