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Tre giorni in camper a zonzo nel Casertano 

casertano copertina def

Perché Caserta non è soltanto la REGGIA… Dalla collina al mare, il nostro itinerario a tappe fuori stagione alla scoperta di luoghi famosi (Patrimonio Unesco) e sconosciuti, ma non per questo meno affascinanti


di Marzia Mazzoni

Questo itinerario è stato realizzato i primi giorni dell’anno, quando noi viaggiatori dobbiamo fare il conto tra ore di luce e ore di buio, un rapporto ancora sbilanciato tra giorno/notte; abbiamo avuto a favore però in questo viaggio le temperature del Sud che ci hanno permesso di stare all’aperto anche dopo il crepuscolo.
Non abbiamo iniziato l’itinerario dalla Reggia di Caserta, ma bensì da uno dei tre luoghi riconosciuti dall’UNESCO patrimonio dell’Umanità, ovvero da San Leucio.


Complesso monumentale DI SAN LEUCIO e l’arte della tessitura della seta

san leucio

SAN LEUCIO è una frazione del comune di Caserta, 145 metri sul livello del mare. Arrivati in questo borgo, lasciamo il camper parcheggiato a bordo strada nel viale principale che conduce al Belvedere di San Leucio che raggiungiamo a piedi. Il complesso è maestoso, questo grande edificio domina il borgo costituito da lunghi caseggiati, quello che un tempo era la Reale Colonia di San Leucio chiamata anche Ferdinandopoli in onore del Re Ferdinando IV di Borbone e del suo progetto di costituire una piccola Repubblica.
Sogno? Utopia? Realtà?
Cerchiamo di scoprire il tutto andando a visitare i luoghi che raccontano di questo progetto.
Entriamo all’interno del Belvedere, così chiamato perché dalla sua terrazza si gode di una vista panoramica meravigliosa. Paghiamo il biglietto d’ingresso e attendiamo il turno per accedere all’interno con la visita guidata (è visitabile solo accompagnati dalla guida).
La nostra guida ci accompagna alla scoperta di questo luogo e ci racconta anche del grande progetto del Re legato alla tessitura, alla seta, alla creazione di questo primo esperimento di socialismo, ci parla anche dello Statuto di San Leucio o Codice leuciano, firmato nel 1789 da Ferdinando IV di Borbone, era una raccolta di leggi che, nel Regno di Napoli, regolamentavano questa Real Colonia. Leggi all’avanguardia e soprattutto progetti lungimiranti.

Perché è fallito questo progetto?

Non vi sveliamo nulla, vi lasciamo la curiosità fino a quando non andrete qui a visitarlo e la guida vi dirà il tutto!

Archeologia industriale e la real fabbrica di seta è quello che si può ammirare al piano terra e primo piano di questo edificio, un viaggio per scoprire ciò che accade dal bozzolo al filo di seta, dall’orditoio alla punzonatrice, ma anche i telai per la passamaneria e la macchina jacquard, una mostra di grande interesse che ci fa comprendere non solo ciò che ci sta dietro ai drappi, broccati, passamanerie, stoffe di seta ma anche alla condizione lavorativa all’avanguardia di chi faceva parte di questa colonia.

La visita prosegue anche per ammirare quello che era l’appartamento storico: molto suggestivo e curioso il bagno grande conosciuto anche come il “bagno di Maria Carolina (moglie di Ferdinando IV)”, ispirato a quello che si stava all’epoca riscoprendo dagli scavi di Pompei ed Ercolano.

Deliziosa la sala da pranzo riccamente decorata, luminosa grazie alle ampie finestre sul panorama circostante la camera da letto delle loro Maestà. Da una finestra interna, scorgiamo la Chiesa, ancora oggi aperta al culto. All’esterno si possono ammirare i reali giardini all’italiana disposti su sette terrazze che si sviluppano sul pendio della collina di San Leucio.
La visita termina sull’ampia balconata che domina il panorama, la guida ci indica la “Casa del Tessitore” facente parte delle originarie 37 case che furono assegnate dal Re agli operai, purtroppo ora non è prevista alcuna visita… Pazienza!

Mentre scendiamo verso il camper, notiamo nel borgo alcuni negozi con scritto “arte in seta”, “antico opificio”, “sete leuciane”… C’erano sicuramente anche all’andata, non le avevamo viste, la visita guidata al Belvedere ci ha dato quel valore aggiunto di nozioni per notarle e soprattutto ci sentiamo più “ricchi” perché ci portiamo a casa quello che ogni viaggiatore dovrebbe ambire in ogni viaggio, ovvero visitare-scoprire-conoscere-capire-osservare-imparare.
Proseguiamo il nostro viaggio lasciando San Leucio e raggiungiamo CASERTAVECCHIA.

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CASERTAVECCHIA: suggestiva di giorno, affascinante e misteriosa di notte

casertavecchia scorcio

È un borgo medievale molto affascinante assolutamente da visitare. Non aspettatevi sia una parte di Caserta città, no no siamo ai piedi dei Monti Tifatini, a 400 metri di altezza e a circa10 km dal centro della provincia.

Meglio visitarla di giorno o di notte?

Organizzatevi per arrivare a CASERTAVECCHIA nel tardo pomeriggio, fermare il camper in area sosta e andarla a visitare di sera dove il buio la rende ancora più misteriosa, affascinante ed intrigante; passeggiare in queste stradine attorniati da un silenzi spettrale e una scarsa luminosità, un’atmosfera che accende ancora di più la voglia di ritornarci il giorno dopo per vedere con la luce diurna questo borgo dove sembra che il tempo si sia fermato.
Al mattino di buon’ora ci incamminiamo verso Casertavecchia. Prima di risalire il vialetto in salita che ci porta all’ingresso del borgo, scorgiamo nel mezzo del crocevia la cappella di San Rocco, difficile non notarla. Lorenzo ed io ci chiediamo se le due piccole campane apposte sul campanile sono le responsabili di quel tintinnio che ogni mezz’ora si avvertiva dal camper (non preoccupatevi di notte si ferma!).
Questo è il punto di confine tra presente e passato, tra moderno e antico, tra asfalto e selciato di ciottoli, tra insegne al neon e targhe in ferro battuto.
Al termine del viale in salita si entra nella storia. L’imponente torre dei Falchi è il primo segnale di questo Medioevo che ci da il benvenuto e ci invita a proseguire per scoprire il borgo di giorno.
Casertaveecchia ci appare con le sue bellezze architettoniche e i suoi angoli diversa da ieri sera, ora è suggestiva e viene voglia di guardarla, viverla, fotografarla, entrare nei luoghi aperti, come la Cattedrale di San Michele Arcangelo.
A Casertavecchia tutto è da scoprire, ma non solo vicoli, scorci e angoli nascosti, ma anche la storia di spiritelli dispettosi, fate e fantasmi.
Scorgerete angoli da fotografare un po’ ovunque dove vecchi scarponi diventano fioriere, oggetti riciclati trasformati sono in bella vista davanti a porte e finestre.
Locande, botteghe, ristoranti a menù fisso completano il quadro di Casertavecchia.
Proseguiamo il nostro viaggio verso il secondo dei tre luoghi Patrimonio Unesco.

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ACQUEDOTTO CAROLINO: l’opera geniale di Vanvitelli

acquedotto carolino

Prima di visitare la Reggia di Caserta è necessario ammirare questa spettacolare opera di ingegneria idraulica, una delle opere più singolari che esistano in Europa, è patrimonio UNESCO dal 1997 insieme al Palazzo Reale, al complesso monumentale di San Leucio.

Stiamo parlando del REAL ACQUEDOTTO CAROLINO, così chiamato in onore di Re Carlo III di Borbone.
Un’opera che ricorda quelle degli antichi romani (Pont du Gard l’avete mai visto?), fu studiato e creato per portare l’acqua alla Reggia e alle fontane dei giardini, ma anche alla nuova capitale del regno che doveva sorgere nella piana campana.
L’opera fu inaugurata nel 1764 quando l’acqua del Taburno riuscì ad alimentare la Reggia.

Parcheggiamo il camper e ammiriamo nella sua grandezza il viadotto lungo 528 metri chiamato “Ponti della Valle”, ovvero un ponte a tre ordini di arcate costruito per superare l’alta valle di Maddaloni.
Percorriamo la strada statale che attraversa un’arcata e il nostro camper sembra piccolo piccolo all’interno di questa grandiosa opera… e se pensiamo che conta ben 258 anni ed è ancora in piedi, chiniamo il capo di fronte a Vanvitelli e a tutta la sua squadra. Chapeu!

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La REGGIA DI CASERTA: la Versailles d’Italia

reggia caserta


Non ha bisogno di grosse presentazioni, è famosa in tutto il mondo, pensate che nel 2017 fu tra i primi 100 musei più visitati dell'intero pianeta!
Non stiamo a raccontarvi dettagliamene della reggia e del suo grande parco che guardandolo dall’altro sembra un violino (anche qui Vanvitelli ha fatto le cose in grande!), vi diciamo solo che sulla facciata principale del palazzo reale si aprono 143 finestre e nel palazzo ci sono ben 1200 stanze (tranquilli non sono tutte visitabili) e 34 scalinate.

La Reggia di Caserta doveva diventare una vera e propria “cittadella del potere” secondo il progetto del suo fondatore, avrebbe dovuto contenere un’università, una biblioteca pubblica, tutti i dicasteri statali, gli uffici della magistratura, un grande teatro, un seminario e una chiesa cattedrale… Tanta roba, eh?!?

Dedichiamo invece questa parte a fornirvi consigli per organizzare la visita e lasceremo da parte la descrizione di questo luogo meraviglioso da scoprire a ritmo lento, infatti il primo suggerimento che vi vogliamo dare è quello di dedicargli TEMPO.
Per visitare il parco lungo circa 3 chilometri, è possibile farlo a piedi ed è la scelta più faticosa ma quella dove si può godere più da vicino il tutto, è possibile anche noleggiare bici, sia normali che a pedalata assistita, è disponibile anche una navetta; gli interni del Palazzo Reale, il Teatro servono almeno 5 o 6 ore, chiaramente diminuiscono se i giardini li farete con l’ausilio dei mezzi sopra indicati.
Altri consigli? Eccoli.

SCARPE comode, anzi comodissime per camminare e godersi gli spazi.

BIGLIETTI: il nostro consiglio è quello dell'acquisto in ANTICIPO, si evitano code e si velocizzano le operazioni per entrare.

Sito ufficiale: https://reggiadicaserta.cultura.gov.it/info/

ORGANIZZAZIONE di VISITA all’interno degli spazi perché i giardini hanno orari d’accesso diversi ad ogni stagione, il teatro è aperto al mattino, gli appartamenti l’intera giornata. Attenzione che la Reggia è chiusa al martedì, il 25 Dicembre e il 1° Gennaio.

ZAINETTO o BORSA poco ingombranti perché all’interno del Palazzo Reale è necessario fare attenzione a come ci si muove, a me hanno fatto mettere lo zaino davanti.

PRANZO AL SACCO: se la stagione lo permette è bellissimo goderselo nel parco, attenzione a consumarlo negli spazi concessi che sono indicati sulla mappa dei giardini.

BAGNI: no problem, ci sono disseminati nel parco, guardate sulla mappa dove si trovano.

RISPETTO: non servirebbe nemmeno scriverlo, però ci teniamo a ricordarlo che è necessario visitare questi luoghi sempre in “punta di piedi” per non mettere a rischio gli equilibri fragili di questo “tesoro” artistico, architettonico ma anche botanico, pensate che all’interno dei giardini inglesi c’è un patrimonio arboreo con esemplari eccezionali di piante.

Vi assicuriamo che la giornata scorrerà in fretta e il tempo che avrete dedicato alla Reggia e al suo Parco vi lascerà ricordi indelebili.
Lasciamo la Reggia di Caserta e raggiungiamo la prossima tappa che conserva un patrimonio made in Italy di grande valore.

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SANTA MARIA CAPUA VETERE e l’Anfiteatro campano

anfiteatro capua

Avete presente la trasmissione Freedom con Roberto Giacobbo? Non è tra i programmi a cui siamo affezionati, però ci capita ogni tanto di guardarla per scoprire luoghi belli da vedere.
Durante le festività natalizie vedemmo la puntata dedicata all’anfiteatro di Santa Maria Capua a Vetere, per intenderci quella dove il gladiatore Spartaco (conosciuto come "lo schiavo che sfidò l'impero") qui sfidò e fece dannare i romani poco più di una settantina di anni prima della nascita di Cristo.
Seguimmo alla televisione questo affascinante reportage che racconta di questo monumento storico, secondo in ordine di grandezza tra tali tipi di monumenti nell'Italia antica dopo il Colosseo. Lorenzo ed io guardandoci in volto ci di dicemmo “prima o poi lo visiteremo”… Detto, fatto!
A distanza di una decina di giorni ci ritroviamo in zona e allora perché non andarci?! Dalla Reggia di Caserta a qui ci sono circa 18 chilometri.

La sosta camper è comoda, anzi comodissima per visitare l’anfiteatro campano, lo si scorge già mentre si fanno le manovre per parcheggiare.
L’ingresso all’anfiteatro campano e al museo è a pagamento. ATTENZIONE: verificate sempre gli orari di apertura, in gennaio quando andammo noi era aperto solo al mattino. Vi consigliamo di dare un colpo di telefono.

https://www.beniculturali.it/luogo/anfiteatro-campano#contatti

Prima di visitare l’anfiteatro, diamo un’occhiata al “Museo dei gladiatori” che si trova all’interno dell’area archeologica. Piccolo e raccolto, custodisce in tre stanze i reperti di grande fascino ritrovati nell’anfiteatro: teste di statue, scritte onorarie dedicate agli imperatori e anche ricostruzioni che fanno meglio comprendere la grandiosità dell’opera.

Entriamo nell’anfiteatro. Ci sentiamo veramente “piccoli” all’interno di questa “grande” opera. Camminiamo “sulla e sotto alla storia”, sì perché in questo anfiteatro si scende anche nei sotterranei, pensate che le gradinate della cavea erano rivestite in marmo!
Consigliamo di portare anche i bambini e i ragazzi in età scolare a visitare l’anfiteatro campano e il museo perché sono davvero un’interessante esperienza didattica.

Passeggiamo per le vie di Santa Maria Capua Vetere alla ricerca di quei monumenti indicati sulla mappa che avevamo per la visita dell’anfiteatro, purtroppo non troviamo nulla di aperto e visitabile… Pazienza!

Accendiamo il motore del camper e ci dirigiamo verso la costa che dista circa 25/30 chilometri. Da Castel Volturno, usciamo dalla strada statale e ci dirigiamo attraverso piccole stradine verso il mare.
Deserto, case chiuse, nessuno in giro. È gennaio… Noi siamo abituati alla costa romagnola che è sempre animata ad ogni stagione, qui invece nel periodo invernale non c’è movimento. Passiamo oltre...
Ci dirigiamo verso la prossima tappa dove ci fermeremo: ovvero Mondragone.

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MONDRAGONE: mare e mozzarelle

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Un susseguirsi di locali aperti e caseifici, vendita di prodotti di bufala attira la nostra attenzione, decidiamo di fermarci qui. Non perché siamo alla ricerca della movida, ma perché dobbiamo fare scorta di prodotti tipici da portare a casa e lo sappiamo bene che tornare da queste zone senza aver acquistato prodotti caseari di bufala sarebbe un vero e proprio sacrilegio.
MONDRAGONE la chiamano la “capitale della mozzarella di bufala”, certo si fanno dare del lei anche gli altri prodotti: la ricotta, la provola eccetera eccetera.
Ci fermiamo a fare shopping di tutte queste bontà che il territorio offre.

Del resto è ormai assodato che “quando vieni al Sud piangi TRE volte, quando ARRIVI, quando te ne VAI e quando ti PESI…”.

Sostiamo presso l’unica struttura ricettiva aperta, fermiamo il camper con il muso a “filo della spiaggia”, il rumore delle onde del mare è l’unico suono che si avverte: FANTASTICO!
Che cosa si fa al mare di inverno? Lo si osserva, lo si ammira, lo si ascolta, lo si annusa… Passeggiate tranquille, foto uniche senza la confusione della stagione balneare.
Ce lo godiamo appieno in questo silenziosa giornata e serata di inizio gennaio. Le onde del mare fanno da ninna nanna per addormentarsi serenamente.
Domani mattina, ultima tappa e poi si rientra.

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VALOGNO – Borgo d’arte

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Avevamo letto di questo piccolo paese abbellito dai murales e così decidiamo di visitarlo prima di lasciare la Campania, è praticamente l’ultima tappa di questo nostro girovagare nel casertano.
Il GPS ci indirizza verso Valogno attraverso strade secondarie, purtroppo ci troviamo all’interno del piccolo paese di Corbara dove la larghezza della strada nel centro storico non ci permette di proseguire… Siamo praticamente quasi “incastrati” tra le case, i balconcini e non possiamo andare oltre.
NO PANIC… Che si fa? Bisogna fare dietro front e prendere la strada giusta. Mentre do qualche indicazione a Lorenzo per fare le manovre e girarsi su sé stesso senza “perdere” la mansarda contro qualche balconcino, due abitanti del luogo si avvicinano e ci danno le indicazioni giuste per raggiungere Valogno passando per la Strada Provinciale. La disponibilità delle persone del sud è sempre proverbiale e anche in questa occasione ne abbiamo avuto conferma.
Quindi fate attenzione a ciò che vi dice il vostro satellitare…
VALOGNO sorge a 390 metri sul livello del mare, è una frazione del Comune di SESSA AURUNCA (CE) a ridosso del Parco Regionale Roccamonfina - Foce Garigliano. Siamo al confine tra Campania e Lazio, non lontano dalla Terra dei Fuochi.
Il paese non dispone di parcheggi pubblici, bisogna un po’ arrangiarsi a bordo strada per fermare il camper.
Qui la parola d’ordine è MURALES, a Valogno ci si viene per questo. Il borgo è davvero una bomboniera, un museo a cielo aperto. Questo pugno di case conserva sulla via principale in discesa circa 40 murales.
Grazie all’ingegno di Giovanni Casale e sua moglie Dora Mesolella questo borgo è rinato, era ormai diventato un paese fantasma, disabitato.
All’inizio del paese, una bottega aperta è una sorta di IAT, alcuni ragazzi ci danno il benvenuto e ci raccontano la storia del paese, dei murales e ci danno alcune spiegazioni per la visita. Che accoglienza!
Camminiamo nel corso principale e restiamo affascinati da queste opere d’arte che colorano i muri delle case, ognuno ha la propri storia, il proprio perché e la propria firma.
Gli scorci caratteristici del centro storico si fondono a questi murales creando un armonioso susseguirsi di scorci, difficile fotografare… Non si sa che cosa eliminare dallo scatto, tutto è davvero affascinante!

Lasciamo Valogno, ultima tappa da questo girovagare nel casertano. Il nostro è un ARRIVEDERCI.
Ritorneremo perché questo è soltanto un piccolo assaggio di ciò che c’è di bello qui.

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VIDEO


Dove sostare

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Per altre strutture ricettive, consigliamo di consultare la nostra WEB APP camp.vacanzelandia.com

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