La borgogne...è veramente un luogo?
Ecco la vacanza di Cesare T., amico di Vacanzelandi@, che, con la famiglia, ci porta alla scoperta delle meraviglie della Borgogna.
"Dove andate in camper quest'anno?" Questa la domanda di rito che ci viene rivolta che, già nella formulazione con la sua inesattezza (abbiamo una caravan, non un camper), scopre le carte altrui: non è importante tanto la risposta, che non interessa l'interlocutore, quanto l'aggancio per raccontarci i propri piani per le ferie.
Quest'anno però la nostra risposta suscita curiosità perché la Borgogna è sicuramente un vino, dovrebbe avere a che fare con le lumache ma … è davvero un luogo? E se lo è, dove diavolo sta?
Nel corso di questi anni abbiamo viaggiato parecchio in Francia, abbiamo visitato regioni famose e meno famose, ma la mattina in cui partiamo un po' ce lo chiediamo anche noi: ma 'sta Borgogna come sarà? Cosa vedremo? Sarà un buco nell'acqua?
In effetti la regione ha un fondamento più storico che geografico, essendo composta da grandi pianure ondulate, dal rilievo montagnoso del Morvan, dalla prima parte della valle della Loira. Anche l'organizzazione del viaggio pone piccoli problemi logistici, perché non è ben chiaro dove fissare i campi base, quali saranno le aree che ci colpiranno di più e quelle che troveremo un po' banali. Insomma, come sarà questa Borgogna?
Ce lo chiediamo mentre la nostra Megane percorre sorniona l'interminabile autostrada verso le Alpi: fortunatamente abbiamo il regolatore di velocità, perché rimanere nei limiti imposti al nostro "autotreno" è un bel supplizio!
Per svagarci un po' decidiamo di snobbare il Frejus e affrontare...
- prima parte -
Per svagarci un po' decidiamo di snobbare il Frejus e affrontare il passo del Moncenisio: in cima, come facciamo spesso, ci fermiamo per un veloce spuntino al fresco e per scattare un paio di foto. Raggiungiamo la Borgogna che ormai è quasi il tramonto e, colti dall'ansia di decidere che fare, decidiamo di accamparci a Gergy (F), un piccolo borgo lungo la Saône, a nord-est di Chalon-sur-Saône.
Il campeggio è esattamente come piace a noi: economicissimo, bagni puliti e acqua calda, piazzola appena al di là dell'alzaia del fiume, solo qualche famiglia che soggiorna pigramente. Purtroppo abbiamo scelto male la posizione geografica, perché il luogo è eccentrico rispetto alle attrazioni del sud della regione e quindi ci costringerà a trasferte un po' lunghe.
Dopo la domenica di viaggio, il lunedì ce lo prendiamo di relax: due passi e un giretto pomeridiano con nostro barchino BIC sulla Saône. Il fiume, come solito in Francia, è vivissimo facendo parte della rete che permette di collegare tutta l'Europa centrale, mediterranea ed Atlantica ed è percorso da imbarcazioni da turismo, chiatte da trasporto e barchini da pesca.
Martedì si apre con un cielo plumbeo che non promette nulla di buono: lasciamo il campeggio e dopo pochi chilometri siamo in un fortunale. Abbandoniamo la valle della Saône e con essa il maltempo, dirigendoci verso le colline dove batté per secoli il cuore religioso d'Europa: siamo vicini a Cluny (F), i cui abati rivestivano un'importanza anche superiore a quella dello stesso Papa.
Nel percorso di avvicinamento ci imbattiamo nel graziosissimo castello di Ozenay, non visitabile, con il suo borgo; raggiungiamo quindi il castello di Cormatin, finalmente ristrutturato da una finanziaria che ha investito e adesso raccoglie i frutti; incontreremo altri di questi casi e non potremo fare a meno di rifletterci, su quanto la cultura possa produrre reddito.
Il castello è arredato con un gusto molto eclettico, dovuto al suo ultimo padrone, il direttore dell'Opera di Montecarlo Raoul Gunsbourg: d'altronde i mobili antichi qui (come spesso altrove) sono stati dispersi nel corso della Rivoluzione Francese.
E parlando dei danni causati dalla Rivoluzione, introduciamo la tappa successiva: Cluny. Per chi si sia mai interessato anche lontanamente alla Storia, lo scempio che si è perpetrato a Cluny è di dimensioni così abnormi che sembra impossibile sia potuto accadere. L'Abbazia di Cluny era la chiesa più grande della cristianità, finché venne superata nel XVI° secolo dalla riedificazione della Basilica di San Pietro: all'indomani della Rivoluzione, i nuovi politici "illuminati" vendettero la chiesa ad un privato che ne fece una cava di pietra. Ne restò solo una piccolissima parte, un braccio monco che sembra rimasto solo per indicare la stupidità di chi, idolatrando la propria ragione, perde ogni capacità di ragionamento.
Tutto questo è capitato a Cluny che, nonostante l'interessante museo (con proiezione 3D sull'abbazia), onestamente non mi sentirei di consigliare come tappa imperdibile.
Nonostante tutto la vocazione alla spiritualità di questa terra non è morta con l'Illuminismo: a pochi chilometri da Cluny infatti v'è la comunità ecumenica di Taizé, fondata nel corso del XX° secolo dal protestante Frère Roger, al secolo Roger Schutz: comunità vivissima che attira moltitudini di giovani da ogni parte d'Europa.
Era forte la curiosità di toccare con mano uno dei luoghi-simbolo degli ultimi anni e così finiamo in un bailamme di giovani che si scambiano esperienze e pensieri in tutte le lingue del mondo.
Non c'è nulla di tangibile da vedere a Taizé, la chiesa è in un commovente stile anni '70, i luoghi d'incontro sono pressoché baracche di legno: siamo rimasti poco, eravamo fuori posto con i nostri quasi 50 anni, ma vedere tutto questo entusiasmo nel voler riempire di senso la propria esistenza ci ha allargato (e al pensiero ancora ci allarga) il cuore.
Le condizioni meteo rimangono avverse, quindi il giorno successivo decidiamo di visitare Beaune (F): è una nostra strategia, quando il tempo è brutto preferiamo dedicarci alle città, che sono meglio gestibili, in campagna andremo poi quando splenderà il sole!
La città è una delle sedi storiche del Ducato di Borgogna e l'atmosfera non delude: ovviamente visitiamo l'Hôtel Dieu, il monumento principale di Beaune. La costruzione stupisce dal punto di vista architettonico, si può dire sia un'icona perfetta del "pittoresco" ma ad approfondire si scopre che la suddivisione degli ambienti risponde ad una logica molto razionale e moderna per l'epoca nella quale è stata costruita. L'uso delle audio guide, disponibili anche in italiano, aiuta tantissimo a capire il luogo ed alla fine si scopre che il tempo è volato!
In effetti ritorniamo in campeggio perché la conoscenza affatica (!) e siamo in tempo per goderci un lunghissimo tramonto con una luce indimenticabile: in fin dei conti siamo in ferie, è bello anche gustarsi in santa pace quello che spesso dobbiamo solo intravedere dal finestrino della macchina!
Decidiamo che giovedì sarà l'ultimo giorno in zona e allora andiamo alla scoperta dell'estremità meridionale del massiccio del Morvan: ci dirigiamo su Autun (F). Il paesaggio, fuori dalla valle della Saône, è molto bello, dolce e verdissimo: si arriva in vista della città che è abbarbicata su una collina e non stupisce che abbia una storia così lunga; Autun è infatti il nome moderno di Augustodunum, che significa fortezza di Augusto.
Del periodo romano rimane poco, l'arco d'entrata di una porta, il teatro e qualche frammento di muro. Nel medioevo, però, la città si arricchisce di una splendida cattedrale che è ancora incastonata in un contesto urbano molto piacevole: dal XVIII° secolo lo sviluppo urbano interessa infatti la parte pianeggiante e questo ha permesso di conservare il borgo antico. Della cattedrale è inutile parlarne, ogni guida turistica lo farà meglio di quanto possiamo fare noi, ma non si può tacere la meraviglia del portale romanico, si rimane ad ammirarlo a lungo a bocca aperta.
Siccome Autun nacque per mano romana e segnò la fine di Bibracte, capitale dei Galli Edui, decidiamo di andare a visitare le rovine della città sconfitta. Per raggiungere il sito si percorre una strada di montagna immersa nelle foreste, molto "Morvan"! All'arrivo troviamo un grande parcheggio ed un museo che, dopo un minimo di analisi, decidiamo di non visitare: purtroppo noi italiani siamo viziati dall'abbondanza di testimonianze storiche e ci galvanizziamo difficilmente di fronte a reperti archeologici che da noi probabilmente neppure troverebbero posto nelle teche.
Decidiamo invece di salire al sito snobbando il bus navetta e passando per il bosco: ottima scelta, perché sicuramente il bosco è la caratteristica più affascinante di Bibracte: giunti sul sito della capitale Gallica infatti non c'è praticamente … niente! Qualche scavo, il più interessante dei quali è costituito da una villa romana, posteriore alla rovina della città.
Com'è possibile? In realtà Bibracte fu abbandonata progressivamente e quindi qualcosa dovrebbe esserci, magari un muro di una casa, il basamento di un tempio … ma, come Asterix ci insegna, i Galli costruivano con tronchi di legno, materiale abbondantissimo nella zona, quindi dopo pochi anni tutto si è dissolto. Mistero svelato?
Ed eccoci al venerdì, giorno nel quale abbiamo deciso di spostare il campo base: la scelta non è casuale, evitiamo quando possibile di spostarci durante i week end, per non rovinarci il viaggio con le gite dei locali. Paghiamo il nostro conto (irrisorio, 11.50 euro a notte) e ci avviamo.
La meta decisa per il secondo campo base è Clamecy (F), ma ci dirigiamo verso Paray-le-Monial (F) per condire il viaggio di un po' di sano turismo; in Francia è facile usare la caravan anche per visitare luoghi durante il viaggio, in parte perché gli spazi lo consentono, in parte (soprattutto) perché la mentalità della gente è molto aperta nei confronti dei nostri mezzi.
La cittadina ha un piccolo centro storico, dominato dalla basilica cluniacense del Sacro Cuore, un capolavoro di romanico a tutt'oggi famosa meta di pellegrinaggi; infatti nei pressi della basilica è il Monastero della Visitazione, nella cui cappella nel XVII° secolo, Santa Margherita Maria Alacoque ebbe apparizioni di Gesù, in seguito alle quali nacque la devozione al Sacro Cuore di Gesù e la pratica dei Primi nove venerdì del mese.
Ripartiamo per una lunga tappa verso nord, attraversando il Morvan e arrivando infine al campeggio municipale di Clamecy; personalmente l'ho trovato il più gradevole del viaggio, compreso com'è tra il fiume Yonne e il Canal du Nivernais, a 1 km dal centro del paese e servito anche da comode piste ciclabili. In più è economico, il che non guasta!
Il giorno successivo iniziamo ad esplorare i dintorni e partiamo da quella che è davvero la perla della zona: Vézelay (F) con la sua basilica. Il borgo, rimasto intatto nel tempo, si aggrappa ad uno sperone roccioso sulla cui sommità si trova la basilica di Santa Maria Maddalena, un tempo tappa di uno dei principali cammini per Santiago di Compostela. La chiesa è bellissima e, mentre la visitiamo, un frate ci informa con molta cortesia che tra poco verrà celebrata la Messa e quindi dovremmo sospendere il nostro giro: a questo punto decidiamo di partecipare alla celebrazione insieme alla comunità di frati e suore, rimanendone estasiati per l'atmosfera che il luogo, la semplicità e la Fede della comunità trasmettono. Nei giorni successivi ritorneremo altre tre volte a Messa a Vézelay …
Lasciamo il borgo ancora in stato di grazia e ci dirigiamo al castello di Bazoches, che fu la residenza di Vauban, l'architetto e generale del Re Sole Luigi XIV. Girando la Francia abbiamo trovato spesso le sue opere ed è interessante approfondire la sua figura in quella che fu casa sua ma che lo vide poco, impegnato come fu a girare per cantieri e assedi: i contemporanei usavano dire che una città difesa da Vauban era imprendibile, una assediata da lui era spacciata.
Torniamo in campeggio e, approfittando della sua vicinanza con la cittadina, iniziamo la consuetudine di visitare Clamecy alla sera, dopo cena; il centro è medievale, nella parte bassa il canale si unisce al fiume grazie ad una chiusa, c'è un porto per le house boat: il tutto, visto di notte, ha un certo fascino. In più, nota personale, una delle strade principali è dedicata alla nostra cittadina grazie ad un ridicolo malinteso di quasi due secoli fa: una sorpresa inaspettata!
La domenica ritorniamo a Vézelay per la Messa, poi ci prendiamo una giornata di riposo in campeggio, godendoci il fiume in barca ed assistendo alla "zatterata" sull'acqua: una specie di carnevale acquatico condito da quella follia scanzonata di cui i transalpini sono maestri.
La seconda settimana inizia con una visita molto particolare: il cantiere medioevale di Guédelon. Arrivando nel grande parcheggio polveroso pieno di auto e bambini vocianti ci viene il dubbio di andare incontro ad uno di quei classici "pacchi" che spesso i mitteleuropei giocano a noi mediterranei: il rischio della patacca è altissimo! Qui infatti si sta costruendo un castello, e il relativo borgo, sfruttando le tecnologie e tecniche proprie della prima metà del XIII° secolo; il progetto, classificato come "laboratorio archeologico", data ad un paio di decenni fa e probabilmente sarà terminato a metà del prossimo decennio. Attualmente gran parte del castello è costruito, si stanno terminando le torri perimetrali e le finiture: onestamente a noi è piaciuto molto, è effettivamente una cosa interessante e fatta con intelligenza dove era facile scadere nel cattivo gusto. A nostro parere vale la pena vederlo.
Nel pomeriggio andiamo a Nevers (F), città grande bagnata dalla Loira e ai confini occidentali della Borgogna. Qui si conserva il corpo di Santa Bernardette Soubirous, la veggente di Lourdes, intatto dalla morte avvenuta nel 1925. Oltre a questo, il centro vale la pena di essere visto per quel che resta delle mura, per il centro storico con le bellissime chiese e il palazzo ducale che fu di un figlio cadetto dei Gonzaga, duchi di Mantova. A proposito di questo, un aneddoto interessante racconta che il duca portò dal nord Italia uno stuolo di artigiani che introdussero in Francia molte novità artistiche tra cui le ceramiche che infatti in francese si chiamano Faïence in ricordo della città romagnola di Faenza. Anche la Cattedrale è molto interessante, divisa com'è tra il corpo e il coro gotici e l'abside romanica all'inizio della navata.
Il giorno seguente ci voltiamo verso est e andiamo a Auxerre (F) città che, pur non grandissima, fa da riferimento per la Borgogna settentrionale. Anche qui il centro è pregevole, presentando tra l'altro due monumenti notevoli come la Cattedrale e la chiesa abbaziale. Purtroppo la seconda non è visitabile quel giorno (da segnarselo, martedì chiuso!) ma la prima è veramente notevole; per una cifra irrisoria si può accedere alla cripta, d'epoca carolingia: soldi spesi benissimo perché l'atmosfera è incredibile (miracoli di un piccolo pedaggio simbolico!). Non solo, nell'abside della cripta è presente un affresco carolingio molto particolare, rappresentante la seconda venuta di Cristo secondo l'Apocalisse, una raffigurazione che personalmente non avevo mai visto di un passo semisconosciuto del Nuovo Testamento: c'è sempre da imparare, anche a cinquant'anni.
Dopo Auxerre ci dirigiamo verso Pontigny (F), una abbazia cistercense con una chiesa di proporzioni incredibili: spoglia, in pietra chiara, trasmette serena serietà e conclude una bella giornata.
Ora ci sta una parentesi: mi rendo conto che questo diario è infarcito di chiese e cappelle. Chiaramente ognuno di noi mette il proprio vissuto ed i propri interessi nei viaggi che fa, però oggettivamente l'architettura religiosa quasi sempre è tratto distintivo delle città e paesaggi della vecchia Europa. Quindi portate pazienza, sarà così fino alla fine!
L'esatta metà del viaggio la "festeggiamo" con un giro ricco e a lungo raggio: raggiungiamo .......